Quante tipologie di contratti di affitto esistono e quando si usano

La normativa italiana mette a disposizione alcune tipologie di contratti di locazione da utilizzare a seconda delle esigenze.

La normativa italiana permette di utilizzare un immobile di proprietà di un soggetto diverso per un determinato periodo, a fronte del pagamento di un canone di locazione. I rapporti tra proprietario ed inquilino possono essere regolamentati attraverso diverse tipologie di contratti di affitto, le quali possono essere suddivisi in questo modo: a canone libero e a canone concordato. Quando dovessero intervenire delle esigenze specifiche, le parti possono utilizzare anche i contratti transitori e quelli specifici per gli studenti.

  1. Quanti tipi di contratti di affitti ci sono
  2. Contratto ordinario a canone libero
  3. Contratto a canone concordato (3+2)
  4. Contratto ad uso commerciale
  5. Contratto ad uso turistico
  6. Contratto ad uso transitorio
  7. Contratto di locazione per gli studenti universitari
  8. Comodato d’uso gratuito
  9. Cosa cambia tra contratto 3/2 e 4/4
  10. Cosa vuol dire tipologia di contratto L1?

Quanti tipi di contratti di affitti ci sono

Le tipologie di contratti di affitto a cui è possibile ricorrere in Italia sono sostanzialmente sette, che possiamo riepilogare come segue:

  • ordinario a canone libero (4+4);
  • a canone concordato (3+2);
  • ad uso commerciale;
  • turistico;
  • transitorio;
  • per studenti;
  • comodato d’uso.

Per ogni singola tipologia – ecco i modelli di contratto di locazione da cui prendere spunto – è possibile applicare la cedolare secca, una soluzione che permette al proprietario di risparmiare sulle tasse che dovrebbe versare.

Sottoscrizione del contratto di locazione

Contratto ordinario a canone libero

Regolamentati dalla Legge n. 431 del 1998 i contratti a canone libero sono la soluzione più utilizzata in Italia. Sono anche conosciuti con la formula contratti 4+4. La denominazione deriva da una caratteristica che contraddistingue questa tipologia di contratto di locazione: le parti sono libere di scegliere l’importo del canone che il conduttore deve pagare mensilmente.

Se è vero, da un lato, che le parti hanno diritto a decidere liberamente a quanto debba ammontare la pigione, la durata è vincolata: deve essere pari a quattro anni, con una tacita proroga per altri quattro, sempre che non arrivi una disdetta ufficiale. Perché il contratto di affitto si possa concludere alla scadenza dei primi quattro anni, però, la disdetta deve essere esercitata in tempo utile.

Contratto a canone concordato (3+2)

Affitto determinato da alcune tabelle concordate a livello locale ed una durata pari a tre anni, rinnovabile automaticamente per altri due: queste, sostanzialmente, sono le caratteristiche del contratto di locazione a canone concordato. Questa tipologia di accordo viene regolamentata dalla Legge n. 431/1998 e può essere applicato alle seguenti tipologie di contratto:

  • convenzionato;
  • transitorio;
  • a studenti universitari.

Voce a cui è necessario prestare particolare attenzione è quella relativa all’importo che viene pagato mensilmente, che si basa su degli accordi che vengono sottoscritti a livello territoriale dalle associazioni di categoria dei proprietari immobiliari e degli inquilini. Le parti non hanno, quindi, libertà di scegliere un canone a proprio piacimento.

Consegna delle chiavi dopo la sottoscrizione del contratto

Contratto ad uso commerciale

Il contratto ad uso commerciale è una tipologia riservata agli immobili non residenziali, tra i quali rientrano i negozi, gli uffici e i capannoni industriali. Questo tipo di accordo ha una durata minima che è pari a 6 anni per le attività commerciali o a 9 anni per le attività alberghiere.

Le parti hanno la possibilità di concordare liberamente il canone che deve essere versato, il quale può essere aggiornato periodicamente. Nel caso in cui non dovesse arrivare una disdetta anticipata, il contratto di locazione viene rinnovato automaticamente.

Contratto ad uso turistico

Tipologia contrattuale che è stata pensata appositamente per soddisfare le esigenze dei turisti e dei viaggiatori, che devono soggiornare in una località per un breve periodo. Volendo essere un po’ più precisi siamo davanti ad una forma di affitto transitoria, nella quale la durata e l’importo dell’affitto da versare sono decisi liberamente dalle parti.

Generalmente il contratto di locazione ad uso turistico ha una durata molto breve, che difficilmente supera i 30 giorni.

Contratto ad uso transitorio

Altra formula largamente utilizzata è quella del contratto di affitto ad uso transitorio, che ha una durata inferiore a quattro anni e può essere stipulato seguendo le indicazioni fornite da un Decreto Ministeriale del 16 gennaio 2017 e le cui regole sono state introdotte attraverso l’articolo 5 della Legge n. 431/1998.

Siamo davanti ad una tipologia di contratto di affitto attraverso la quale il locatore concede al conduttore l’uso dell’immobile per un periodo di tempo limitato e per un’esigenza transitoria. È una soluzione adatta per sopperire alle necessità lavorative di un dipendente, che si deve spostare per un periodo di sei, dodici o diciotto mesi.

È una formula che può essere adottata in alternativa alle normali tipologie contrattuali e si può sfruttare solo e soltanto quando ci siano delle particolari esigenze da parte del locatore o dell’inquilino da tutelare. Benché sia una formula transitoria è necessario che il contratto sia redatto in forma scritta e deve essere registrato presso l’Agenzia delle Entrate.

Contratto di locazione per gli studenti universitari

Anche questa tipologia può essere considerata una variante del contratto transitorio. Il contratto di locazione per gli studenti universitari è riservato ai soggetti che devono recarsi in una città diversa rispetto a quella di residenza per studiare: ha una durata minima di 6 mesi ed una massima pari a 36 mesi.

Per quanto riguarda il canone, generalmente, viene basato sugli alcuni accordi definiti a livello locale.

Comodato d’uso gratuito

A differenza delle precedenti tipologie di contratto d’affitto, il comodato gratuitonon prevede il pagamento di un canone. Il proprietario permette ad un’altra persona di utilizzare l’immobile a titolo gratuito.

Spesso e volentieri questa soluzione viene utilizzata tra famigliari o amici. È possibile stipulare un accordo con una durata prestabilita o a tempo indeterminato. Anche in questo caso è importante registrare il contratto di comodato d’uso all’Agenzia delle Entrate.

Contratto di locazione

Freepik

Cosa cambia tra contratto 3/2 e 4/4

Quali sono le maggiori differenze che intercorre tra un contratto 3/2 ed uno 4/4?

A parte la durata delle due tipologie di contratto di locazione – il primo ha una durata di tre anni rinnovabile per altri due, mentre il secondo è di quattro anni rinnovabile per lo stesso periodo – nel primo caso il canone di locazione si basa sulle tabelle che vengono approvate a livello territoriale dalle associazioni. Per il secondo, invece, il canone è lasciato alla libera contrattazione tra le parti.

Cosa vuol dire tipologia di contratto L1?

Volendo sintetizzare al massimo nella tipologia di contratto L1 vi rientrano gli immobili ad uso abitativo, indipendentemente che le parti abbiano scelto un canone libero o concordato. La sua durata risulti essere transitoria.

Fonte: Idealista.it

Condominio e vigilanza notturna: come funziona e quanto costa

La vigilanza notturna in condominio è sempre più richiesta, tuttavia deve essere soggetta ad approvazione: ecco in quali casi.

Il bisogno di sicurezza e protezione, ad esempio dai furti in appartamento, spinge sempre più condomini a dotarsi di specifiche tutele. Quello della vigilanza notturna in condominio è un servizio sempre più richiesto, in particolare nelle grandi città. Ma in che modo si può sottoscrivere un servizio di vigilanza in condominio, quali maggioranze in assemblea servono e, fatto non meno importante, quali sono i costi?

  1. Cos’è la vigilanza notturna in condominio
  2. L’approvazione della vigilanza notturna in condominio
  3. Vigilanza e regolamento condominiale
  4. La gestione dei costi del servizio di vigilanza notturna

Cos’è la vigilanza notturna in condominio

Innanzitutto, è utile specificare quali siano le peculiarità di un servizio di vigilanza in condominio. In linea generale, si tratta di una serie di routine di controllo che vengono eseguite da personale specializzato e istituti di vigilanza privata, per garantire sia la sicurezza dello stabile che di chi vi richiede. Di solito, la vigilanza notturna abbina sia la tutela sul posto – ad esempio, con addetti presenti nel perimetro condominiale – che sorveglianza remota tramite videocamere.

Gli strumenti di sicurezza variano ovviamente a seconda del piano sottoscritto, tuttavia possono includere:

  • il pattugliamento delle aree comuni, con addetti sul posto che effettuano controlli regolari sia lungo il perimetro del condominio che all’interno dello stabile;
  • il controllo degli accessi, affinché non vi siano ingressi da parte di persone non autorizzate;
  • la gestione delle emergenze, con interventi tempestivi sul posto in presenza di attività sospette o persone sconosciute;
  • il monitoraggio attivo con sistemi di videosorveglianza che, come già anticipato, possono essere controllati sia sul posto che da remoto.

