Come cambia l’APE dopo l’approvazione della Direttiva Casa Green

Il testo della nuova Dire prevede importanti specifiche sugli Attestati di Prestazione Energetica e sugli elementi che dovranno contenere. Analizziamo le principali novità.

Con l’approvazione della nuova direttiva europea “case green”, l’Attestato di Prestazione Energetica (APE) è destinato a subire significative modifiche. Infatti, saranno introdotte nuove classi energetiche. Inoltre, l’APE includerà maggiori informazioni relative alle prestazioni energetiche complessive, un passaporto di ristrutturazione per guidare gli interventi di miglioramento energetico e dati sull’intelligenza degli edifici, favorendo così una maggiore trasparenza e consapevolezza riguardo l’efficienza energetica degli immobili.

  1. L’attestato di prestazione energetica (A.P.E.): che cos’è?
  2. Quando è necesarrio l’APE? 
  3. L’entrata in vigore della direttiva “Case Green”
  4. L’entrata in vigore della direttiva “Case Green”: cosa cambia per l’APE?
  5. Le indicazioni del “nuovo” APE secondo la direttiva “Case green”
  6. Il caso della Regione Lazio

L’attestato di prestazione energetica (A.P.E.): che cos’è?

L’attestato di prestazione energetica (APE) è un documento in cui figura il valore risultante dal calcolo della prestazione energetica di un edificio o di un’unità immobiliare effettuato in conformità di una metodologia che ad oggi deve essere basata su un quadro generale comune a livello europeo.

La prestazione energetica indica, in particolar modo, la quantità di energia, calcolata o misurata, necessaria per soddisfare il fabbisogno energetico connesso ad un uso normale dell’edificio, compresa l’energia utilizzata per il riscaldamento, il raffrescamento, la ventilazione, la produzione di acqua calda per uso domestico e l’illuminazione. Il fabbisogno energetico è l’energia che deve essere fornita o estratta da un ambiente condizionato per mantenere le condizioni ambientali desiderate (freddo d’estate e caldo d’inverno).

attestato prestazione energetica

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Quando è necesarrio l’APE? 

Si tratta di un documento necessario per tutti gli edifici o le unità immobiliari in caso di vendita, di trasferimento di immobili a titolo gratuito o di nuova locazione. Si tratta di un documento da rendere disponibile già all’avvio delle rispettive trattative e da consegnare al termine delle stesse.

L’attestato sarà poi allegato al contratto, escluse le ipotesi di locazione di singole unità immobiliari. Per gli edifici di nuova costruzione e quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti, sono dotati di un attestato di prestazione energetica prima del rilascio del certificato di agibilità.

L’entrata in vigore della direttiva “Case Green

Il quadro normativo di riferimento è destinato a mutare per effetto dell’entrata in vigore della direttiva UE “Case Green”. La direttiva costituisce una sistematizzazione ed una rifusione della precedente direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio.

Obiettivo del legislatore europeo è quello di promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra provenienti dagli edifici all’interno dell’Unione per conseguire un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050, tenendo conto delle condizioni locali, delle condizioni climatiche esterne, delle prescrizioni relative alla qualità degli ambienti interni e dell’efficacia sotto il profilo dei costi.

Gli Stati Membri dovranno così stabilire un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici per garantire la ristrutturazione del parco nazionale di edifici residenziali e non residenziali, sia pubblici che privati, al fine di ottenere un parco immobiliare decarbonizzato e ad alta efficienza energetica entro il 2050, allo scopo di trasformare gli edifici esistenti in edifici a emissioni zero.

L’entrata in vigore della direttiva “Case Green”: cosa cambia per l’APE?

La direttiva prende le mosse dalla circostanza per la quale si registrano difformità tra i vari sistemi nazionali nell’utilizzo di scale e formati diversi che ne rendono difficile la comparabilità a livello europeo.

Ragione per la quale viene introdotta una scala comune di classi di prestazione energetica ed un modello comune a livello europeo.

L’indicazione della direttiva è quella che l’attestato di prestazione energetica contenga dati corretti sulla prestazione energetica dell’edificio e consigli pratici per migliorarla ancora.

L’attestato di prestazione energetica dovrebbe recare anche informazioni sul consumo di energia primaria e finale, sul fabbisogno energetico, sulla produzione di energia rinnovabile, sulle emissioni di gas a effetto serra, sul GWP nel corso del ciclo di vita, se disponibile, e, in via facoltativa, sui sensori o controlli della qualità degli ambienti interni dell’edificio. L’attestato di prestazione energetica dovrebbe contenere raccomandazioni per il miglioramento della prestazione energetica dell’edificio.

In particolare, entro il 29 maggio 2026, l’attestato di prestazione energetica dovrà essere conforme al modello disposto dall’Unione europea ed indicare le classi di prestazione energetica dell’edificio su una scala chiusa che usa solo le lettere da A a G dove la lettera A corrisponde agli edifici a emissioni zero e la lettera G corrisponde agli edifici con le prestazioni peggiori. Alle restanti classi di prestazione energetica (da B a F) dovranno avere un’adeguata distribuzione degli indicatori di prestazione energetica.

Le indicazioni del “nuovo” APE secondo la direttiva “Case green

Come detto, l’attestato di prestazione energetica dovrà essere conforme al modello disposto dall’Unione europea.

Tra gli elementi che si dovranno indicare l’Unione europea prevede nella prima pagina:

  • la classe di prestazione energetica;
  • il consumo annuo di energia (primaria e finale), espresso in kWh/(m2.a);
  • la percentuale di energia rinnovabile prodotta;
  • le emissioni di gas a effetto serra (kgCO2/(m2.a) e valore del GWP nel corso del ciclo di vita, se disponibile.

Nell’attestato di prestazione energetica si dovranno indicare, ad esempio, anche il fabbisogno di energia, l’indicazione della capacità dell’edificio di reagire a segnali esterni e di adeguare il consumo di energia così come della capacità del sistema di distribuzione del calore all’interno dell’edificio di funzionare a temperature basse o più efficienti.

