Cresce l’offerta di affitti transitori: +28% in un anno

Negli ultimi anni, l’evoluzione dei modelli abitativi ha evidenziato una crescente domanda di soluzioni flessibili e adattabili alle mutevoli esigenze dei cittadini. In questo contesto, gli affitti transitori rappresentano una risposta efficace per coloro che desiderano evitare impegni pluriennali, offrendo una durata massima di 18 mesi. Secondo l’Ufficio Studi di idealista, il portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico, l’offerta di questo genere di prodotti ha registrato una significativa crescita, rappresentando ora il 20% dello stock annunciato su idealista.

Rispetto al 2022, l’offerta degli affitti transitori è aumentata del 28%, mentre il segmento della locazione classica che ha registrato una diminuzione dell’1% consolidando un calo notevole osservato nell’ultimo quinquennio (-42,8% di annunci di affitto da 2019 ad oggi). In sette capoluoghi e sedici province, l’affitto temporaneo ha persino superato l’offerta “classica”.

Particolarmente significativa è la distribuzione geografica di questa tendenza. In luoghi come Massa Carrara e Venezia, rispettivamente il 91% e l’88% dell’offerta è per l’affitto stagionale. Seguono Rimini (69%), Livorno (58%), Cagliari (54%), Firenze (52%) e Pesaro (51%). Le province con la maggiore penetrazione di questo genere di prodotto vanno dall’83% di Savona al 51% di Oristano, con una particolare incidenza nei mercati della Liguria e della Toscana.

Al contrario, nelle aree meno stressate questa modalità temporanea è scarsamente presente, con un’offerta inferiore al 5%. Esempi di ciò includono Nuoro, Gorizia, Sondrio, Lodi, Ascoli Piceno, così come le province di Biella e Benevento, che si fermano al 4% dell’offerta.

Aumento vertiginoso del volume di affitti transitori nei principali capoluoghi italiani

Tra i grandi mercati, il maggiore aumento dell’offerta temporanea si è avuto a Bologna, che ha registrato il 172% in più rispetto a un anno fa, seguita da Milano (147%), Bari e Firenze (entrambe 76%). A Torino, invece, l’offerta di affitti temporanei è cresciuta del 19% negli ultimi 12 mesi, mentre è aumentata del 7% a Napoli. Roma è in controtendenza con una variazione negativa del 6%.

Incrementi di portata eccezionale o apparentemente anomali dell’offerta di questo tipo si sono verificati nei piccoli mercati dove questo fenomeno era finora praticamente inesistente e dove la comparsa di un numero esiguo di annunci ha causato aumenti molto marcati. È il caso di Pordenone e Aosta, entrambe con un balzo del 500%, seguite da Cosenza (300%), Caltanissetta (250%) e Cagliari (223%) dove l’offerta si è più che triplicata. Al contrario, in trentasei capoluoghi gli affitti temporanei si sono ridotti quest’anno: Nuoro (-100%), Belluno (-75%), Lodi (-67%), Trieste e Terni (entrambe -54%). Dimezzata l’offerta anche a Biella e Asti (entrambe -50%).

La locazione classica continua a calare


Parallelamente alla crescita dell’offerta di affitti temporanei, l’affitto classico segna ancora un lieve calo nell’ultimo anno (-1%), per un quadro che appare piuttosto contrastato, con 47 centri in calo e 59 in incremento; solo Cosenza non presenta variazioni rispetto a 12 mesi fa.

Nei principali mercati il calo maggiore spetta a Roma (-39%), seguita da Napoli e Genova, rispettivamente -35% e -33%. All’opposto Milano (45%), Bologna (15%) e Torino (5%) hanno visto la loro offerta aumentare. Tra le altre città i maggiori cali spettano a Belluno (-59%), seguita da Trieste (-58%) e Sondrio (-52%), mentre gli aumenti maggiori si sono verificati a Ferrara (90%), Brindisi (82 %) e Gorizia Cuenca 81%).

Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile Ufficio Sudi di idealista: “L’aumento degli affitti transitori è un fenomeno in particolare espansione dalla pandemia, con molti proprietari che avevano originariamente destinato le loro proprietà all’affitto turistico ora orientati verso il settore residenziale. Questa transizione rispecchia una crescente domanda di flessibilità da parte di varie fasce della popolazione attiva, tra cui studenti universitari, lavoratori stagionali e coloro che si trovano in trasferimento per motivi di formazione.L’opportunità offerta dagli affitti transitori ha permesso ai locatari di ottenere un ritorno economico più significativo rispetto agli affitti tradizionali, oltre alla possibilità di recuperare l’uso dell’immobile per esigenze personali. Questa flessibilità rappresenta un elemento chiave nella decisione di molti proprietari di abbracciare questa modalità di locazione.

Metodologia d’analisi

Dati raccolti e analizzati da idealista/data, la proptech di idealista che fornisce informazioni a un pubblico professionale per facilitare il processo decisionale strategico, sia in Spagna, Italia e Portogallo. Utilizza tutti i parametri del database idealista di ciascun Paese, così come altre fonti di dati pubbliche e private per offrire servizi di valutazione, investimento, acquisizione e analisi di mercato.

Cos’è l’affitto transitorio?

Il contratto di locazione transitorio, regolato dalla legge 431/1998, è un accordo impiegato per l’affitto di un immobile ad uso abitativo per un periodo di tempo limitato e per esigenze abitative temporanee non turistiche. Questo tipo di contratto di locazione è particolarmente vantaggioso per studenti universitari e lavoratori che necessitano di trascorrere un breve periodo fuori dalla loro città di residenza per motivi di studio o lavoro.

Il contratto di locazione transitorio ha una durata minima di 1 mese e massima di 18 mesi. Rispettare le tempistiche stabilite dalla legge è fondamentale per evitare di incorrere nella nullità dell’accordo, il quale va registrato solo se si superano i 30 giorni di locazione. Per redigere questo tipo di contratto di locazione, il modello da utilizzare è quello predisposto dalla Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture

Fonte: Idealista.it

Ecobonus o bonus casa, attivo il portale Enea 2024

In tema di ecobonus o bonus casa è ora attivo il portale Enea 2024. Dal 26 gennaio è possibile trasmettere all’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile le pratiche legate agli interventi edilizi conclusi. Entro 90 giorni dall’attivazione, quindi fino al 25 aprile, è necessario inviare la comunicazione degli interventi che accedono alle agevolazioni fiscali con data di fine lavori a partire dal 1° gennaio 2024.

  1. Ecobonus e bonus casa, i dati da inviare all’Enea
  2. Portale Enea ecobonus, gli interventi ammessi

Ecobonus e bonus casa, i dati da inviare all’Enea

Tramite il portale bonusfiscali.enea.it, al quale si può accedere tramite Spid o Cie, è possibile trasmettere all’Enea i dati degli interventi di efficienza energetica e utilizzo delle fonti rinnovabili di energia con data di fine lavori a partire dal 1° gennaio 2024 che accedono alle detrazioni fiscali ecobonus (art. 14 del DL 63/2013) e bonus casa(art. 16-bis del DPR 91/1986).

Nello specifico, per quanto riguarda gli interventi legati all’ecobonus, devono essere inviati i dati degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente (incentivi del 50%, 65%, 70%, 75%, 80%, 85%); per quanto riguarda invece gli interventi legati al bonus casa, devono essere inviati i dati degli interventi che usufruiscono delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, che comportano risparmio energetico e/o utilizzo delle fonti rinnovabili.

Portale Enea ecobonus, gli interventi ammessi

Ecco gli interventi incentivabili con l’ecobonus e le rispettive aliquote di detrazione.