L’approvazione della vigilanza notturna in condominio

Affinché il condominio possa dotarsi di personale o sistemi di sicurezza notturni, è indispensabile vagliare il parere dell’assemblea, tramite l’approvazione di una specifica delibera, secondo le modalità previste dall’articolo 1135 del Codice Civile.

Ronda del vigilante in condominio

La proposta di dotarsi di un sistema di controllo notturno può pervenire dall’amministratore o, ancora, da uno o più condomini, purché sia messo all’ordine del giorno dell’assemblea. Dopodiché, sarà necessario raggiungere una specifica maggioranza per la vigilanza in condominio, a seconda della natura della decisione. Più nel dettaglio:

  • la maggioranza semplice – pari alla maggioranza degli intervenuti in assemblea purché rappresentino almeno la metà dei millesimi del valore dell’edificio, secondo quanto stabilito dall’articolo 1136 del Codice Civile – è sufficiente per l’approvazione di un servizio di vigilanza ordinario, come un semplice contratto di pattugliamento regolare da parte di un istituto di vigilanza privato;
  • la maggioranza qualificata – pari alla maggioranza degli intervenuti, rappresentanti i due terzi dei millesimi del valore dello stabile, così come sempre da articolo 1136 del Codice Civile – quando la sottoscrizione del servizio di vigilanza comporta delle innovazioni, come l’installazione di un sistema di videosorveglianza permanente e collegato con la centrale operativa della società che fornisce il servizio.

È però necessario sottolineare che, sempre in base alle attribuzioni previste dall’articolo 1135 del Codice Civile, l’assemblea può deliberare unicamente su servizi – come appunto, quelli di vigilanza notturna – a protezione delle parti e dei beni comuni. Diverso, invece, è il caso della protezione delle persone.

La vigilanza armata e la protezione delle persone in condominio

Come accennato nel precedente paragrafo, l’assemblea può deliberare sulla tutela dei beni comuni, mentre la protezione delle persone esula solitamente dalle sue competenze. A stabilirlo sono alcune pronunce della giurisprudenza:

  • con la sentenza 4631/1993, la Cassazione ha stabilito che i servizi di vigilanza armata, mirati alla tutela dell’incolumità dei residenti, non rientrano tra le competenze dell’assemblea perché non sono legati ai beni comuni. È quindi possibile l’approvazione solo con voto unanime dei condomini, come contratto tra le parti;
  • lo stesso principio è stato ribadito dal Tribunale di Cosenza, con la sentenza 358/2023, nell’annullare una delibera sull’approvazione di un servizio di vigilanza armata, contestato da 17 condomini. Anche in questo caso, non essendo il servizio finalizzato alla tutela dei beni comuni ma alle persone, si rende necessaria l’unanimità.

Vigilanza e regolamento condominiale

Tuttavia, se il servizio di vigilanza armata ha una finalità mista – tutela sia i beni che le persone, ma con prevalenza sulla protezione delle parti comuni – la delibera può essere approvata con maggioranza semplice, come chiarito dalla sentenza della Cassazione 10235/2011. Il criterio è quindi sempre quello della finalità prevalente del servizio.

Ancora, è bene sapere che il regolamento condominiale – assembleare o contrattuale – o le delibere assembleari non possono vietare in modo assoluto la sottoscrizione di un contratto di vigilanza per la tutela dei beni comuni, poiché ciò sarebbe in contrasto con il diritti di sicurezza dei condomini. Tuttavia, il regolamento può vietare iniziative individuali di vigilanza, come l’installazione senza autorizzazione assembleare di videocamere su proprietà esclusiva che inquadrano le parti comuni, per tutelare la privacy. Eventualmente, possono essere stabilite specifiche limitazioni, come limitare la vigilanza a determinati orari o aree dello stabile.

Infine, è utile ricordare che la vigilanza armata viene fornita da Guardie Particolari Giurate, che richiedono specifiche autorizzazioni prefettizie, in base a quanto stabilito dal TULPS, cioè dal Regio Decreto 773/1931

La gestione dei costi del servizio di vigilanza notturna

Stabilite le modalità di approvazione, è utile soffermarsi sul costo della vigilanza in condominio, nonché sulla relativa ripartizione delle spese.

Quanto costa il servizio di vigilanza in condominio

La spesa per la vigilanza in condominio può variare significativamente in base a diversi fattori:

  • la tipologia del servizio offerto, ad esempio con pattugliamento fisso o ronde periodiche, nonché l’integrazione con sistemi di videosorveglianza remota;
  • la durata del servizio, ad esempio una vigilanza attiva 24 ore su 24 ha costi più elevate;
  • le dimensioni e la posizione del condominio, ad esempio se si trova in un quartiere dal tasso di criminalità più elevato rispetto alla media cittadina.

Fornire dei riferimenti di prezzo precisi non è perciò semplice, orientativamente:

  • la vigilanza non armata, per circa 8 ore notturne, può richiedere a un condominio di media dimensione dai 2.000 ai 4.000 euro complessivi al mese, anche a seconda del numero di addetti impiegati: più guardie sono presenti, maggiore è il costo.
  • la vigilanza armata ha ovviamente costi maggiori e può richiedere dai 2.500 ai 5.000 euro al mese per condomini di media grandezza, sempre per 8 ore notturne e a seconda del numero di guardie presenti;
  • sistemi di videosorveglianza presentano costi relativi all’installazione – di qualche migliaia di euro, a seconda della complessità del condominio – e abbonamenti mensili dal prezzo variabile per il controllo remoto, a seconda della tipologia di offerta sottoscritta. Sempre a livello orientativo, i piani base possono partire dai 30-50 euro mensili, raggiungendo qualche centinaio di euro per funzioni avanzate.
Videosorveglianza in condominio

Unsplash

Limitatamente all’installazione di sistemi di videosorveglianza, i condomini possono approfittare anche del Bonus Sicurezza, che prevede una detrazione IRPEF del 36% per un tetto massimo di spesa di 48.000 euro. L’incentivo è valido solo per l’installazione dei sistemi di sicurezza sopracitati, entro il 31 dicembre 2025, mentre non copre il contratti di vigilanza. 

Ancora, è bene ribadire che i costi presentati hanno uno scopo solamente illustrativo, poiché la variabilità dell’offerta – anche a livello territoriale – è molto elevata. Per questo, è utile informarsi preventivamente presso gli istituti di sicurezza privata della propria zona.

La ripartizione delle spese per il servizio di vigilanza

I costi della sorveglianza notturna in condominio devono essere suddivisi fra tutti i condomini in base ai millesimi di proprietà, così come previsto dall’articolo 1123 del Codice Civile. La spesa è generalmente sostenuta da tutti i condomini, a meno che il servizio di sicurezza non riguardi solo una specifica area dell’edificio, come ad esempio una sola scala: in questo caso, chi non ne usufruisce è esentato dal pagamento.

È inoltre utile sottolineare che il pagamento è dovuto anche da parte di quei condomini che non hanno partecipato all’assemblea o hanno espresso voto contrario. Le decisioni prese a maggioranza dall’assemblea sono infatti vincolati da tutti, come anche ribadito dalla Cassazione con la sentenza 13631/2001.

Affinché le spese possano essere considerate valide, l’amministratore dovrà provvedere alla loro contabilizzazione e alla presentazione della relativa documentazione, che attesti sia i costi sostenuti che la quota millesimale imputabile a ogni singolo condomino.

Fonte: Idealista.it

Come scegliere il condizionatore? La guida per non sbagliare

La potenza necessaria e la tipologia di condizionatore possono influenzare la sua efficienza in casa: ecco tutto quello che dovresti sapere.

Con il caldo estivo che inizia a farsi più pressante, diventa quasi necessario acquistare un condizionatore per la propria casa. D’altra parte, però, la vasta scelta di modelli presenti sul mercato potrebbe aumentare la confusione e le domande. Come scegliere il condizionatore ideale, quindi? Ecco le specifiche tecniche a cui fare attenzione e i modelli sui quali puntare.

  1. Cosa guardare prima di comprare un condizionatore?
  2. Come scegliere un condizionatore in base ai metri quadri
  3. Che tipo di condizionatore comprare? I principali modelli

Cosa guardare prima di comprare un condizionatore?

La scelta del condizionatore giusto dipende da diversi aspetti, tra cui la dimensione degli ambienti da climatizzare, la potenza richiesta, i consumi energetici, la rumorosità e le funzioni offerte.