Il caso della Regione Lazio

Con Delib.G.R. 6 dicembre 2017, n. 824 la Regione Lazio ha dato avvio ad un Sistema Informativo per la gestione degli Attestati di Prestazione Energetica degli edifici nel territorio della Regione Lazio (cd. Sistema Informativo APE Lazio: https://www.apelazio.enea.it) ed istituito un Elenco regionale dei soggetti abilitati al rilascio dell’attestato di prestazione energetica.

Si tratta di uno strumento che consente ai soggetti certificatori abilitati di caricare e trasmettere gli Attestati di Prestazione Energetica, prodotti secondo la normativa nazionale vigente.

Tale sistema informatico consentirà altresì ai cittadini di consultare e visionare gli APE relativamente agli immobili di proprietà ed ai Notai di consultare e visionare gli APE oggetto degli atti di propria competenza, così semplificando le attività prodromiche alle attività contrattuali.

Fonte: Idealista.it

Tassi dei mutui in calo per il sesto mese consecutivo

I dati del rapporto Abi di maggio 2024

Secondo l’ultimo rapporto mensile dell’Abi, a maggio 2024 il tasso medio sulle nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni è sceso al 3,61%, in diminuzione rispetto al 3,67% di aprile e al 4,42% di dicembre 2023. Questo risulta essere il sesto mese consecutivo di calo dei tassi sui mutui. Una buona notizia per chi si appresta a cercare casa e che potrebbe trovare sempre meno difficoltà ad ottenere un prestito per l’acquisto di una abitazione.

  1. I parametri di riferimento dei mutui anticipano i tassi Bce
  2. Tassi sui nuovi finanziamenti
  3. Abi, i nuovi tassi di interesse sui depositi
  4. Crediti deteriorati in aumento in aprile

I parametri di riferimento dei mutui anticipano i tassi Bce

Il calo dei tassi di mercato osservato negli ultimi mesi ha anticipato la recente decisione della BCE di ridurre di un quarto di punto i tassi di politica monetaria, annunciata il 6 giugno. Il tasso Euribor a 3 mesi ha registrato una media del 3,75% a maggio, in calo rispetto al 3,81% del mese precedente e di 25 centesimi rispetto al picco di ottobre 2023. Il tasso Irc a 10 anni, utilizzato spesso nei mutui, è sceso al 2,80% dal 2,82% di maggio, registrando una diminuzione di 69 punti base rispetto al valore massimo di ottobre 2023.

Tassi sui nuovi finanziamenti

Anche i tassi medi sui nuovi finanziamenti alle imprese sono diminuiti, passando dal 5,30% di aprile al 5,21% di maggio, rispetto al 5,45% di dicembre scorso. Nel complesso, il tasso medio sul totale dei prestiti rimane stabile al 4,81%.

A maggio 2024, i prestiti a imprese e famiglie hanno registrato un calo del 2,3% rispetto all’anno precedente, con lo stesso andamento registrato ad aprile. I prestiti alle imprese sono diminuiti del 3,4%, mentre quelli alle famiglie dell’1,2%.

Abi, i nuovi tassi di interesse sui depositi

Per quanto riguarda i tassi d’interesse sui depositi, a maggio 2024 il tasso sui nuovi depositi a durata prestabilita è stato del 3,51%, leggermente inferiore rispetto al 3,59% di aprile ma superiore alla media dell’area euro del 3,46%. Dal giugno 2022, quando il tasso era dello 0,29%, l’incremento è stato di 322 punti base. Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso a maggio 2024 è stato del 3,52%, con un aumento di 221 punti base rispetto al giugno 2022.

Il tasso medio sul totale dei depositi, compresi certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti, è rimasto invariato all’1,04% a maggio. Anche il tasso sui soli depositi in conto corrente è rimasto stabile allo 0,57%.

Lo spread tra i tassi sui nuovi prestiti e quelli sulla nuova raccolta con famiglie e società non finanziarie è stato di 196 punti base a maggio 2024.

Crediti deteriorati in aumento in aprile

Per quanto riguarda i crediti deteriorati netti, ad aprile 2024 sono leggermente aumentati a 31 miliardi di euro dai 30,5 miliardi di dicembre 2023. Questo incremento è considerato fisiologico in un contesto di rallentamento economico e non allarmante, considerando che rispetto al picco di 196,3 miliardi raggiunto nel 2015, gli NPL sono diminuiti di quasi 166 miliardi. Ad aprile 2024, i crediti deteriorati netti rappresentano l’1,45% dei crediti totali, in leggero aumento rispetto all’1,41% di dicembre 2023 e al 9,8% del 2015.

Fonte: Idealista.it

Piano casa, Cgil: aspetti positivi ma restano elementi criticità

“Condividiamo le finalità espresse nel Dl casa, soprattutto in relazione alla possibilità di consentire la riqualificazione del patrimonio edilizio e favorirne il riutilizzo, contenere il consumo di suolo, favorire processi di rigenerazione urbana e far fronte al crescente fabbisogno abitativo, e giudichiamo positivamente alcuni contenuti a partire dalla volontà di semplificazione. Ma vi sono elementi di criticità che possono aprire la strada ad abusi o avere impatti negativi sugli standard urbanistici”. Così Cgil e Fillea in audizione nella commissione Ambiente della Camera sul decreto relativo a semplificazioni in materia edilizia e urbanistica, che, aggiungono: “Ci aspettavamo misure per il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica e per favorire un mercato degli affitti a costi sostenibili, grandi emergenze del Paese che il decreto non affronta”.