Componenti e tecnologie al 50%

  • Serramenti e infissi
  • Schermature solari
  • Caldaie a biomassa
  • Caldaie a condensazione classe A

Componenti e tecnologie al 65%

  • Riqualificazione globale dell’edificio
  • Caldaie condensazione classe a+ sistema termoregolazione evoluto
  • Generatori di aria calda a condensazione
  • Pompe di calore
  • Scaldacqua a pdc
  • Coibentazione involucro
  • Collettori solari
  • Generatori ibridi
  • Sistemi di building automation
  • Microcogeneratori

Componenti e tecnologie al 70%

  • Interventi su parti comuni dei condomini
  • (Coibentazione involucro con superficie interessata > 25% superficie disperdente)

Componenti e tecnologie al 75%

  • Interventi su parti comuni dei condomini
  • (Coibentazione involucro con superficie interessata > 25% superficie disperdente + qualità media dell’involucro)

Componenti e tecnologie all’80%

  • Interventi su parti comuni dei condomini
  • (Coibentazione involucro con superficie interessata > 25% superficie disperdente + riduzione 1 classe rischio sismico)

Componenti e tecnologie all’85%

  • Interventi su parti comuni dei condomini
  • (Coibentazione involucro con superficie interessata > 25% superficie disperdente + riduzione 2 o più classi rischio sismico)

Portale Enea bonus casa, gli interventi ammessi

Ecco gli interventi incentivabili con i bonus casa.

  • Strutture edilizie.
  • Infissi.
  • Impianti tecnologici.
  • Elettrodomestici solo se collegati ad un intervento di recupero del patrimonio edilizio iniziato a decorrere dal 1° gennaio 2018 per le spese sostenute nel 2019 e dal 1° gennaio 2019 per le spese sostenute nel 2020.

Fonte: Idealista.it

Adeguamento annuale degli affitti, quanto pesa l’inflazione di dicembre 2023 sui rinnovi?

A dicembre prosegue la fase di flessione dell’inflazione, scesa a +0,6% da +11,6% del dicembre 2022. L’Istat ha diffuso anche l’aggiornamento dell’indice FOI, che ha fatto rilevare un aumento del tutto identico a quello dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività rispetto allo stesso periodo del 2022: +0,6%. Questo farà scattare un aumento, seppur contenuto, per gli inquilini che hanno il rinnovo annuale dell’affitto. In media, in Italia, si dovranno pagare 4 euro in più al mese (e 48 euro all’anno) per i canoni di locazione. Ecco quanto aumentano gli affitti nelle diverse città italiane.

L’impatto dell’inflazione sull’adeguamento dei canoni di locazione è uno dei parametri più tangibili per le famiglie che devono fare i conti con l’aggiornamento annuale del canone d’affitto (anche se la netta decelerazione del tasso di inflazione rende i rialzi decisamente più contenuti rispetto ai mesi scorsi). I rialzi più consistente sono quelli che peseranno sui bilanci delle famiglie milanesi, che vedranno aumentare l’affitto mensile di 8 euro in più al mese rispetto allo scorso anno. Per gli inquilini romani, invece, l’incremento mensile sarà di 5 euro in media.

È il quadro che emerge da un’analisi di idealista, portale leader per sviluppo tecnologico in Italia, che ha calcolato quanto inciderà l’aumento dell’inflazione sull’adeguamento dei contratti di locazione di un trilocale in base all’Indice dei prezzi al consumo aggiornato e pubblicato dall’Istat. L’aumento dell’inflazione incide direttamente sui contratti di locazione legati all’indice FOI, ovvero quelli che prevedono la formula di durata 4+4.

Il report si concentra sull’analisi della media dei canoni di locazione richiesti negli annunci di trilocali in affitto pubblicati su idealista. Per lo studio, infatti, è stato scelto questo taglio immobiliare nello specifico perché si tratta di quello più richiesto dalle famiglie, la categoria su cui l’aumento dell’inflazione pesa maggiormente.

In Italia, l’affitto per una casa con tre stanze era di 640 euro al mese, in media, secondo quanto rilevato nel mese di dicembre 2022. Gli inquilini che hanno l’adeguamento annuale calcolato con l’indice di inflazione FOI di dicembre 2023, quindi, dovranno pagare 4 euro in più al mese (il canone mensile italiano medio arriverà quindi a 644 euro per i trilocali).

La situazione, ovviamente, varia anche considerevolmente a seconda della città presa in esame (il report si è concentrato esclusivamente sui capoluoghi e non sulle province per via di una base dati molto più consistente) e della media dei canoni cittadini.