  • Dimensione e caratteristiche dell’ambiente: inizia col capire quale zona il condizionatore dovrebbe raffreddare. Un apparecchio troppo potente rischia di consumare inutilmente energia, mentre uno non adeguato non assolverà correttamente il suo compito.
  • Potenza e capacità di raffreddamento: di conseguenzala potenza del condizionatore, espressa in BTU/h (British Thermal Unit per ora), deve essere proporzionata alla metratura dell’ambiente.
  • Efficienza energetica e classe energetica: i modelli più energicamente efficienti sono contrassegnati da una classe energetica elevata (A++ o superiore), che garantisce consumi ridotti e un impatto minore sulla bolletta elettrica. Anche se costano di più, potrai risparmiare sul lungo periodo.
  • Tipologia di condizionatore: sul mercato esistono diverse tipologie di climatizzatori: fissi a parete (mono o multi-split), portatili e canalizzati.
  • Funzioni aggiuntive e tecnologia: occhio anche alle funzioni più tecnologiche. I condizionatori ì offrono numerose funzioni come: modalità deumidificazione, timer programmabile, controllo tramite app, sensori di presenza e filtri avanzati per la purificazione dell’aria.
  • Rumorosità: il livello di rumorosità è un aspetto spesso sottovalutato ma molto importante, soprattutto se il condizionatore viene installato in camere da letto o zone studio.
  • Costo d’installazione: alcuni modelli potrebbero essere più complicati da montare, soprattutto se non si dispone di un balcone esterno.
come scegliere il condizionatore

Come scegliere un condizionatore in base ai metri quadri

La potenza di un condizionatore va quindi scelta in base al tipo di ambiente in cui verrà installato. Maggiore è la metratura della stanza, più elevata dovrà essere la potenza dell’apparecchio. Oltre alla superficie, considera anche l’altezza del soffitto, l’isolamento termico, l’esposizione solare e il numero di persone presenti abitualmente nell’ambiente. Per farsi un’idea:

  • Fino a 15 mq: scegli un condizionatore con potenza tra 5.000 e 7.000 BTU/h. Ideale per piccoli locali come studi, camerette o bagni.
  • Da 16 a 25 mq: orientati su un modello da 7.000 a 9.000 BTU/h, perfetto per camere da letto o soggiorni piccoli.
  • Da 26 a 35 mq: opta per una potenza compresa tra 10.000 e 12.000 BTU/h, adatta a soggiorni, cucine abitabili o open space di media grandezza.
  • Da 36 a 50 mq: scegli un apparecchio tra 13.000 e 18.000 BTU/h, pensato per ambienti ampi o locali commerciali di piccole dimensioni.
  • Oltre 50 mq: valuta soluzioni multi-split o condizionatori da almeno 18.000 BTU/h, ideali per grandi open space, uffici o ambienti con molte persone.
come scegliere il condizionatore

Che tipo di condizionatore comprare? I principali modelli

Una volta compresa la potenza necessaria, che tipo di condizionatore comprare? Anche la scelta dei modelli dipende dalle esigenze specifiche della tua casa. Il condizionatore inverter rappresenta oggi la soluzione più evoluta e diffusa per chi cerca efficienza energetica e comfort costante. Questa tecnologia regola automaticamente la velocità del compressore in base alla temperatura rilevata nell’ambiente, evitando continui avvii e spegnimenti tipici dei modelli tradizionali on/off.

Inoltre, un altro aspetto fondamentale quando si valuta come scegliere condizionatore riguarda la configurazione dell’impianto: monosplit o multisplit. Il sistema monosplit prevede un’unità interna collegata a una sola unità esterna, mentre il multisplit permette di collegare più unità interne (fino a 5 o 6) a una singola unità esterna.

Una soluzione più flessibile e senza lavori di installazione è sicuramente quella del condizionatore portatile. Questi apparecchi sono dotati di ruote e possono essere facilmente spostati da una stanza all’altra, richiedendo solo una finestra o una porta per far uscire il tubo di scarico dell’aria calda.

come scegliere il condizionatore

Fonte: Idealista.it

Bonus bagno 2025, chi può richiedere la ristrutturazione e come

Ecco come presentare domanda del bonus bagno 2025 per la ristrutturazione della casa e la sostituzione di sanitari, docce e lavabi

La riforma dei bonus edilizi operata dalla legge di Bilancio 2025 e, ancor prima, la riduzione degli ambiti di intervento del bonus barriere architettoniche incidono anche sui lavori di ristrutturazione del bagno. Tuttavia, non mancano le alternative alle soluzioni, non più in vigore, per eseguire i lavori e sfruttare gli incentivi. Nel 2025 si può usare il bonus ristrutturazione bagno come incentivo fiscale per detrarre, in 10 anni, fino al 50% delle spese sulla manutenzione straordinaria. 

Per ottimizzare gli incentivi occorre, tuttavia, fare in fretta. Infatti, la percentuale del 50% si applica ai lavori eseguiti entro il 31 dicembre prossimo. Ecco, dunque, tutto quello che c’è da sapere per utilizzare il bonus bagno 2025

  1. Come richiedere il bonus ristrutturazione bagno 2025
  2. Cosa comprende il bonus bagno 2025
  3. Quali requisiti per richiedere il bonus bagno 2025
  4. Chi può usufruire del bonus bagno 2025
  5. Come ottenere il bonus 50% bagno 

Come richiedere il bonus ristrutturazione bagno 2025

Dal 1° gennaio 2025 è cambiato il quadro dei lavori di rifacimento del bagno. Infatti, il bonus bagno 2025 sulla prima casa è assicurato come incentivo sulle ristrutturazioni (o bonus casa 2025). L’agevolazione consente di detrarre fiscalmente il 50% delle spese sostenute fino a un massimo di 96.000 euro. 

Il bonus bagno 2025 su una seconda casa prevede, invece, una percentuale di sconto più bassa, pari al 36%. Occorre considerare che queste percentuali rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2025. A partire dal 1° gennaio 2026, infatti, il bonus ristrutturazione bagno sulla prima casa scenderà al 36%, mentre l’agevolazione sulle altre abitazioni si ridurrà al 30%. 

piastrellista che lavora alla ristrutturazione del bagno

Cosa comprende il bonus bagno 2025

Per accedere all’agevolazione per rifare il bagno è necessario fare riferimento agli incentivi sulla ristrutturazione delle abitazioni. Si tratta di interventi di manutenzione straordinaria, che consentono tutta una serie di lavori per:

  • rifare interamente gli impianti idrici e sanitari;
  • sostituire le tubature e gli impianti;
  • installare nuovi impianti idraulici ed elettrici;
  • sostituire i sanitari, unitamente al rifacimento degli impianti;
  • realizzare bagni per disabili ed eliminare le barriere architettoniche;
  • sostituire la pavimentazione e i rivestimenti;
  • rinnovare interamente il bagno. 

Quali requisiti per richiedere il bonus bagno 2025

L’ambito oggettivo dei lavori ammessi al bonus per il rifacimento del bagno fa riferimento alle tipologie di interventi che si possono richiedere e agevolare. Da questo punto di vista, il rispetto dei requisiti necessari per richiedere l’incentivo nel 2025 comporta, nel concreto, il saper programmare ed eseguire interventi di manutenzione straordinaria

Diversamente, sono escluse dalla richiesta del bonus le spese per lavori di manutenzione ordinaria, ovvero quelle tipologie di intervento che non includono il rifacimento degli impianti. Di conseguenza, non si possono agevolare le spese per le semplici sostituzioni di sanitari e piastrelle senza procedere con interventi più invasivi e strutturali. 

Bonus bagno 2025 come misura per i disabili

Fino a poco più di un anno fa, la materia della ristrutturazione dei bagni di casa poneva il bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche come misura preferita rispetto:  

  • al superbonus, per via del minore quantitativo di adempimenti e documentazione richiesti; 
  • al bonus ristrutturazione, per la migliore percentuale del 75% di sconto. 

Rispetto all’odierno bonus bagno, l’incentivo sulle barriere architettoniche si poneva anche come agevolazione di sostegno alla disabilità. L’applicazione pratica del bonus, tuttavia, ha dimostrato che non sempre si sono messe al primo posto le esigenze dei disabili. 

Per questo motivo, la riforma operata dal decreto legge 212/2023 ha consentito di mettere ordine alle tipologie di interventi ammissibili, escludendo i lavori di rifacimento del bagno e di sostituzione dei sanitari. 

Nel 2025, il bonus bagno come ristrutturazione della casa e detrazione del 50% rappresenta, in definitiva, l’alternativa più semplice da utilizzare per gli interventi esclusi dagli altri bonus edilizi e dallo stesso superbonus. 

Per cosa richiedere il bonus ristrutturazione bagno

Inoltre, i soggetti ammessi al bonus ristrutturazione bagno 2025 possono considerare agevolabili tutti i prodotti necessari all’esecuzione degli interventi stessi e alle sostituzioni dei sanitari. 

Ad esempio, per il rifacimento della doccia si può detrarre fiscalmente il 50% delle spese necessarie all’acquisto di box doccia, porte e piatti doccia, pareti walk-in, colonne e sistemi doccia, rubinetterie, vasche da bagno e lavabi. 

Infine, trattandosi di interventi agevolati dal bonus casa, è possibile detrarre il 50% dell’arredo e degli elettrodomestici entro un tetto di spesa di 5.000 euro grazie al bonus mobili. Anche per questo incentivo è necessario fare in fretta essendo in scadenza al 31 dicembre 2025. 

Chi può usufruire del bonus bagno 2025

L’incentivo sui lavori di rifacimento del bagno rientrano nel novero degli interventi di ristrutturazione della casa agevolati dal relativo bonus. Di conseguenza, all’incentivo sul bagno possono accedere tutti i soggetti già elencati nell’ambito del bonus casa 2025. Nel dettaglio si tratta: 

  • dei proprietari e dei nudi proprietari;
  • dei titolari di diritti di godimento quali uso, usufrutto, abitazione e superficie;
  • dei locatari o comodatari;
  • dei soci di cooperative, divise e indivise;
  • degli imprenditori individuali per gli immobili non classificati come beni strumentali o merce;
  • dei soggetti definiti nell’articolo 5 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi che generano reddito in forma associata, tra i quali le società semplici, in nome collettivo, in accomandita semplice e soggetti equiparati, e imprese familiari;
  • dei familiari conviventi del proprietario che abbiano sostenuto le spese.