Per Cgil e Fillea “è positivo che si intervenga, come richiesto più volte dal sindacato per far fronte a nuove esigenze, anche di carattere sociale e, non da ultimo, per permettere alle classi più disagiate di accedere alle agevolazioni per la riqualificazione del patrimonio edilizio diffuso, anche in previsione dell’applicazione della direttiva comunitaria case green. Il termine del 24 maggio per la regolarizzazione – sottolineano – va probabilmente nella condivisibile direzione di evitare deroghe conclamate e violazioni che possono diventare prassi costruttive”.

Per quanto riguarda le criticità, nella memoria depositata alla Camera si specifica che “un provvedimento con le finalità di questo decreto dovrebbe essere incardinato su alcuni principi: legittimità chiara, evitare operazioni che affaticano ulteriormente i Comuni, e che per questi ci siano minore entrate. Ma senza aprire la strada, con ulteriori semplificazioni, a deroghe per abusi maggiori. In tal senso deve permanere la doppia conformità per gli interventi in assenza o difformità del permesso di costruire”.

Inoltre, a proposito delle variazioni di destinazioni d’uso “bisogna tener conto dell’impatto sugli standard urbanistici, non essendo previsto l’obbligo di reperire ulteriori aree per servizi di interesse generale, né per parcheggi. Il silenzio assenso, che si sostituisce al silenzio diniego, è impensabile se legato al termine di quarantacinque giorni, rendendo impossibili verifiche. E’ importante valutare gli elementi che rischiano di non snellire l’attività dei Comuni, come la verifica dei tecnici previste in relazione ai diritti dei terzi”.

E sul tema delle parziali difformità non demolibili “sembrano rese legittime e la forma sanzionatoria, se legata all’incremento del valore venale, può essere di difficile applicazione. Sono elementi, a nostro parere, da chiarire in sede di conversione”, aggiungono.

Fonte: Idealista.it

Conservatoria dei Registri Immobiliari: tutto ciò che devi sapere

Accedi a servizi e informazioni complete sugli immobili affidandoti alla Conservatoria dei Registri Immobiliari più vicina a te

Conoscere atti e specifiche sugli immobili oltre che informazioni sui proprietari è possibile soltanto rivolgendosi a enti specializzati come la Conservatoria dei Registri Immobiliari. Si tratta di un’importante istituzione che si occupa di registrare e gestire tutti i dati inerenti alle transazioni immobiliari come compravendita, ipoteca, successione o donazione.

L’obiettivo è quello di garantire massima sicurezza e trasparenza in merito a ciò che accade sul mercato immobiliare. Sul territorio nazionale è possibile trovare diversi uffici della Conservatoria dei Registri Immobiliare, ciascuno responsabile di una specifica circoscrizione, distribuiti in maniera capillare per assicurare un servizio efficiente.

Sia che tu stia cercando delle specifiche sul proprietario di una casa o di un terreno, sia che tu voglia sapere di più sullo stato giuridico di un immobile, questo ente pubblico è un punto di riferimento per ottenere informazioni ufficiali. Scopriamo insieme cosa richiedere e come fare per rivolgersi alla Conservatoria dei Registri Immobiliari senza commettere errori. 

  1. Come si chiama oggi la Conservatoria dei Registri Immobiliari?
  2. Come si accede alla Conservatoria dei Registri Immobiliare? Istruzioni utili
  3. Dove si trova la Conservatoria dei Registri Immobiliari

Come si chiama oggi la Conservatoria dei Registri Immobiliari?

Per capire quali sono i servizi offerti dalla Conservatoria dei Registri Immobiliari occorre innanzitutto chiarire cos’è. Oggi noto come Ufficio di Pubblicità Immobiliare, non è altro che un ente pubblico statale che si occupa di conservare e gestire atti e scritture di tutti gli immobili presenti all’interno della circoscrizione di riferimento. 

Ma quali sono nel concreto le attività svolte dalla Conservatoria dei Registri Immobiliari, che dipende direttamente dall’Agenzia delle Entrate? Si possono distinguere tre diverse aree di competenze, la prima delle quali riguarda le procedure di:

  • trascrizione, che consente di rendere pubblici i contratti e gli atti relativi al passaggio di proprietà di un bene immobile e alla costituzione, alla modifica o al trasferimento di altri diritti reali immobiliari; 
  • iscrizione, al fine di costituire un’ipoteca. 

In secondo luogo, la Conservatoria dei Registri Immobiliari si occupa della domanda di annotazione, che permette di rendere pubblici eventuali interventi successivi che modificano o estinguono una precedente trascrizione, iscrizione o annotazione. Questo consente di mantenere aggiornato il Registro degli Immobili al fine di garantire trasparenza e correttezza di tutte le informazioni contenute. 

Infine, l’Ufficio di Pubblicità Immobiliare è responsabile della cancellazione delle ipoteche iscritte a garanzia di mutui e finanziamenti concessi da banche, istituti finanziari e da enti di previdenza obbligatoria. 

La completezza delle informazioni contenute nel Registro Immobiliare della Conservatoria permette di avere un quadro chiaro e affidabile della situazione giuridica degli immobili e di garantire la certezza dei diritti immobiliari prevenendo controversie legali.

Conservatoria dei Registri Immobiliari

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Qual è la differenza tra Catasto e Conservatoria: tutti i dettagli

Spesso si pensa che Catasto e Conservatoria svolgano le stesse funzioni, in realtà si tratta di enti indipendenti la cui principale differenza risiede negli effetti delle registrazioni dei dati relativi agli immobili. 

Nello specifico, il Catasto si occupa di registrare informazioni dettagliate sulle proprietà immobiliari presenti sul territorio italiano, che possono essere utilizzate principalmente per fini fiscali, come ad esempio il calcolo delle imposte. 

A differenza di quanto avviene nel caso della Conservatoria dei pubblici Registri Immobiliari, non sempre i notai comunicano al Catasto i dati relativi ai passaggi di proprietà. Di conseguenza, spesso le informazioni catastali non sono aggiornate in tempo reale. 