Gli inquilini che subiranno gli aumenti più marcati dei canoni di locazione sono quelli di Milano (+8 euro al mese e 96 euro in più all’anno), considerato anche che nel capoluogo lombardo si registra la media degli affitti più cara d’Italia.

Aumenti più o meno simili, circa 7 euro al mese, anche per chi vive in un trilocale in affitto a Bologna e Firenze. Sulla stessa falsa riga anche la situazione per gli abitanti di Venezia, che dovranno sborsare 6 euro in più al mese (84 euro in più all’anno). Seguono Roma, Bolzano, Como, Monza, Modena e Napoli (circa 5 euro in più al mese).

Oltre a Napoli, tra i capoluoghi del Sud, si segnalano gli aumenti che si registrano a Bari, Cagliari, Olbia e Salerno (circa 4 euro in più al mese). Più in generale, si registrano aumenti contenuti (non oltre i 2 euro mensili) in diversi capoluoghi italiani.

Fonte: Idealista.it

Decreto Salva Superbonus, le criticità della normativa

Il Decreto-legge n. 212 del 29 dicembre 2023, comunemente denominato “Decreto Salva bonus”, introduce modifiche significative per quanto riguarda il superbonus 110%, le agevolazioni fiscali relative all’abbattimento barriere architettoniche e le opzioni di sconto in fattura e cessione del credito disciplinate dal Decreto Rilancio. Tuttavia, come accade spesso con le nuove normative, emergono alcune potenziali difficoltà applicative.

Questo provvedimento ha suscitato diverse critiche e delusioni tra gli operatori del settore, condomini e gli intermediari finanziari. Valutato che secondo i dati Enea, i lavori ancora da realizzare nei cantieri condominiali ammontano a cifre considerevoli e l’assenza di un concreto intervento normativo potrebbe tradursi in gravi difficoltà economiche per i proprietari di immobili e in un aumento dei contenziosi legali.

In questo articolo, cercheremo di evidenziare le principali criticità applicative della nuova normativa e l’impatto concreto che potrebbe avere sulla gestione dei cantieri già avviati.

La proroga mancata e le possibili complicazioni legali

Alla vigilia dell’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno tutti si aspettavano una mini-proroga della agevolazione fiscale. Ci si auspicava l’introduzione di uno stato di avanzamento lavori (SAL) straordinario per i condomini. Tale ipotesi, considerata da molti “rivoluzionaria”, avrebbe consentito ai condomini la possibilità di portare a termine i lavori iniziati entro la fine del 2023, mantenendo l’accesso alle aliquote più vantaggiose del 110% e del 90%, anziché subire un taglio al 70% ad una sola condizione però: presentare una documentazione che attesti un avanzamento significativo dei lavori entro metà gennaio 2024.

La normativa contenuta dal decreto 212/2023 come previsto dall’articolo 1, stabilisce invece una sorta di “sanatoria”, ma non una proroga propriamente detta. Tale sanatoria riguarda gli interventi realizzati in conformità all’articolo 119 del Decreto-legge 34/2020, per i quali si è optato per la cessione del credito o lo sconto in fattura, anziché per la detrazione diretta. Secondo questa disposizione, se entro il 31 dicembre 2023 sono stati effettuati stati di avanzamento lavori ufficiali (SAL), non sarà possibile per l’Agenzia delle Entrate recuperare le detrazioni spettanti, anche se non è stato raggiunto il requisito del doppio salto di classe energetica.

Questa norma, se da un lato può essere considerata come un tentativo di prevenire possibili contenziosi tributari tra i beneficiari delle agevolazioni fiscali e l’Agenzia delle Entrate, non sembra adeguata a gestire o limitare i contenziosi tra i committenti e gli appaltatori. Il problema principale sorge in quelle situazioni in cui, a causa della mancata proroga e del conseguente mancato completamento dei lavori entro i termini previsti, si passa da un regime di beneficio fiscale elevato (110% o 90%, a seconda dei casi) al 70%, che era la percentuale di detrazione prevista prima dell’introduzione del Decreto-legge 212/2023.