Come ottenere il bonus 50% bagno 

Per ottenere l’agevolazione è necessario inserire la detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi, utilizzando il Modello 730 o il Modello Redditi Persone Fisiche. La detrazione consentita è pari al 50% delle spese sostenute per il rifacimento del bagno, da distribuire in rate uguali nei 10 anni successivi al sostenimento delle spese. 

Tuttavia, per una corretta applicazione della misura fiscale, è necessario preparare la documentazione e conservarla nelle modalità indicate dalle norme. In particolare, il fruitore del bonus bagno 2025 deve custodire le fatture relative agli acquisti e agli interventi effettuati. 

Inoltre, le norme sui bonus edilizi richiedono pagamenti tracciabili, da effettuare mediante l’utilizzo del bonifico bancario o postale. I mezzi di pagamento devono contenere la causale specifica e l’indicazione del numero e della data di fatturazione. 

Bonus bagno 2025, come richiederlo tramite il Caf 

Sulla base di quanto descritto sopra, è bene presentare tutta la documentazione al commercialista o al Centro di Assistenza Fiscale (CAF) di riferimento, nel caso in cui non si volesse procedere da soli. Inoltre, il bonus bagno 2025 potrebbe richiedere specifici permessi comunali, come la CILA (Certificazione Asseverata di Inizio dei Lavori), la documentazione catastale dell’immobile e la certificazione di conformità degli impianti. 

In base agli adempimenti del bonus ristrutturazione bagno si può dire che è difficile ottenere l’incentivo senza la CILA. Infatti, le sostituzioni di tubature, impianti e massetto comportano l’esecuzione di lavori di manutenzione straordinaria, necessitando, pertanto, della certificazione asseverata. Diversamente, un lavoro di manutenzione ordinaria non richiede questo tipo di documentazione e può essere effettuato in edilizia libera

Si può applicare lo sconto in fattura sul bonus bagno 2025? 

I lavori di ristrutturazione hanno risentito dei provvedimenti dell’attuale governo in merito alla possibilità di utilizzare l’incentivo con le opzioni alternative alla detrazione fiscale, ovvero con lo sconto in fattura o la cessione dei crediti d’imposta

Peraltro, il già enunciato decreto legge 212 del 30 dicembre 2023 non solo aveva limitato l’ambito degli interventi del bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche – estromettendo dai lavori possibili proprio quelli di ristrutturazione del bagno – ma aveva anche ridotto a pochissimi casi le possibilità di accesso alle due opzioni di sconto.

Il successivo decreto legge n. 39 del 30 marzo 2024 ha definitivamente azzerato le possibilità di avvalersi di sconti in fattura e crediti d’imposta per tutte le agevolazioni edilizie, comprese quelle inserite nel bonus casa e in tutte le novità del 2025. Pertanto, i nuovi lavori agevolati dal bonus bagno, al pari di quelli rientranti nel bonus barriere architettoniche, nel superbonus e nell’ecobonus, restano fuori dalla possibilità di esercitare le due opzioni di credito. 

Alcuni chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate sul bonus bagno

Da ultimo si possono considerare le alternative in vigore nel 2025 al bonus bagno, anche sulla base di quanto chiarisce l’Agenzia delle Entrate. Non essendoci la possibilità di fruire del superbonus e del bonus barriere architettoniche, alcuni lavori che interessano il bagno potrebbero trovare copertura, infatti, in altri incentivi. 

Ad esempio, l’esclusione da tutti gli sconti e i bonus edilizi del 2025 delle caldaie a combustibili fossili, incontra un limite nelle caldaie alimentate da sistemi ibridi, dotate di pompa di calore. Una situazione di questo tipo introduce la possibilità di fruire dell’ecobonus anche per i lavori del bagno al fine di migliorare l’efficientamento energetico. Anche per questa tipologia di intervento, l’incentivo è del 50% sulle spese per i lavori sulla prima casa e del 36% sulla seconda casa

Alternative al bonus bagno 2025: il sismabonus

Infine, è possibile pensare di utilizzare il sismabonus per migliorare la sicurezza dell’edificio, includendovi anche dei lavori di ristrutturazione del bagno. La novità più importante del 2025 riguarda il non dover necessariamente dimostrare il miglioramento della classe di sicurezza sismica, come avveniva negli anni scorsi. 

Per gli interventi agevolati dal sismabonus si può beneficiare del 50% di detrazione fiscale sulle spese sostenute per l’abitazione principale (36% nel 2026 e 2027) e del 36% negli altri casi (30% nel 2026 e 2027). 

Bagno moderno casa con tecnologia, domotica e arte

Fonte: Idealista.it

Compravendite immobiliari in aumento nelle grandi città ma non solo

I dati di Abitare Co. su compravendite e prezzi nelle città metropolitane e nei capoluoghi intermedi

Dopo aver chiuso il quarto trimestre del 2024 con un aumento del 7,6% delle compravendite di abitazioni, il mercato immobiliare continua a crescere anche nel primo trimestre del 2025. Secondo l’analisi di Abitare Co., basata sui dati dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI) dell’Agenzia delle Entrate, tra gennaio e marzo 2025 il mercato residenziale italiano ha registrato un’accelerazione del 11,2% rispetto allo stesso periodo del 2024, con un totale di 172.048 compravendite. Ma non sono solo Milano e Roma a distinguersi, bensì anche le città intermedie.

  1. Crescono  le compravendite nelle città metropolitane
  2. Dove crescono le compravendite immobiliari in Italia
  3. Crescono le compravendite anche nelle città minori
  4. Le dieci città intermedie e le compravendite immobiliari

“Gli interventi del taglio dei tassi da parte della BCE ha prodotto un effetto positivo sulla domanda di mutui, – spiega il Ceo di Abitare Co. Giuseppe Crupi, – comportando un alleggerimento dell’importo delle rate e una conseguente maggiore convenienza dei finanziamenti a lungo termine. La quota di acquisti fatti con mutuo si avvicina sempre di più al cinquanta per cento degli scambi (45,8%). La conferma è che alla fine del primo trimestre di quest’anno la domanda di finanziamento per acquistare una casa da parte delle famiglie è ancora cresciuta di oltre venti percentuali rispetto al primo quarter del 2024. Tuttavia, non si può fare a meno di constatare le note difficoltà relative alla qualità del prodotto usato, sempre molto bassa, e alla mancanza strutturale di un’offerta di nuove abitazioni, in particolare nelle grandi città”.

grandi città

Crescono  le compravendite nelle città metropolitane

La crescita riguarda quasi tutte le principali città metropolitane, ad eccezione di Firenze che ha registrato un calo del 6,2% con 1.067 transazioni. Le altre città mostrano invece aumenti: Roma +10,7% (8.528 transazioni), Milano +7,1% (5.505), Torino +12,2% (3.583), Genova +13,5% (2.155), Bologna +9,3% (1.357), Napoli +6,1% (1.982) e Palermo+8,98% (1.640).

Dove crescono le compravendite immobiliari in Italia

A livello territoriale, la crescita più marcata si rileva nelle regioni del Centro (+12,7%) e del Nord Est (+14,7%). Anche il Nord Ovest cresce significativamente (+12,3%), mentre Sud e Isole mostrano aumenti più contenuti, rispettivamente +6,3% e +6,8%. Infine, i comuni capoluogo registrano una crescita leggermente superiore (+11,6%) rispetto a quelli non capoluogo (+11,0%).

Crescono le compravendite anche nelle città minori

Quando si parla di mercato immobiliare residenziale, non sono solo le grandi città come Milano e Roma a fare da protagoniste. Negli ultimi dieci anni, infatti, anche i capoluoghi di provincia di medie dimensioni hanno mostrato una crescita rilevante. Secondo il Centro Studi di Abitare Co. tra il 2014 e il 2024 in dieci città intermedie italiane le compravendite sono aumentate del 59,7%, mentre i prezzi medi delle case nuove o completamente ristrutturate sono saliti del 22,9%, arrivando in media a 3.460 euro al metro quadrato.

Questi dati evidenziano un dinamismo crescente in queste zone. Ma cosa sta alimentando questa crescita? Tra i principali fattori ci sono l’aumento della domanda di prima casa da parte dei residenti, un maggiore interesse per le seconde case e per gli investimenti da mettere a reddito, in particolare nelle località turistiche come Salerno e Verona, e l’affermazione dello smart working, che ha spinto molte persone a trasferirsi in città più piccole, meno congestionate e più accessibili economicamente.

Le dieci città intermedie e le compravendite immobiliari

Analizzando le dieci città in dettaglio, tra il 2014 e il 2024 le compravendite sono aumentate in tutte, ma con intensità diverse: L’Aquila ha registrato il maggiore incremento (+94%), seguita da Novara (+81%), Bergamo (+80%), Padova (+73%), Perugia (+67%), Parma (+51%), Cagliari (+46%), Modena (+44%), Verona (+42%) e Salerno (+19%).

città intermedie

Per quanto riguarda i prezzi medi delle abitazioni, Verona ha segnato il rialzo più consistente (+41,2%, pari a 4.500€/mq), seguita da Parma (+31% e 3.850€/mq), Padova (+30% e 3.500€/mq), Modena (+25,2% e 3.450€/mq), Bergamo (+23,2% e 4.150€/mq), L’Aquila (+19,2% e 1.800€/mq), Cagliari (+18,2% e 3.950€/mq), Novara (+17,5% e 3.150€/mq), Salerno (+12,6% e 4.300€/mq) e Perugia (+10,8% e 1.925€/mq).