Inoltre, la Conservatoria è probatoria, ciò significa che è in grado di attestare con certezza la titolarità giuridica di un immobile a favore di un soggetto, sia esso una persona fisica o giuridica.

Come si accede alla Conservatoria dei Registri Immobiliare? Istruzioni utili

In molti si chiedono in che modo è possibile accedere al Registro degli Immobili della Conservatoria per ottenere i dati relativi alle proprietà di interesse. La prima opzione è quella di recarsi direttamente agli uffici competenti distribuiti in tutta Italia. Solitamente è possibile trovare almeno una sede per ogni provincia, basta quindi sapere in quale comune si trova l’immobile del quale si vogliono richiedere informazioni e rivolgersi quindi all’ufficio di competenza. Il personale qualificato sarà in grado di fornire consulenza e assistenza necessari per la ricerca dei dati funzionali alle proprie esigenze.

Un’altra soluzione, più comoda ed efficiente, è quella di accedere alla Conservatoria dei Registri Immobiliari online tramite siti di agenzie di consulenza o direttamente sulla piattaforma ufficiale. Grazie al sito web dedicato è possibile eseguire tutti i tipi di accertamenti ipocatastali comodamente da casa propria. In questo modo non è necessario attendere o prenotare un appuntamento in sede: basta collegarsi sulla piattaforma, accessibile 24 ore su 24, effettuare tutte le ricerche necessarie e ottenere una copia digitale dei documenti. 

Conservatoria dei Registri Immobiliari

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Come richiedere documenti in Conservatoria? 

Come anticipato, la consultazione dei Registri Immobiliari è possibile anche online. È sufficiente registrarsi sul sito web ufficiale della Conservatoria con i propri dati personali e accedere poi alla piattaforma utilizzando le proprie credenziali. 

Una volta effettuato l’accesso è possibile consultare e richiedere tutte le informazioni sugli immobili, come per esempio:

  • ispezione ipotecaria, consente di verificare eventuali ipoteche, pignoramenti o gravami sugli immobili;
  • elenco formalità;
  • sviluppo note di trascrizione, iscrizione o annotazione, dopo aver ottenuto l’elenco completo delle formalità è possibile richiedere lo sviluppo dettagliato solo di alcune di esse;
  • ricerca nazionale, fornisce informazioni su acquisti, vendite e ipoteche effettuate da un soggetto o una ditta su tutto il territorio nazionale;
  • visura conservatoria Registri Immobiliari gratis o con tariffa ridotta, fornisce dati dettagliati e specifiche identificative di un immobile. 

Per ottimizzare tempi di attesa e costi associati, senza rinunciare ad affidabilità e precisione è possibile richiedere la visura online a Regold, la piattaforma che permette scaricare online le visure catastali. 

Dove si trova la Conservatoria dei Registri Immobiliari

La Conservatoria dei Registri Immobiliari è presente in tutte le regioni d’Italia per garantire un servizio efficiente e capillare. È possibile trovare infatti un ufficio del Pubblico Registro Immobiliare in ogni grande città come:

Fonte: Idealista.it

Bonus colonnine elettriche 2024, ultimi giorni per fare la domanda

Ancora pochi giorni a disposizione per inoltrare la domanda per il bonus colonnine elettriche 2024 da parte di professionisti e imprese. Nello specifico, infatti, i termini per la richiesta scadono alle 17.00 del 20 giugno 2024. Si tratta di un contributo in conto capitale erogato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e gestito da Invitalia. Scopriamo di cosa si tratta, a chi spetta e chi può inviare la domanda.

  1. Cos’è il bonus colonnine elettriche
  2. A chi spetta il bonus colonnine elettriche 2024
  3. Come funziona il bonus colonnine elettriche
  4. Come fare domanda per il bonus colonnine

Cos’è il bonus colonnine elettriche

Il bonus colonnine elettriche 2024 per imprese e professionisti è un incentivo introdotto per sostenere l’acquisto e l’installazione di infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici da parte di imprese e professionisti. La dotazione è di 87,5 milioni di euro così ripartiti:

  • 70 milioni per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture di ricarica di valore complessivo inferiore a 375.000 euro da parte di imprese;
  • 8,75 milioni per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture di ricarica di valore complessivo pari o superiore a 375.000 euro da parte di imprese;
  • 8,75 milioni per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture di ricarica da parte di professionisti.

A chi spetta il bonus colonnine elettriche 2024

Fino al 20 giugno 2024, imprese e professionisti possono richiedere il bonus colonnine elettriche 2024. Ma quali sono i requisiti da rispettare?

Requisiti per le imprese

Possono fare domanda per il bonus colonnine elettriche 2023 le imprese di qualunque dimensione, operanti in tutti i settori e su tutto il territorio italiano, in possesso dei seguenti requisiti:

  • hanno sede sul territorio italiano;
  • risultano attive e iscritte al Registro delle imprese;
  • non sono in situazione di difficoltà, così come definita dal regolamento di esenzione;
  • sono iscritte presso INPS o INAIL e hanno una posizione contributiva regolare, così come risultante dal documento unico di regolarità contributiva (DURC);
  • sono in regola con gli adempimenti fiscali;
  • non sono sottoposte a procedura concorsuale e non si trovano in stato di fallimento, di liquidazione anche volontaria, di amministrazione controllata, di concordato preventivo o in qualsiasi altra situazione equivalente ai sensi della normativa vigente;
  • non hanno beneficiato di un importo complessivo di aiuti de minimis che, unitamente all’importo delle agevolazioni concesse a valere sulla presente misura, determini il superamento dei massimali previsti dal regolamento de minimis;
  • non hanno ricevuto né richiesto, per le spese oggetto del contributo previsto dalla presente misura, alcun altro contributo pubblico;
  • non sono destinatarie di sanzioni interdittive ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231;
  • non hanno ricevuto e successivamente non rimborsato o depositato in un conto bloccato aiuti sui quali pende un ordine di recupero, a seguito di una precedente decisione della Commissione europea che dichiara l’aiuto illegale e incompatibile con il mercato comune;
  • sono in regola con la restituzione di somme dovute in relazione a provvedimenti di revoca di agevolazioni.