Questa situazione potrebbe portare a una serie di complicazioni legali. Da un lato, i committenti potrebbero trovarsi a dover affrontare una riduzione sostanziale del beneficio fiscale previsto. Dall’altro, gli appaltatori potrebbero essere esposti a richieste di risarcimento o a contestazioni per il mancato completamento dei lavori nei tempi previsti. Sicuramente l’assenza di una proroga per il completamento dei lavori inciderà in maniera negativa sulla gestione finanziaria degli interventi stessi, soprattutto per coloro che hanno pianificato i lavori basandosi sulla disponibilità del superbonus con un orizzontale temporale più esteso.

Lo scontento delle associazioni di categoria

All’indomani dell’entrata in vigore del nuovo decreto le maggiori associazioni rappresentanti il settore edile hanno espresso un giudizio negativo.

La Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa ha stimato che circa 25.000 cantieri condominiali potrebbero non riuscire a concludere i lavori, un timore condiviso dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri. Quest’ultimo, in particolare, ha espresso la sua netta contrarietà alla decisione, ritenendo che una semplice estensione dei termini per i lavori già iniziati sarebbe stata una soluzione più equa e sufficiente. L’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) ha evidenziato che il piano di aiuti introdotto dal decreto Superbonus influenzerà circa 50 milioni di euro di lavori, ma gli interventi ancora da completare nei condomìni ammontano a quasi 13 miliardi. Le risorse a disposizione, secondo l’ultimo report di Enea sul Superbonus, copriranno solo un condominio su cento. Vi è anche preoccupazione per l’annuncio di Poste Italiane, che a partire dall’8 gennaio 2024 non acquisterà più crediti maturati per interventi realizzati nel 2023. Contro Poste Italiane è stata avviata una class action da parte dell’associazione Cande (Class Action Nazionale dell’Edilizia), che ha tentato senza successo una mediazione, ma senza ottenere risultati positivi.

Disparità di trattamento in base al reddito

L’articolo 1, comma 2 del decreto legislativo introduce una misura di sostegno finanziario destinata ai soggetti con un reddito non superiore a 15.000 euro a condizione che tali interventi abbiano raggiunto uno stato di avanzamento lavori non inferiore al 60% entro il 31 dicembre 2023, per beneficiare del contributo per le spese sostenute dal 1° gennaio 2024 al 31 ottobre 2024.

Dalla disposizione in commento emergono due aspetti peculiari:

  • disparità all’interno del contesto condominiale: la norma crea una potenziale discrasia tra i condòmini, basata sul reddito e potrebbe portare a disuguaglianze all’interno della compagine condominiale, in quanto il contributo è riservato esclusivamente ai soggetti con reddito inferiore a 15.000 euro. Questo criterio di selezione potrebbe generare disaccordi e tensioni tra i condòmini, specialmente in contesti in cui la differenziazione dei redditi è marcata, creando inevitabilmente una discriminazione tra condomini abbienti e meno abbienti;
  • limitazione temporale del contributo: la disposizione stabilisce un periodo limitato (da gennaio a ottobre 2024) per il riconoscimento del contributo. La limitazione temporale potrebbe avere un impatto significativo sull’efficacia del sostegno offerto e sulla pianificazione degli interventi da parte dei beneficiari.

Il bonus barriere architettoniche depotenziato

Il nuovo decreto sul Superbonus ha introdotto una serie di modifiche mirate ad ottimizzare l’ambito di applicazione di questa agevolazione fiscale. Le modifiche previste prevedono l’agevolazione al 75% solo per una serie specifica di interventi, escludendo alcune tipologie di automazione. Inoltre, dal primo gennaio 2024, la cessione del credito è stata limitata alle parti comuni dei condomini con uso abitativo e alle persone fisiche con redditi inferiori a 15mila euro.

Queste modifiche sembrano mirare alla tutela delle persone con disabilità, assicurando che il bonus venga impiegato in maniera appropriata e concentrato sulla reale eliminazione delle barriere architettoniche. Inoltre, si intende circoscrivere e precisare l’ambito di applicazione del beneficio fiscale, regolamentando le modalità di fruizione attraverso una riorganizzazione dell’ambito di applicazione dell’agevolazione esistente, senza introdurre nuovi oneri.