Fonte: Idealista.it

I motivi per i quali l’agenzia immobiliare può accettare più proposte

Inviare una proposta per acquistare una casa non blocca l’attività dell’agenzia immobiliare, che ne può accettare altre.

Alcuni immobili possono attirare l’attenzione di più potenziali acquirenti, soprattutto quando sono ubicati in zone particolarmente appetibili. Ma cosa succede se ci sono più soggetti interessati allo stesso appartamento? L’agenzia immobiliare può accettare più proposte: la normativa italiana non vieta questa prassi, purché venga gestita in modo trasparente e tutti i soggetti coinvolti vengano informati. Deve essere rispettato, soprattutto, il principio della buona fede. E, per evitare possibili contenziosi, è opportuno che l’agenzia immobiliare si muova con la massima chiarezza nei confronti di tutti i soggetti coinvolti.

  1. Quante proposte d’acquisto si possono fare
  2. Precedenza al primo proponente, è tempo di sfatare un mito
  3. Obblighi deontologici dell’agente immobiliare
  4. Quali sono i compiti dell’intermediario
  5. Quando le proposte diventano vincolanti
  6. Il vincolo contrattuale, quando è necessario rispettarlo

Quante proposte d’acquisto si possono fare

In alcune aree gli immobili possono attirare l’attenzione di più acquirenti. Una volta fatta la valutazione del proprio immobile e affidata la vendita ad un’agenzia, può capitare che arrivino due proposte di acquisto contemporaneamente: a differenza di quanto si possa immaginare, però, non vale la prassi di privilegiare chi è arrivato per primo. Nel caso di una trattativa immobiliare non viene data la precedenza a chi ha presentato la proposta per primo: non si acquisisce il diritto a trattare in esclusiva, nemmeno quando viene messa sul tavolo una vera e propria proposta economica.

Quanto vale la tua casa? 

Se stai pensando di vendere la tua casa o sei interessato all’acquisto di una nuova abitazione, ti offriamo una stima del valore dell’immobile basata su altre proprietà simili presenti nella stessa zona.

Un dubbio, però, che accomuna molti promissari acquirenti è la seguente: una volta firmata la proposta, cesseranno le visite all’immobile? La proposta di acquisto non prevede alcun tipo di esclusività: le norme attualmente in vigore non obbligano a stoppare le trattative unilaterali nel momento in cui un promissario acquirente abbia inviato la propria proposta per primo.

Agente immobiliare al lavoro

Precedenza al primo proponente, è tempo di sfatare un mito

Il soggetto che invia per primo una proposta di acquisto non acquisisce, in automatico, il diritto ad essere privilegiato rispetto ad altri soggetti. Purtroppo questa convinzione viene indotta da comportamenti poco trasparenti, ma che non hanno alcun tipo di fondamento normativo.

Benché il nostro ordinamento abbia mille limiti, l’ex articolo 832 del Codice Civile prevede che il proprietario di un immobile ha il diritto di disporre del proprio bene in modo pieno ed esclusivo: questo significa che può fare quello che vuole. Il suo diritto non può essere limitato dall’agente immobiliare o dai potenziali acquirenti.

Agente immobiliare con dei clienti

Obblighi deontologici dell’agente immobiliare

L’obbligo di raccogliere ulteriori proposte per la vendita dell’immobile condiziona anche l’attività dell’agente immobiliare. Da un punto di vista prettamente deontologico non esiste alcun tipo di norma che vieti di raccogliere ulteriori proposte dopo che è arrivata la prima.

Anzi, il comportamento del professionista deve essere incentrato sulla trasparenza in modo da evitare di condizionare il venditore: non devono essere nascoste delle ulteriori opportunità di mercato. Il venditore, quindi, deve essere informato di tutte le proposte disponibili, in modo da poter fare una scelta libera.

Quali sono i compiti dell’intermediario

Per comprendere il motivo per il quale l’agente immobiliare può prendere più proposte, è necessario sottolineare che questo professionista agisce in qualità di intermediario tra i potenziali acquirenti ed il venditore. Volendo sintetizzare al massimo, è possibile affermare che il suo compito è quello di mettere in contatto le parti e fare in modo che le trattative procedano senza ostacoli. Non può prendere alcun tipo di decisione sulle proposte: il suo compito è quello di riceverle, registrarle e inoltrarle al venditore. Eventualmente può farsi parte attiva nel consigliare il venditore.

L’agente immobiliare deve adottare un comportamento corretto e improntato sulla buona fede: a prevederlo è l’articolo 1759 del Codice Civile: per assolvere a questo obbligo deve informare le parti di eventuali circostanze rilevanti che potrebbero costituire un ostacolo o facilitare la conclusione dell’affare. Questo è il motivo per il quale deve essere parte attiva nel comunicare tempestivamente la presenza di altre offerte. Nel caso in cui non lo dovesse fare, l’agenzia immobiliare potrebbe essere ritenuta responsabile degli eventuali danni cagionati ad una delle parti.

Proposta che diventa un vincolo

Quando le proposte diventano vincolanti

Fino a quando non vengono accettate in modo formale dal venditore, le proposte d’acquisto di un immobile – almeno nella maggior parte dei casi – non costituiscono un contratto vincolante. Siamo davanti, ai fini prettamente pratici, a degli atti unilaterali, attraverso i quali alcuni soggetti esprimono il proprio interesse all’acquisto di un determinato immobile. Ma non obbligano la controparte a controfirmare la proposta.

Questo è il motivo per il quale l’agenzia immobiliare ha il diritto di raccogliere più proposte e presentarle al venditore. Quest’ultimo ha la libertà di scegliere quella che ritiene più vantaggiosa dal punto di vista economico o che ritiene più interessante personalmente. All’interno di questo contesto leggermente più ampio, gli agenti immobiliari possono aprire una sorta di gara tra i vari potenziali acquirenti, in modo da ottenere la proposta più vantaggiosa, soprattutto nelle città dove la domanda è più alta, come succede a Milano o a Roma.

Il vincolo contrattuale, quando è necessario rispettarlo

Nel momento in cui il venditore accetta formalmente la proposta dell’acquirente si concretizza il vincolo giuridico. L’accordo, a questo punto, è legale a tutti gli effetti, diventando un preliminare di compravendita. Le parti, con questo atto, si obbligano a stipulare il rogito notarile.

Se, a questo punto, il venditore dovesse accettare una seconda proposta, il promissario acquirente lo può chiamare in giudizio per inadempimento contrattuale. Le migliori agenzie immobiliari chiariscono fin da subito che il venditore si riserva la possibilità di valutare delle altre offerte fino ad una certa data, in modo da muoversi in modo trasparente nei confronti di tutti i soggetti coinvolti.

Fonte: Idealista.it

La Bce taglia di nuovo i tassi: ora conviene il mutuo variabile

Le simulazioni di idealista/mutui mostrano un risparmio sui mutui variabili di circa 2900 euro annui. Più costosi invece i mutui fissi.

Ottavo taglio dei tassi per la Bce, che il 5 giugno 2025 ha ulteriormente ridotto i tassi di interesse. Il costo del denaro scende di altri 25 punti base, con il tasso sui depositi che cala al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%, con effetto dall’11 giugno 2025. Vediamo, con le simulazioni e i commenti di idealista/mutui, quali saranno le conseguenze sulle rate dei mutui casa in Italia.

  1. La Bce taglia di nuovo i tassi, ecco perché
  2. Tassi Bce e conseguenze sui mutui casa, il commento di idealista/mutui
  3. Quanto costa oggi un mutuo da 200 mila euro: la simulazione di idealista/mutui
  4. Come saranno i mutui casa nei prossimi mesi
  5. Tassi Bce, a quando i nuovi possibili tagli

La Bce taglia di nuovo i tassi, ecco perché

La Bce ha ridotto di ulteriori 25 punti base il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale. Come sempre, le valutazioni dipendono dai dati su inflazione e crescita, con l’obbiettivo invariato del raggiungimento dell’inflazione al 2 per cento; ma questa volta si esprime preoccupazione anche per le tensioni commerciali in atto a causa dei dazi Usa.

Inflazione

“L’inflazione si attesta attualmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo, – si legge nella nota della Bce. –  Nello scenario di base delle nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema, l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,0% nel 2025, all’1,6% nel 2026 e al 2,0% nel 2027. Le revisioni al ribasso rispetto alle proiezioni di marzo, di 0,3 punti percentuali per il 2025 e il 2026, riflettono principalmente le ipotesi di prezzi dell’energia inferiori e di un rafforzamento dell’euro. Gli esperti si attendono che l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porti in media al 2,4% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e nel 2027, sostanzialmente invariata da marzo”.