Requisiti per i professionisti

Possono, invece, richiedere il bonus colonnine elettriche 2024 i professionisti in possesso dei seguenti requisiti:

  • presentano un volume d’affari, nell’ultima dichiarazione IVA trasmessa all’Agenzia delle Entrate, non inferiore al valore della infrastruttura di ricarica per la quale è richiesto il contributo previsto dalla presente misura. Per i professionisti che applicano il regime forfettario, il valore dell’infrastruttura di ricarica non può essere superiore a 20.000 euro;
  • non hanno ricevuto né successivamente hanno rimborsato o depositato in un conto bloccato, gli aiuti dichiarati illegali o incompatibili dalla Commissione europea;
  • sono in regola con la restituzione di somme dovute in relazione a provvedimenti di revoca di agevolazioni;
  • sono in regola con il versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali;
  • sono in regola con gli adempimenti fiscali;
  • non hanno ricevuto né richiesto, per le spese oggetto del contributo previsto dal presente decreto, alcun altro contributo pubblico.

Come funziona il bonus colonnine elettriche

Il bonus colonnine elettriche 2024 può essere richiesto per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture di ricarica elettrica dei veicoli. Sono agevolabili diverse tipologie dispesa tra cui:

  • acquisto e messa in opera di infrastrutture di ricarica;
  • connessione alla rete elettrica così come da preventivo per la connessione rilasciato dal gestore di rete, nel limite massimo del 10% del costo totale ammissibile per la fornitura e messa in opera delle infrastrutture di ricarica;
  • spese di progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi, nel limite massimo del 10% del costo totale ammissibile per la fornitura e messa in opera delle infrastrutture di ricarica.

Non sono, in ogni caso, ammissibili al contributo, a titolo esemplificativo, le spese per:

  • imposte, tasse e oneri di qualsiasi genere;
  • consulenze di qualsiasi genere, ad eccezione di quelle previste alla lettera c);
  • terreni e immobili;
  • acquisto di servizi diversi da quelli previsti, anche se funzionali all’istallazione;
  • autorizzazioni edilizie, alla costruzione e all’esercizio.

Per l’acquisto e installazione di infrastrutture di ricarica di valore complessivo deve risultare inferiore a 375.000,00 euro da parte delle imprese. Mentre per l’acquisto e installazione di infrastrutture di ricarica da parte di professionisti, che presentano un volume d’affari non inferiore al valore della infrastruttura di ricarica.

Per i professionisti che applicano il regime forfettario, il valore dell’infrastruttura di ricarica non può essere superiore a 20.000,00 euro (il volume d’affari è desumibile al rigo VE50 dall’ultima dichiarazione IVA trasmessa all’Agenzia delle Entrate).

Come fare domanda per il bonus colonnine

Per presentare la domanda per il bonus colonnine elettroniche è necessario accedere alla nuova Area Personale del sito Invitalia tramite sistema pubblico di identità digitale (SPID), carta d’identità elettronica (CIE) o carta nazionale dei servizi (CNS). C’è tempo fino alle 17 del 20 giugno 2024.

Una volta entrati nell’area della scrivania personale è possibile scegliere l’incentivo per il quale presentare domanda o chiedere maggiori informazioni tramite il servizio “Parla con me”, per poi scegliere “Colonnine di ricarica elettrica” utilizzando l’apposito menu a discesa e compila la domanda in ogni sua parte: il perfezionamento richiede il possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) attiva.

Fonte: Idealista.it

Quanto pesa l’inflazione di maggio 2024 sui rinnovi annuali d’affitto? I dati per città

L’Istat ha diffuso i dati sull’inflazione rilevata a maggio 2024, l’istituto di statistica ha rilevato un aumento dello 0,8% su base annua dell’indice dei prezzi al consumo. Stessa percentuale anche per l’indice FOI, che si tradurrà in un aumento, seppur contenuto, per i canoni di locazione degli inquilini che hanno il rinnovo annuale dell’affitto. In Italia, si dovranno pagare mediamente circa 6 euro in più al mese (e 72 euro all’anno). Scopriamo quanto aumentano gli affitti a seconda delle diverse città italiane.

L’aumento dell’inflazione è uno degli effetti più tangibili per le finanze delle famiglie italiane, soprattutto per quelle che hanno l’adeguamento annuale del canone di locazione annuale (per i contratti 4+4). Gli aumenti più rilevanti sono quelli con cui dovranno fare i conti gli inquilini milanesi, che vedranno aumentare l’affitto mensile di 15 euro in più al mese rispetto allo scorso anno. A Roma, invece, l’incremento mensile sarà di 9 euro in media.

È lo scenario che emerge da un’analisi di idealista, portale leader per sviluppo tecnologico in Italia, che ha calcolato quanto inciderà l’aumento dell’inflazione sull’adeguamento dei contratti di locazione di un trilocale in base all’Indice dei prezzi al consumo aggiornato e pubblicato dall’Istat. L’aumento dell’inflazione incide direttamente sui contratti di locazione legati all’indice FOI, ovvero quelli che prevedono la formula di durata 4+4.

Quanto aumentano gli affitti nei capoluoghi italiani con l’inflazione

I dati sono eleborati sulla media dei canoni di locazione di un trilocale rivalutati con l’indice FOI di maggio 2024

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CapoluogoCanone aggiornato (€/mese)Aggiornamento FOI 0,8% (€/mese)Canone mediano di un trilocale ad maggio ’23 (€/mese)
Milano1.865151.850
Venezia1.310101.300
Firenze1.260101.250
Bologna1.210101.200
Bolzano-Bozen1.210101.200
Roma1.15991.150
Como1.10991.100
Monza1.00881.000
Modena9738965
Padova9588950
Ravenna9588950
Verona9588950
Napoli9077900
Vicenza9077900
Bergamo8827875
Bari8577850
Trento8577850
Varese8577850
Belluno8387831
Cagliari8066800

Il report si concentra sull’analisi della media dei canoni di locazione richiesti negli annunci di trilocali in affitto pubblicati su idealista. Per lo studio, infatti, è stato scelto questo taglio immobiliare nello specifico perché si tratta di quello più richiesto dalle famiglie, la categoria su cui l’aumento dell’inflazione pesa maggiormente.