Tuttavia, le Associazioni del settore edilizio prevedono serie ripercussioni a seguito di questi cambiamenti. La restrizione improvvisa e significativa della normativa potrebbe avere impatti negativi sul settore edilizio, il quale ha basato accordi e pianificazioni produttive sul bonus precedentemente stabilito al 75%.

La revisione della normativa solleva questioni importanti riguardo al bilanciamento tra la necessità di un utilizzo mirato delle risorse pubbliche e la protezione degli interessi dei cittadini e delle imprese.

I poteri di controllo discrezionale dello Stato

Il Decreto Legislativo n. 212/2023 segue la linea tracciata dal Decreto Semplificazioni Bis (DL 77/2021), che ha introdotto modifiche importanti, in particolare all’articolo 119 del Decreto Rilancio.

Ricordiamo che il citato Decreto Rilancio (DL 34/2020) all’articolo 119 disciplina le procedure edilizie, semplificando alcuni aspetti burocratici. Successivamente, il Decreto Semplificazioni Bis ha ulteriormente snellito queste procedure, eliminando la necessità dell’attestazione dello stato legittimo dell’immobile per la presentazione della Comunicazione Inizio Lavori Asseverata Semplificata (CILAS), mantenendo però il diritto della pubblica amministrazione di verificare la legittimità dell’immobile oggetto d’intervento.

Il DL 212/2023, si inserisce in questo percorso di semplificazione, apportando un’ulteriore novità: ai sensi dell’ultimo comma del numero 1 dell’articolo 1 del decreto riserva allo Stato la facoltà di verificare il rispetto dei requisiti necessari per accedere alle agevolazioni fiscali e altri benefici previsti dalla normativa, anche in modo parziale.

La possibilità per lo Stato di verificare il rispetto di questi requisiti, anche in modo parziale, introduce un elemento di discrezionalità nell’applicazione della norma, che potrebbe essere interpretato come un tentativo di bilanciare la necessità di controllo con la volontà di promuovere l’attività nel settore. La norma del decreto lascia spazio a interpretazioni labili perché conferendo allo Stato la facoltà di verificare il rispetto dei requisiti in maniera anche parziale, si introduce un elemento di discrezionalità amministrativa. Questo potrebbe comportare una varietà di approcci a livello locale e regionale, con potenziali differenze nell’applicazione della normativa a seconda dell’interpretazione delle autorità competenti.

Fonte: Idealista.it

Mercato immobiliare, previsioni 2024: residenziale italiano al top

Tra i top picks di Savills figura il mercato immobiliare residenziale europeo e italiano

Il 2024 potrebbe essere l’anno della ripresa, secondo gli analisti economici. In particolare tra i temi di investimento dell’anno resta il mattone, che secondo le previsioni di Savills resta tra i “top picks”. A tenere, in particolare, è il residenziale, caratterizzato da una scarsità di offerta a fronte di una altissima domanda, situazione che manterrà alti i rendimenti, interessanti per gli investitori. Ecco quindi le previsioni immobiliari di Savills per il 2024.

  1. Aumentano i rendimenti immobiliari nel 2024
  2. Su quali settori immobiliari investire nel 2024
previsioni Savills

Savills

Aumentano i rendimenti immobiliari nel 2024

Gli investitori immobiliari sono fiduciosi riguardo al 2024, con previsioni di ripresa in parti cruciali del mercato immobiliare globale, secondo Savills. Le prospettive indicano un aumento dell’attività grazie a rendimenti più allettanti, con l’aumento degli affitti principali e una ricalibrazione delle aspettative di acquirenti e venditori.