Crescita Pil

Per quanto riguarda la crescita del PIL in termini reali, “secondo gli esperti si collocherebbe in media allo 0,9% nel 2025, all’1,1% nel 2026 e all’1,3% nel 2027. La proiezione di crescita invariata per il 2025 riflette un andamento nel primo trimestre più vigoroso rispetto alle attese associato a prospettive più deboli per il resto dell’anno. Benché ci si attenda che l’incertezza relativa alle politiche commerciali gravi sugli investimenti delle imprese e sulle esportazioni, soprattutto nel breve termine, l’incremento degli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture sosterrà sempre più la crescita nel medio periodo. L’aumento dei redditi reali e un mercato del lavoro robusto consentiranno alle famiglie di spendere di più. Insieme a condizioni di finanziamento più favorevoli, ciò dovrebbe aumentare la capacità di tenuta dell’economia agli shock mondiali”.

Dazi Usa

“In un contesto di elevata incertezza, i nostri esperti hanno anche valutato alcuni meccanismi attraverso i quali politiche commerciali differenti potrebbero influire su crescita e inflazione in alcuni scenari alternativi formulati a scopo illustrativo. Tali scenari saranno pubblicati unitamente alle proiezioni degli esperti sul sito Internet della BCE. In questa analisi di scenario, un ulteriore acuirsi delle tensioni commerciali nei prossimi mesi determinerebbe livelli di crescita e di inflazione inferiori a quelli dello scenario di base delle proiezioni. Al contrario, se le tensioni commerciali dovessero risolversi con esito favorevole, la crescita e, in misura minore, l’inflazione sarebbero superiori rispetto allo scenario di base”.

Andamento di Irs ed Euribor

in percentualeGen, 2024Mar, 2024Apr, 2024Giu, 2024Lug, 2024Sep, 2024Oct, 2024Dic, 2024Gen, 2025Apr, 2025Giu, 20252,02,22,42,62,83,03,23,43,63,8

Euribor 1 mese

IRS 30 anni

Tassi Bce e conseguenze sui mutui casa, il commento di idealista/mutui

“I recenti dati sull’inflazione, uniti alla debolezza dell’economia europea, hanno dato margine alla Banca Centrale Europea per avviare un nuovo taglio dei tassi d’interesse a breve termine, – osserva Fabio Femiani, responsabile di idealista/mutui Italia. –  Questa riduzione potrebbe contribuire a dare un profilo più razionale alla curva dei tassi, con il famoso “incrocio delle linee”, ossia con tassi a breve che stanno in territorio più basso rispetto a quelli a lungo termine. 

Come avvenuto in passato, ci aspettiamo benefici significativi per i consumatori che possiedono un finanziamento a tasso variabile indicizzato all’Euribor 1 o 3 mesi. Per chi invece sta pensando di accendere un nuovo mutuo, l’effetto sarà quello di rimettere in dubbio la scelta tra fisso – fino ad oggi padrone assoluto del mercato delle nuove erogazioni – e variabile

che dopo essere stato tanto trascurato, potrebbe tornare di appeal. In ultimo, questa mossa potrebbe ridurre i margini di guadagno delle banche derivanti dalla giacenza non remunerata dei conti correnti, e ciò potrebbe tradursi in un mantenimento degli attuali livelli di tasso o addirittura in un lieve aumento del costo dei nuovi mutui”.

Mutuo trentennale da 200 mila euro 

Spread 0.50% per i tassi fissi e 0.75% per i tassi variabili

Tasso Variabile (rata in euro)Tasso Fisso (rata in euro)
Gen, 20241.026843
Mar, 20241.025837
Apr, 20241.020843
Giu, 20241.001841
Lug, 2024995839
Sep, 2024985819
Oct, 2024925792
Dic, 2024 912788
Gen, 2025887820
Apr, 2025843841
Giu, 2025811856

Quanto costa oggi un mutuo da 200 mila euro: la simulazione di idealista/mutui

Ma quanto costa oggi la rata di un mutuo da 200 mila euro? Secondo le simulazioni di idealista/mutui, se consideriamo un finanziamento trentennale a tasso variabile con spread allo 0,75 per cento si scende dai 1026 euro di gennaio 2024 agli 811 euro di oggi, con un tasso all’1,95 per cento dal 2,25 di aprile, per un risparmio rispetto a un anno e mezzo fa di 215 euro mensili, per un totale di 2580 annuali. 

Immaginando che il taglio dei tassi Bce sia completamente assorbito dal tasso Euribor a un mese, secondo Femiani, il tasso di riferimento scenderebbe all’1,70% con una rata da 785 euro mensili e un risparmio di 241 euro mensili e 2892 euro annuali. 

Invece per i costi dei mutui trentennali a tasso fisso con spread dello 0,50%, la rata si rivela più costosa 856 euro al mese in media, rispetto agli 843 di gennaio 2024 e agli 841 di aprile 2025.

Come saranno i mutui casa nei prossimi mesi

Quale influenza avranno i movimenti dei tassi sui mutui casa? 

“Come dico ogni volta: il mercato arriva sempre prima! Analizzando la dinamica dell’Euribor, possiamo affermare che il mercato aveva anticipato e assorbito la decisione odierna della BCE. E già ieri il valore dell’indice dell’Euribor a 1 mese si era abbassato per la prima volta sotto il 2%”, segnala Femiani.

Meglio scegliere il mutuo fisso o il variabile?

 “E’ la prima volta dal 2022 che un mutuo a tasso variabile standard (pertanto, al netto di eventuali offerte commerciali specifiche delle banche) diventa più economico del “gemello” a tasso fisso. Nella simulazione di idealista/mutui, con degli spread medi di mercato, si risparmierebbero addirittura 45€ scegliendo il variabile! Rimarrei cauto invece su una eventuale sensibile ribasso dell’IRS, che al contrario nell’ultimo mese si è apprezzato mediamente di 5-10 bp. Questo è abbastanza normale, esprimendo l’IRS una “previsione” dell’andamento di lungo periodo, ma nel breve si traduce una rata flatse non addirittura in aumento rispetto ai mesi precedenti. Oggi la stessa rata risulta più cara di 15€ rispetto alla precedente rilevazione di aprile scorso”. 

Mutuo trentennale da 200 mila euro 

Spread 0,50% per i mutui a tasso fisso e 0,75% per i mutui a tasso variabileGen, 2024Mar, 2024Apr, 2024Giu, 2024Lug, 2024Sep, 2024Oct, 2024Dic, 2024Gen, 2025Apr, 2025Giu, 20258008208408608809009209409609801.0001.020

Tasso Variabile (rata in euro)

Tasso Fisso (rata in euro)

Tassi Bce, a quando i nuovi possibili tagli

Ecco il calendario delle prossime riunioni Bce durante le quali l’istituto di Francoforte potrebbe decidere nuove variazioni nei tassi di interesse:

  • 24 luglio 2025
  • 11 settembre 2025
  • 30 ottobre 2025
  • 18 dicembre 2025

Fonte: Idealista.it

Prezzi delle case, lieve aumento a maggio: 0,5%. Scopri i valori per città

Nel mese di maggio, i prezzi delle abitazioni usate in Italia hanno registrato un lieve aumento dello 0,5%, portando il valore medio al metro quadrato a 1.824 euro. È quanto emerge dall’ultimo indice dei prezzi di idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico immobiliare in Italia.

Tuttavia, se si considera l’andamento su base annua, si rileva una diminuzione dei valori immobiliari pari allo 0,8%, confermando una tendenza al rallentamento rispetto agli incrementi degli anni precedenti.


Regioni
Nel mese di maggio, sono solo due le regioni che evidenziano un calo delle loro quotazioni immobiliari: la Valle d’Aosta, che ha registrato una diminuzione dello 0,4%, e l’Umbria, con una contrazione dello 0,2%. Stabilità dei prezzi per la Sicilia; mentre tutte le restanti 16 regioni italiane hanno mostrato un aumento dei valori immobiliari. 

Media dei prezzi delle case a maggio 2025 per regione

RegionePrezzo medio (euro/mq)
Trentino-Alto Adige3.147
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste2.565
Liguria2.480
Toscana2.378
Lombardia2.233
Lazio2.124
Emilia-Romagna1.839
Veneto1.769
Campania1.656
Sardegna1.656
Marche1.489
Friuli-Venezia Giulia1.466
Piemonte1.268
Puglia1.238
Abruzzo1.190
Basilicata1.134
Umbria1.042
Sicilia1.018
Molise923
Calabria912

In testa a questa classifica troviamo il Friuli-Venezia Giulia, con un incremento dell’1,4%, seguito dalla Lombardia e dalla Sardegna, che segnano un aumento dello 0,9%. Altri aumenti significativi sono stati registrati in Molise (0,8%), Toscana e Marche (0,7%), e Campania e Abruzzo (0,6%).

Veneto, Liguria ed Emilia-Romagna (tutte le regioni con una variazione dello 0,5%) si collocano in linea con il dato nazionale. Variazioni inferiori alla media nazionale del periodo per tutte le altre regioni con percentuali comprese tra 0,4% rilevato nel Lazio e lo 0,1% della Puglia.

Il valore medio dei prezzi in Trentino-Alto Adige è il più elevato, con 3.147 euro al metro quadrato, seguito dalla Valle d’Aosta (2.565 euro/m²), dalla Liguria (2.480 euro/m²) e dalla Toscana (2.378 euro/m²). Valori superiori alla media italiana si registrano anche in Lombardia (2.233 euro/m²), Lazio (2.124 euro/m²) ed Emilia-Romagna (1.839 euro/m²). Le rimanenti 13 regioni hanno valori sotto la media del periodo, con il prezzo più alto in Veneto (1.769 euro/m²) e il più basso in Calabria (912 euro/m²).