In Italia, l’affitto per una casa con tre stanze, secondo quanto rilevato nel mese di maggio 2023, era di 750 euro al mese. Gli inquilini che hanno l’adeguamento annuale calcolato con l’indice di inflazione FOI di maggio 2024, quindi, dovranno pagare 6 euro in più al mese in media. Tuttavia, a seconda della zona in cui si vive gli aumenti possono subire differenze anche molto significative.

Lo scenario, infatti, muta in maniera anche marcata a seconda della città presa in esame (il report si è concentrato esclusivamente sui capoluoghi e non sulle province per via di una base dati molto più consistente) e della media dei canoni cittadini.

Gli inquilini che subiranno gli aumenti più evidenti dei canoni di locazione sono quelli di Milano (+15 euro al mese e 180 euro in più all’anno). Dato facilmente immaginabile, se si considera che il capoluogo lombardo risulta stabilmente anche quello in cui si registra la media degli affitti più cara d’Italia.

Aumentano di circa 10 euro al mese (120 all’anno) gli affitti per gli inquilini che hanno il rinnovo annuale del canone di locazione residenti a Venezia, Bologna, Bolzano e Firenze. Mentre a Roma e Como gli aumenti saranno di circa 9 euro al mese (e 108 all’anno).

Tra i capoluoghi del Sud, si segnalano gli aumenti di 7 euro al mese che si registrano a Napoli e Bari. Più in generale, si registrano aumenti contenuti (non oltre i 3 euro mensili) a: Terni, Reggio Calabria, Alessandria, Asti, Carbonia, Caltanissetta, Vibo Valentia, Biella, Lanusei, Enna.

Fonte: Idealista.it

Plusvalenza superbonus, non si applica agli immobili adibiti ad abitazione principale

Non è dovuta la tassazione del 26% sulla plusvalenza generata dalla vendita di un immobile oggetto dei lavori del superbonus se lo stesso è stato adibito ad abitazione principale per la maggior parte del periodo intercorso tra l’acquisto e la vendita. A dirlo è la circola n13/E dell’Agenzia delle Entrate che ha fornito delucidazioni sulle novità introdotte dalla legge di bilancio 2024

  1. Plusvalenza superbonus sulla prima casa
  2. Le novità della plusvalenza superbonus per il 2024
  3. Plusvalenza immobili in successione
  4. La circolare dell’Agenzia delle Entrate
    1. Come si calcola la plusvalenza superbonus 110?
    2. Quando la plusvalenza non è dovuta?
    3. Chi ha usufruito del Bonus 110 può vendere?

Plusvalenza superbonus sulla prima casa

La circolare dell’Agenzia delle Entrate ricorda come la tassazione su un immobile oggetto dei lavori del superbonus non si applica in caso di immobile adibito a prima casa del cedente o dei suoi familiari del cedente o dei suoi familiari per la maggior parte dei dieci anni antecedenti alla cessione o a quelli adibiti ad abitazione principale per la maggior parte del periodo intercorso tra l’acquisto (o la costruzione) e la cessione, se al momento della cessione sono stati acquistati (o costruiti) da meno di dieci anni.

Le novità della plusvalenza superbonus per il 2024

L’ultima Legge di Bilancio (Legge n. 231/2023, articolo 1, commi da 64 a 67) ha introdotto a partire dal 1° gennaio 2024 un’ipotesi di plusvalenza che si realizza a seguito della cessione a titolo oneroso di immobili oggetto di interventi agevolati con Superbonus che, all’atto della cessione, si siano conclusi da non più di dieci anni. La plusvalenza configura un reddito diverso se non conseguito nell’esercizio di arti e professioni e di imprese commerciali o da società in nome collettivo o in accomandita semplice

Plusvalenza immobili in successione

L’esonero dal pagamento delle imposte sulla successione si applica anche agli immobili acquisiti per successione

La circolare dell’Agenzia delle Entrate

Qui puoi scaricare la circolare dell’Agenzia delle Entrate sulla nuova normativa sulla plusvalenza sugli immobili oggetto dei lavori del superbonus

Come si calcola la plusvalenza superbonus 110?

Dal 2024 la plusvalenza derivante dalla cessione di immobile oggetto di superbonus 110% sconta una tassazione del 26% (in alternativa all’IRPEF).

Quando la plusvalenza non è dovuta?

Innanzitutto la tassazione è dovuta quando tra l’acquisto e la vendita dell’immobile sono passati meno di 5 anni. Invece, se la vendita avviene dopo i 5 anni, la plusvalenza immobiliare non è tassata.

Chi ha usufruito del Bonus 110 può vendere?

Si, chi ha usufruito del bonus 110 può vendere l’immobile oggetto dei lavori di ristrutturazione, ma se la vendita avviene prima dei cinque anni si applica una tassazione del 26%. L’imposta di plusvalenza non si applica in caso di abitazione principale

Fonte: Idealista.it

Borgo Egnazia, il resort a cinque stelle in Puglia che accoglie il G7

Da giovedì 13 giugno a sabato 15 giugno, i capi di Stato e di governo dei Paesi più influenti al mondo, Italia compresa, si riuniscono a Borgo Egnazia per il G7. Da tempo meta di attori, cantanti e politici, la struttura è un resort a cinque stelle che si trova a Savelletri, a Fasano, in provincia di Brindisi, in Puglia.