Tuttavia, questa visione più ampia include significative variazioni regionali e settoriali. In generale, si prevede che l’attività di investimento aumenterà moderatamente o rimarrà invariata nella maggior parte dei settori immobiliari in Europa e Medio Oriente l’anno prossimo. Solo una piccola minoranza di esperti prevede una diminuzione dell’attività, quindi sembra che il peggio delle contrazioni causate dall’aumento dei tassi di interesse sia alle spalle.

previsioni Savills

Savills

Su quali settori immobiliari investire nel 2024

C’è maggiore ottimismo riguardo all’attività nei mercati residenziali, in particolare nel settore multifamiliare, dove la domanda supera l’offerta in molte zone. Sostenuto da fondamentali solidi, anche il mercato immobiliare logistico sembra destinato a performare bene nel 2024.

Le prospettive sono miste per gli uffici, soprattutto al di fuori del settore di punta, dove il 16% dei rispondenti prevede una diminuzione dell’attività di investimento l’anno prossimo.

Nel complesso, dal 5% al 10% dei rispondenti prevede un forte aumento dell’attività di investimento, guidata principalmente dagli acquisti di qualità, insieme agli investimenti opportunistiche in asset in difficoltà che si prevede si vedranno sul mercato.

previsioni Savills

Savills

Uffici

In particolare, gli esperti consultati da Savills si aspettano che i rendimenti nel settore degli uffici di qualità aumentino in molte grandi città globali, tra cui New York, Sydney, Shanghai, Mumbai, Parigi, Francoforte e Dubai. Tuttavia, con i tassi di interesse che ora raggiungono il picco e una prospettiva più positiva per l’attività di investimento, i rendimenti dovrebbero gradualmente stabilizzarsi a seguito di questi aggiustamenti.

Logistica e manifatturiero

Una pressione al rialzo sui rendimenti è attesa anche in tutti i centri logistici e manifatturieri negli Stati Uniti, in Asia ed in Europa, ad eccezione di Dubai, Singapore e Tokyo, che continuano a offrire rendimenti solidi agli investitori. Dopo un paio di anni di attività depressa, la ripresa sembra essere un processo graduale, con un aumento del momentum nella seconda metà del 2024. Vi è un consenso sul fatto che la ripresa degli investimenti globali si verificherà nel terzo trimestre, trainata da diversi mercati chiave, tra cui gli Stati Uniti e il Regno Unito.

Residenziale italiano tra i top picks

I settori alberghiero e commerciale di qualità nelle destinazioni turistiche nel Sud Europa, Singapore e Australia presentano significative opportunità, così come i settori residenziali nelle città in Giappone, Singapore, Germania, Spagna, Italia e Regno Unito, dove l’offerta non riesce a soddisfare la crescente domanda di alloggi in affitto.

Un tema chiave per le strategie di valore aggiunto riguarda la riconversione di spazi per uffici o commerciali in spazi residenziali, per ottenere rendimenti locativi più elevati. Coloro che cercano investimenti più opportunistici potrebbero voler considerare proprietà con potenziale per lo sviluppo e la riconversione. Ciò potrebbe comportare la trasformazione di uffici in strutture residenziali e alberghiere, o la riformulazione di vecchi centri commerciali.

Fonte: Idealista.it

Bonus edilizi 2024, scopri tutte le agevolazioni per la tua casa

L’anno nuovo porta novità per chi effettua lavori nella propria abitazione? Che si tratti di lavori su unifamiliari o interventi in condominio, sono diverse le modifiche per i bonus edilizi 2024, partendo dal superbonus e passando per la cessione del credito, ma non solo. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere sui bonus casa 2024 per sfruttarli al meglio, passando sotto la lente di ingrandimento le agevolazioni confermate per il nuovo anno, quelle che vengono modificate e anche quelle che non saranno più utilizzabili.

  1. Superbonus 2024
  2. Ecobonus 2024
  3. Bonus ristrutturazione
  4. Come funziona il bonus infissi 2024?
  5. Sismabonus
  6. Bonus verde
  7. Bonus mobili 2024
  8. Bonus barriere architettoniche 2024
  9. Come funziona il bonus facciate nel 2024?