Province
A livello provinciale, il 61% delle aree monitorate ha registrato aumenti, con i maggiori rilevati ad Ascoli Piceno (3,1%), Pordenone (2%), Lecco (1,9%) e Firenze (1,8%). Rialzi si sono registrati anche nella provincia di Milano (0,9%) e nell’hinterland romano (0,6%). Tuttavia, 32 province hanno evidenziato un calo dei prezzi, con i ribassi più marcati a Isernia (-2,3%), Trapani (-1,4%) e Piacenza (-1%).

Media dei prezzi delle case a maggio 2025 per provincia

 Pagina 1 di 6  

ProvinciaPrezzo medio (euro/mq)
Bolzano-Bozen4.531
Milano3.579
Lucca3.207
Savona3.109
Firenze3.066
Imperia2.703
Rimini2.651
Venezia2.603
Aosta2.565
Roma2.497
Livorno2.460
Sassari2.441
Grosseto2.409
Bologna2.368
Trieste2.287
Trento2.242
La Spezia2.221
Napoli2.210
Como2.209
Verona2.173

Sul versante dei prezzi, Bolzano, con i suoi 4.531 euro al metro quadro, è la provincia italiana più cara. La seguono Milano (3.579 euro/m²), Lucca (3.207 euro/m²), Savona (3.109 euro/m²) e Firenze (3.066 euro/m²), tutte con valori superiori ai 3.000 euro al metro quadrato. Al di sopra della media nazionale si trovano altre 26 province, con prezzi che vanno dai 2.703 di Imperia ai 1.832 di Pisa. Le province con i valori più bassi includono Biella (620 euro/m²), Caltanissetta (649 euro/m2) e Isernia (698 euro/m2).

Capoluoghi
Anche sul versante dei capoluoghi, i prezzi sono in aumento nel 64% delle città monitorate, con i maggiori aumenti a Como (4,4%), Macerata (2,9%), Crotone (2,9%) e Aosta (2,5%). 

Tra i principali mercati cittadini, i prezzi sono in crescita a Torino (1,9%), Firenze (1,6%), Genova (1%), Roma (0,9%), Bologna (0,8%), Milano e Bari (entrambe 0,7%), Palermo (0,5%), Napoli e Venezia (0,1%).

Media dei prezzi delle case a maggio 2025 per capoluogo

 Pagina 1 di 6  

CapoluogoPrezzo medio (euro/mq)
Milano5.108
Venezia4.655
Bolzano-Bozen4.591
Firenze4.479
Bologna3.494
Roma3.191
Trento3.088
Siena2.855
Napoli2.714
Como2.698
Rimini2.645
Pisa2.637
Monza2.628
Salerno2.584
Bergamo2.557
Massa2.554
Verona2.508
Cagliari2.383
Parma2.331
Verbania2.319

Valori stabili a Lodi e Trani, mentre 37 capoluoghi hanno registrato una diminuzione, con i cali più marcati che si concentrano a Ragusa (-2%), Vibo Valentia (-1,6%) e Caltanissetta (-1,2%).

Milano rimane la città più cara per l’acquisto di un’abitazione con un prezzo medio di 5.108 al metro quadrato, raggiungendo il record storico dal 2012. La seguono Venezia (4.655 euro/m2), Bolzano (4.591 euro/m2), e Firenze (4.479 euro/m2). 

Tra le dieci città più care, figurano anche Roma (3.191 euro/m2) e Napoli (2.714 euro/m2). Al contrario, i capoluoghi con i prezzi delle abitazioni più convenienti sono Caltanissetta (684 euro/m2), Ragusa (707 euro/m2) e Biella (774 euro/m2).

Nota metodologica

A partire dal rapporto relativo al secondo trimestre del 2022, abbiamo aggiornato la metodologia di calcolo per la determinazione del prezzo delle abitazioni rimuovendo gli annunci di aste dal campione storico di idealista (da gennaio 2012 ad oggi). 

Tale approccio permette di minimizzare le distorsioni statistiche derivanti dai prezzi di questi annunci, che non rispecchiano l’effettiva richiesta del proprietario, ma il prezzo di base d’asta (prezzo inferiore al suo valore), e garantisce la massima accuratezza del nostro report. Dal 2021 abbiamo osservato una presenza crescente di annunci di aste sul portale, soprattutto nelle aree urbane, da qui la scelta di intervenire per rimuovere gli annunci prima di procedere al calcolo per minimizzare le distorsioni del campione e far sì che le serie di prezzi generate siano più stabili e rappresentino al meglio i prezzi di offerta. 

Nel 2019 idealista aveva introdotto una nuova metodologia di calcolo tesa a rendere la nostra analisi dell’evoluzione dei prezzi, specialmente in aree di piccole dimensioni, ancora più robusta che in passato. Per evitare salti nella nostra serie, i dati dal 2007 erano stati ricalcolati con la nuova metodologia. Su raccomandazione del team statistico di idealista/data, divisione specializzata nella gestione di grandi volumi di informazioni e nel data modeling, avevamo aggiornato la formula per indicare il prezzo medio con maggiore certezza: oltre a eliminare gli annunci atipici e con i prezzi fuori mercato, si calcola il valore mediano invece del valore medio. 

Con questo cambiamento, oltre ad affinare ulteriormente il nostro indice rendendolo più rispondente alla realtà del mercato, omologhiamo la nostra metodologia a quelle applicate in altri Paesi per ottenere dati immobiliari. Tra le tipologie immobiliari che compongono il campione da analizzare, vengono incluse le case unifamiliari (viletta o chalet), mentre sono esclusi gli immobili, di qualsiasi tipo, che sono rimaste nel nostro database senza ottenere interazioni utente per molto tempo. Inoltre, a partire da questo mese sono state scartate anche le aste. Il rapporto è sempre basato sui prezzi di offerta pubblicati dagli inserzionisti di idealista.

Fonte: Idealista.it

Affitti su dell’1,1% a maggio, +5,9% in un anno. Scopri i canoni della tua città

Nuovo primato per i prezzi degli affitti in Italia che salgono a quota 14,7 euro/m²

A maggio, i canoni di locazione in Italia hanno registrato un aumento dell’1,1%, portando il prezzo medio a 14,7 euro al metro quadrato, nuovo massimo storico registrato dal portale immobiliare idealista dal 2012, anno in cui sono iniziate le rilevazioni. L’incremento su base annua è pari al 5,9%, segnando una continua crescita nel mercato degli affitti.

Capoluoghi

Nel mese di maggio si è registrata una crescita dei canoni di locazione nel 51% dei capoluoghi italiani monitorati. Ravenna (5,3%), Pesaro (5%) e Imperia (4,6%) guidano la classifica degli aumenti, seguite da altri 27 centri che mostrano rialzi superiori alla media nazionale. Tra questi spicca Palermo, con una crescita dell’1,7%.

Media dei canoni di affitto a maggio 2025 per capoluogo

 Pagina 1 di 5  

CapoluogoCanone medio (euro/mq)
Milano23,7
Firenze21,8
Venezia21,3
Roma18,5
Bologna17,6
Como17,1
Napoli15,5
Bolzano-Bozen15,3
Monza14,5
Massa14,1
Cagliari14,1
Padova13,5
Pisa13,3
Modena12,9
Trento12,8
Parma12,7
Verona12,6
Rimini12,6
Siena12,6
Bergamo12,5

Tra le grandi città, segnali di stabilità e crescita moderata si rilevano a Venezia (1%), Firenze (0,4%) e Milano (0,3%), mentre Cagliari resta invariata rispetto ad aprile. In calo invece Torino (-1,7%), Genova (-1,5%), Napoli (-1,1%), Roma (-1%) e Bari (-0,8%). Le flessioni più marcate si registrano a Como (-4,9%), Cuneo (-4,7%) e Pescara (-4,4%).

Milano si conferma la città italiana con i canoni di locazione più elevati, registrando una media di 23,7 euro al metro quadro. Seguono Firenze con 21,8 euro/m², Venezia con 21,3 euro/m² e Roma con 18,5 euro/m². Anche Bologna, Como, Napoli e Bolzano superano la media nazionale, attestata a 14,7 euro/m² al mese, con valori rispettivamente di 17,6, 17,1, 15,5 e 15,3 euro/m². All’estremo opposto, le città più convenienti per gli affittuari risultano essere Caltanissetta, con un canone medio di 4,7 euro/m², seguita da Reggio Calabria e Vibo Valentia, entrambe con 5,4 euro/m².

Province
Anche a livello provinciale si conferma il trend di crescita, con 63 province in aumento. Spiccano Ravenna (21,4%), Vibo Valentia (17,1%), Campobasso (11,1%) e Aosta (11%) per le crescite a due cifre dovute alle richieste dei proprietari. Il mercato provinciale di Milano (0,4%) registra una crescita modesta, stabili, rispetto ad aprile, Napoli, Venezia e Roma. Sul versante opposto, 36 province registrano cali nei canoni di locazione, con i ribassi più marcati a Vercelli (-12,5%), Belluno (-11,5%) e Rovigo (-7,4%).