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Le date del g7 a Borgo Egnazia

L’incontro tra i leader mondiali si tiene a Borgo Egnazia tra giovedì 13 e sabato 15giugno. Oltre al presidente del governo Giorgia Meloni, sarà presente il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il premier britannico Rishi Sunak, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministrogiapponese Fumio Kishida e quello canadese, Justin Trudeau.

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Oltre ai mandatari delle principali democrazie, sono attesi anche il Papa Francesco, il principe ereditario dell’Arabia Saudita, audita Mohammed bin Salman, il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. A partire sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella darà invece il benvenuto

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Cos’è il G7?

l Gruppo dei Sette (G7) è un forum informale che riunisce Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Al Gruppo partecipa anche l’Unione Europea, rappresentata ai vertici dal Presidente del Consiglio Europeo e dal Presidente della Commissione Europea.

Chi è il proprietario di Borgo Egnazia?

Il proprietario di Borgo Egnazia è Algo Melpignano, fondatore e amministratore delegato di Egnazia Ospitalità Italiana.

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Fimaa: il calo dei tassi sui mutui spinge le intenzioni di acquisto degli italiani

Report Fimaa-Confcommercio: il calo dei tassi sui mutui spinge gli italiani a progettare l’acquisto di una nuova casa

Le famiglie italiane riprendono a progettare l’acquisto di una nuova casa, cresce infatti la fiducia nel fatto che nei prossimi mesi i tassi di interesse dei mutui scenderanno. Nel 2024, si effettueranno circa 710mila compravendite immobiliari, un numero sostanzialmente in linea con i livelli dell’anno precedente. È quanto emerge dall’ultima edizione dell’Indagine Fimaa-Confcommercio sul mercato immobiliare residenziale, aggiornata ai dati del primo quadrimestre 2024.

Il report – realizzato dall’Ufficio studi FIMAA, coordinato da Andrea Oliva – evidenzia in particolare che, sebbene gli scambi di abitazioni abbiano registrato un andamento negativo negli ultimi tre trimestri del 2023, il gap sia andato progressivamente migliorando. La maggior parte degli operatori immobiliari FIMAA – Federazione italiana mediatori agenti d’affari, aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia – si attende un’inversione di tendenza  già nel prossimo quadrimestre. Di contro, solamente il 25% degli intervistati è convinto che subirà un ulteriore calo, una percentuale nettamente inferiore alle rilevazioni di un anno fa, all’epoca si superava infatti il 60%.

Sempre secondo oltre il 60% di agenti immobiliari, i prezzi degli immobili venduti registreranno in media un aumento del 2,2%. Il mercato però viaggerà a due velocità, confermando il, trend che si è già registrato nel 2023. Nell’anno precedente, infatti, probabilmente per le notizie di adeguamento energetico del patrimonio abitativo, i prezzi delle abitazioni esistenti sono aumentati solamente dello 0,4% nominale, le abitazioni nuove invece hanno beneficiato di un +5,6%.

A spingere il mercato sono soprattutto le aspettative sul calo dei tassi sui mutui (quasi il 50% di risposte), e le possibilità di ottenere dei buoni redditi in determinati contesti con la locazione delle abitazioni (32,5%). Circa il 10% punta a possedere una casa green per risparmiare sulle spese di gestione, mentre un altro 7,2% si attende un prossimo aumento dei prezzi. Tra gli altri fattori (1%), c’è in particolare il desiderio di possedere una seconda casa in località turistica.

Tra i punti di debolezza del mercato a giudizio degli operatori interpellati, ci sono in particolare gli elevati costi di ristrutturazione (31,4%);  gli stipendi medi bassi (23,9%); le preoccupazioni per le imposte introdotte dall’ultima legge di bilancio o per l’annunciata revisione degli estimi, e quelle sugli aspetti regolamentativi come l’efficientamento energetico (22,2%); l’instabilità degli scenari geo-politici internazionali (19,5%). Le altre motivazioni raccolgono il 2,9% di risposte, tra queste ci sono in particolare le preoccupazioni sui tassi dei mutui ancora alti e sui livelli dell’inflazione.

Il mercato delle locazioni

Il report analizza anche il mercato delle locazioni, nel 2023 il numero di nuovi contratti di locazione abitativa si è ridotto rispetto all’anno precedente (-1,6%), mentre i canoni hanno proseguito il trend espansivo (+4,4%). Secondo le aspettative formulate degli agenti immobiliari FIMAA per il secondo quadrimestre del 2024, la domanda di appartamenti in locazione sarà molto forte (68,5% degli intervistati), l’offerta però potrebbe non tenere il passo. La maggioranza degli agenti (47,6%) ritiene infatti che si attesterà sui livelli dell’anno precedente, ma la percentuale di coloro che ritengono ci sarà un’ulteriore riduzione non è molto più bassa (46,4%). Ne consegue un numero di nuovi contratti che mantiene le stesse percentuali di diminuzione evidenziate nel 2023 (tra il 2 e il 3% in meno), e canoni ancora in crescita del 5%.

“Oggi servono strumenti a supporto di un mercato che attribuisce un valore maggiore agli immobili residenziali efficientati rispetto a quelli non efficientati – commenta Santino Taverna, presidente nazionale FIMAA. – Nel nostro Paese, le unità residenziali stabilmente abitate che necessiterebbero di interventi di riqualificazione energetica sono circa 12 milioni: c’è bisogno di maggiore gradualità nei tempi di attuazione della direttiva europea sulle “case green”. Oltre a bonus edilizi, occorrono sostegni economici concreti a beneficio delle famiglie e dei cittadini, soprattutto per le realtà meno abbienti”.

“Il report evidenzia i primi segnali di riduzione delle abitazioni in offerta in vendita – sottolinea Andrea Oliva, coordinatore Ufficio Studi FIMAA. – È difficile, in particolare, trovare abitazioni da concedere in locazione nelle grandi città e nei centri turistici, o nuove costruzioni al giusto prezzo. I prezzi delle abitazioni nuove, oltretutto, sono cresciuti del 19% dall’inizio del 2021, complice l’inflazione e le tensioni geo-politiche internazionali”.