Superbonus 2024

La formula del superbonus 2024 prevede che la detrazione fruibile passa dal 90% del 2023 al 70%. La legge di Bilancio 2024, inoltre, prevede che venga tassata al 26% la plusvalenza ottenuta rivendendo una casa che è stata ristrutturata con il superbonus 110. Va segnalato anche un decreto approvato in extremis in Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 2023 tramite cui viene introdotta una sanatoria per i cantieri già avviati nel corso del 2023, ma solo per chi rispetta determinati requisiti. È stato anche approvato un contributo straordinario per i redditi bassi.

Ecobonus 2024

Fa parte del pacchetto di bonus casa 2024 anche l’ecobonus, una detrazione Irpef da sfruttare in 10 anni in sede di dichiarazione dei redditi, può variare tra il 50% e il 75% in funzione della tipologia di lavori realizzati. Dal 17 febbraio 2023, data di entrata in vigore del “decreto Cessioni”, per gli interventi di efficienza energetica previsti dall’articolo 14 del Dl 63/2013, non è più possibile optare per lo “sconto in fattura” o per la cessione del credito d’imposta corrispondente alla detrazione spettante.

ristrutturazione

GTRES

Bonus ristrutturazione

Il bonus ristrutturazione è stato prorogato fino 2024 dal governo Meloni con la legge di Bilancio. Si tratta di una detrazione Irpef del 50% per i lavori di ristrutturazione. La detrazione si può effettuare in 10 anni e in quote di pari importo sul 50% delle spese sostenute per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Il tetto di spesa è di 96mila euro per unità immobiliare.

Come funziona il bonus infissi 2024?

In realtà non esiste un bonus infissi vero e proprio. Tuttavia, è possibile lo stesso ottenere delle agevolazioni per la sostituzione degli infissi. Per farlo, si può ricorrere, principalmente, a due bonus edilizi: l’ecobonus e il bonus ristrutturazione, entrambi nella misura del 50%.

Sismabonus

Il sismabonus prevede che, per le spese sostenute dal primo gennaio 2017 al 31 dicembre 2024, venga riconosciuta una detrazione del 50% da calcolare su un ammontare massimo di 96mila euro per unità immobiliare (per ciascun anno), da ripartire in 5 quote annuali di pari importo. La detrazione al 70 o all’80% riguarda gli interventi che riducono il rischio sismico di 1 o 2 classi e quando i lavori sono stati realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali sarà pari all’80 o all’85% (supersismabonus).

Bonus verde

Il bonus verde, invece, è un’agevolazione pensata per la cura di giardini, terrazzi e aree scoperte, che siano di pertinenza di immobili a uso abitativo. Nel dettaglio, si traduce in uno sconto del 36% entro un limite di spesa di 5mila euro (suddivisa in dieci quote annuali di pari importo). Tuttavia, Le spese che non rientrano nel bonus verde 2024 sono:

  • manutenzione ordinaria: di giardini già esistenti e con regolarità periodica, non sostenendo alcuna innovazione;
  • acquisto di attrezzature specifiche: pale, picconi e tagliaerba;
  • interventi lavorativi da parte del proprietario.
mobili

GTRES

Bonus mobili 2024

Nel 2024 si rinnova la formula del bonus mobili (o bonus elettrodomestici 2024), cambiando parametri rispetto agli anni precedenti. Dal 1° gennaio 2024 saranno agevolabili le spese entro il limite massimo di 5.000 euro per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici per l’arredo di un immobile oggetto di interventi di ristrutturazione e recupero del patrimonio edilizio. Lo scorso anno, invece, l’importo massimo detraibile era di 8.000 euro.

Bonus barriere architettoniche 2024

Il bonus barriere architettoniche 2024 può essere applicato solo per la realizzazione di interventi che riguardano scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici e limitatamente a edifici già esistenti. L’agevolazione al 75%, di fatto, consiste nell’eliminazione di ostacoli verticali.

Come funziona il bonus facciate nel 2024?

Nessuna novità per il bonus facciate. Come è noto, la manovra di Bilancio 2021 aveva ridotto l’agevolazione dal 90% al 60%, prima della proroga fino al 31 dicembre 2022. Tuttavia, il bonus facciate era già andato in pensione nel 2023 e non sarà possibile scaricare le spese per i lavori eseguiti sulle facciate nemmeno nel 2024.