Media dei canoni di affitto a maggio 2025 per provincia

 Pagina 1 di 6  

ProvinciaCanone medio (euro/mq)
Lucca30,3
Belluno28,5
Rimini25,0
Aosta23,4
Milano22,7
Grosseto20,3
Ravenna19,6
Firenze19,3
Forlì-Cesena19,0
Bolzano-Bozen18,1
Sondrio17,5
Roma17,1
Venezia16,8
Livorno16,5
Bologna16,4
Sassari15,7
Como14,9
Imperia14,0
Savona13,9
Trento13,7

Analizzando i valori unitari medi per provincia, Lucca si posiziona come l’area più costosa d’Italia, con una media di 30,3 euro/m² mensili. La seguono Belluno con 28,5 euro/m², Rimini con 25 euro/m² e Aosta con 23,4 euro/m². In totale, sono 14 le province dove i canoni richiesti superano la media nazionale, con una fascia di prezzo che va dai 22,7 euro/m² di Milano ai 14,49 euro/m² di Como. Nelle restanti 88 province monitorate da idealista, i valori restano al di sotto della media nazionale: si parte dai 14 euro/m² di Imperia fino ad arrivare ai 5,6 euro/m² di Enna, la provincia con i canoni più economici d’Italia.

Regioni

A livello regionale, il mercato degli affitti mostra una crescita diffusa lungo tutta la penisola. Le uniche eccezioni sono rappresentate da Friuli-Venezia Giulia e Piemonte, che registrano una flessione rispettivamente dell’1,4% e dello 0,2%, mentre i prezzi rimangono stabili in Sardegna e Veneto. 
Le maggiori variazioni più marcate si osservano in Valle d’Aosta, con un incremento dell’11%, seguita dal Molise con il 9% e dall’Umbria con il 3,8%. Rialzi sopra la media dell’1,1% registrata a livello nazionale, anche per Calabria (3,1%), Basilicata (2,5%), Sicilia (2,1%), Liguria (1,8%) e Marche (1,5%).

Media dei canoni di affitto a maggio 2025 per regione

RegioneCanone medio (euro/mq)
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste23,4
Lombardia19,8
Toscana18,1
Lazio15,8
Trentino-Alto Adige15,1
Emilia-Romagna15,0
Liguria12,6
Veneto12,4
Sardegna11,7
Campania10,9
Friuli-Venezia Giulia10,9
Piemonte10,2
Marche9,5
Puglia9,2
Abruzzo8,7
Umbria8,3
Sicilia8,3
Calabria8,1
Molise7,2
Basilicata7,1

In termini di valori assoluti, la Valle d’Aosta si conferma la regione con i prezzi di locazione più elevati, con una media di 23,4 euro/m² mensili. Seguono Lombardia con 19,8 euro/m², Toscana con 18,1 euro/m², Lazio con 15,8 euro/m², Trentino-Alto Adige con 15,1 euro/m² ed Emilia-Romagna con 15 euro/m². Al di sotto della media nazionale si collocano le restanti 14 regioni, con richieste che vanno dai 12,6 euro/m² della Liguria, fino ad arrivare ai 7,1 euro/m² della Basilicata, che si conferma la regione più economica.

L’indice dei prezzi degli immobili idealista
Per la realizzazione dell’indice dei prezzi degli immobili di idealista vengono analizzati i prezzi di offerta basati sui metri quadri costruiti (a corpo) pubblicati dagli inserzionisti della piattaforma. Le inserzioni atipiche e le inserzioni con prezzi fuori mercato vengono eliminate dalle statistiche. Includiamo la tipologia di case unifamiliari (ville) e scartiamo immobili di qualsiasi tipologia che non hanno ottenuto interazioni da parte degli utenti per molto tempo. I dati finali vengono generati utilizzando la mediana di tutte le inserzioni valide in ciascun mercato.

Fonte: Idealista.it

Affitti express in calo nel I trimestre 2025: solo il 13% degli immobili locato in 24 ore

Nel 2024, la percentuale di locazioni lampo era del 17%

Nel primo trimestre del 2025, solo il 13% degli immobili in affitto è stato locato in meno di 24 ore. È quanto emerge da uno studio di idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia, dedicato al fenomeno delle locazioni “lampo”.  Il dato segna un rallentamento rispetto allo stesso periodo del 2024, quando il 17% delle operazioni veniva concluso entro la giornata. La quota di affitti express cala quindi di 4 punti percentuali su base annua, segnalando una maggiore prudenza da parte degli inquilini.

Capoluoghi 
Bolzano si posiziona in cima alla classifica dei capoluoghi italiani con la maggiore incidenza di affitti express: nel primo trimestre del 2025 il 42%% delle abitazioni pubblicate su idealista è stato locato in meno di 24 ore. Seguono Milano e Savona, entrambe al 33%.

Affitti express per capoluogo nel I trimestre 2025

 Pagina 1 di 6  

Capoluoghi1q 20241q 2025
Agrigento0%0%
Alessandria8%20%
Ancona10%14%
Aosta0%0%
Arezzo0%14%
Ascoli Picenon.dn.d
Asti10%10%
Avellino0%0%
Bari4%11%
Barletta0%0%
Bellunon.dn.d
Benevento0%0%
Bergamo21%32%
Biella0%0%
Bologna13%12%
Bolzano-Bozenn.d42%
Brescia35%23%
Brindisi9%6%
Cagliari21%19%
Caltanissetta0%n.d

I capoluoghi corrono sul mercato degli affitti: sono 46 quelli che registrano valori superiori alla media nazionale del 13%. Tra i più dinamici spiccano Bergamo (32%), Venezia e Padova (entrambe al 23%), Cagliari (19%), Palermo (17%), Roma (16%) e Torino (15%). Firenze, Genova e Catanzaro si collocano esattamente nella media nazionale, con il 13% delle locazioni concluse in meno di un giorno.

Al contrario, in 19 capoluoghi la quota di affitti express è inferiore a tale media, con valori che vanno dal 12% di Bologna al 3% registrato a Catania. In altre 24 città italiane, infine, il fenomeno delle locazioni lampo non si è manifestato nel corso del primo trimestre del 2025.

Variazioni rispetto allo scorso anno

Milano registra l’incremento più marcato degli affitti express tra i capoluoghi italiani, con una crescita del 23%: la quota è salita dal 10% del primo trimestre 2024 al 33% attuale. Performance positive si osservano anche a Matera e Ragusa, entrambe con un aumento del 20%, seguite da Lodi con il 19%, Livorno con il 18% e Imperia con il 17%.

Tra i principali mercati cittadini, oltre alla già citata Milano, si segnalano aumenti anche a Bari, dove la quota di locazioni rapide cresce del 7%, e a Napoli, con un incremento più contenuto pari al 3%. Stabile invece la situazione a Catania. Sul fronte opposto, si registrano lievi cali a Bologna e Torino (entrambe -1%), Genova e Palermo (-3%), Roma (-6%) e Firenze (-7%). 
Le contrazioni più marcate rispetto allo stesso periodo del 2024 si osservano a Lucca e Mantova, entrambe con un calo del 30%.

Province
A livello provinciale, Belluno si distingue nettamente come il territorio con la più alta incidenza di affitti express, raggiungendo il 67%. Un risultato influenzato anche dalla crescente pressione della domanda in vista delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Al secondo posto si trova Bolzano, altro capoluogo altoatesino, con una quota del 35% di locazioni concluse in meno di 24 ore.

Affitti express per provincia nel I trimestre 2025

 Página 1 de 6  

Province1q 20241q 2025
Agrigento0%13%
Alessandria3%19%
Ancona12%14%
Aosta0%0%
Arezzo0%21%
Ascoli Picenon.dn.d
Asti5%11%
Avellino7%7%
Bari4%8%
Barletta-Andria-Trani8%15%
Bellunon.d67%
Benevento0%0%
Bergamo25%30%
Biella0%0%
Bologna16%13%
Bolzano-Bozen11%35%
Brescia25%29%
Brindisi8%11%
Cagliari21%14%
Caltanissettan.d33%

Nella provincia di Roma, la percentuale si attesta al 16%, mentre nell’hinterland milanese scende al 9%, evidenziando una dinamica decisamente più lenta rispetto al suo capoluogo.

All’opposto, le province con la minore incidenza di affitti express sono Terni e Catania, entrambe ferme al 4%. In tredici province, infine, il fenomeno risulta quasi del tutto assente, a conferma di una diffusione più concentrata nelle aree metropolitane e nei mercati immobiliari più attivi.

Confrontando i dati con lo stesso periodo del 2024, la provincia di Bolzano mostra l’aumento più significativo, con una crescita del 24%, seguita da Trapani (23%) e da Arezzo, in crescita del 21%. Al contrario, si osservano cali nella provincia di Roma, che perde 5 punti percentuali, e in quella di Milano, dove la diminuzione si attesta al 2%. Oltre a Milano e alla Capitale, sono 44 le province che hanno registrato una contrazione del fenomeno, con i cali più marcati rilevati a Rimini e Mantova, con una flessione del 21%.

Metodologia

Dati raccolti e analizzati da idealista/data, la proptech di idealista che fornisce informazioni destinate a un pubblico professionale per facilitare le decisioni strategiche degli operatori in Spagna, Italia che Portogallo. La unit sfrutta tutti i parametri del database di idealista in ciascun paese, integrandoli con altre fonti di dati pubbliche e private, per fornire servizi di valutazione, investimento, acquisizione e analisi del mercato.

Fonte: Idealista.it