Fonte: Idealista.it

Rogito notarile: il notaio spiega a cosa serve e come funziona

La compravendita di una casa è una delle scelte più importanti nella vita di una persona. Per questa ragione è fondamentale conoscere tutti i passi necessari che vanno dalla scelta di un’abitazione all’atto di compravendita vero e proprio. Tra questi, uno step importante è il rogito stipulato dal notaioFlavia Fiocchi, consigliere nazionale del Notariato con delega alla comunicazione spiega a idealista/news cos’è il rogito notarile, cosa serve e come funziona

  1. Cos’è il rogito notarile e a cosa serve
  2. Qual è la differenza tra rogito e atto notarile
  3. Qual è la documentazione richiesta per il rogito
  4. Cosa succede il giorno del rogito?
  5. Quali sono i documenti che rilascia il notaio dopo il rogito?

Cos’è il rogito notarile e a cosa serve

L’acquisto di una casa è certamente una delle operazioni economiche più importanti nella vita di una persona e, per tutelare al meglio i cittadini, lo Stato richiede che il contratto sia stipulato da un pubblico ufficiale imparziale e specializzato sulla materia: il notaio.

Come spiega il notaio Flavia Fiocchi: “Il notaio, per legge, tutela acquirente e venditore, garantendo che l’acquisto dell’immobile avvenga nel rispetto di tutte le norme di legge. Per questo è consigliabile rivolgersi a lui fin dall’inizio delle trattative prima ancora di firmare proposte di acquisto o contratti preliminari, che sono già vincolanti”

Ma cosè il rogito notarile? “Il rogito è l’atto pubblico con cui il notaio stipula un contratto di compravendita, permuta o divisione, un mutuo ipotecario, un verbale societario e molto altro.

Deriva dal termine latino corrispondente, che significa, tra le altre cose, “chiedere”. Il notaio è infatti “richiesto” dalle parti di stipulare l’atto con cui le stesse intendono raggiungere un obiettivo economico (acquistare, vendere, costituire una società, ecc.) e a sua volta “richiede” alle parte di manifestargli la loro volontà,  al fine di ridurla per iscritto n un atto che consenta di realizzare l’effetto giuridico voluto.

rogito notarile

GTRES

Qual è la differenza tra rogito e atto notarile

Spesso si sente parlare di rogito notarile e di atto notarile. Ma qualè la differenza tra i due? “Nessuna differenza, di fatto. L’atto notarile è il termine generale che comprende atti pubblici, scritture private autenticate dal notaio, verbali societari ricevuti dal Notaio, atti unilaterali come procure, atti successori ecc.”

Qual è la documentazione richiesta per il rogito

Per la redazione del rogito notarile sono richiesti tutti una serie di documenti che riguardano principalmente il venditore, ma anche l’aspirante acquirente. Come spiega Fiocchi la documentazione richiesta “Dipende dal tipo di rogito che si vuole stipulare. Per la compravendita di una casa ad esempio si richiede al venditore

  • il rogito di provenienza dell’immobile,
  • la documentazione dalla quale evincere la regolarità edilizia dell’immobile (licenze, abitabilità o dichiarazione riassuntiva di un tecnico),
  • attestato di prestazione energetica per gli immobili abitativi e produttivi,
  • certificato di destinazione urbanistica per i terreni,
  • estratto di matrimonio ( per verificare lo stato patrimoniale del venditore e l’esistenza o meno di fondi patrimoniali o altri vincoli)
  •  altri documenti che possono variare in base alla tipologia di atto richiesta,

All’acquirente vengono richiesti

  • documenti anagrafici e estratto matrimonio
  • titoli utilizzati per il pagamento del prezzo .

Il notaio indagherà poi presso l’acquirente sulle possibilità per il medesimo di godere o meno di agevolazioni, richiedendo di produrre la relativa documentazione necessaria per attestarne i requisiti”

atto notarile

GTRES

Cosa succede il giorno del rogito?

Il momento algido nel processo di compravendita immobiliare riguarda il giorno del rogito.

“Le parti si presentano personalmente o a mezzo di un procuratore –  munito di procura notarile-  davanti al notaio incaricato della stipula, che dá loro lettura integrale dell’atto, ne richiede la conformità alla loro volontà e, in caso affermativo, lo fa sottoscrivere, sottoscrivendolo a sua volta per concluderlo”

“Da quel momento l’atto è perfezionato ed operativo, fatte salve le formalità fiscali che il notaio adempie, tempestivamente, in luogo delle parti e quale loro sostituto di imposta, versando allo Stato, senza alcun aggio o aggravio, le giuste imposte dal medesimo Notaio auto liquidate in base al tipo di atto posto in essere e ai requisiti oggettivi e soggettivi relativi, nel rispetto della legge e della normativa fiscale.

Quali sono i documenti che rilascia il notaio dopo il rogito?

Contestualmente al rogito, il Notaio può rilasciare alle parti, a loro richiesta

  • un certificato di avvenuta stipula che attesta, indicando i dati anagrafici delle parti e gli estremi catastali dell’immobile ovvero i dati dell’operazione svolta, che l’atto di cui trattasi è stato effettivamente stipulato dai soggetti ivi indicati ed è perfezionato ed operativo.

Dopo l’espletamento delle formalità fiscali, il Notaio rilascia alle parti:

  • una copia cartacea o digitale, conforme all’atto originale stipulato, il cui unico originale rimane invece depositato presso il Notaio e raccolto, insieme agli suoi rogiti, in appositi volumi rilegati, che rimarranno presso lo studio del notaio fino al suo pensionamento o al suo decesso, quando verranno  poi trasferiti all’archivio notarile distrettuale.

Fonte: Idealista.it