Bonus ristrutturazione al 30%: cosa cambia con il dl superbonus

La novità scatterà a partire dal 2028, ma dal 2025 l’aliquota scenderà al 36%

Tra le plieghe del maxi emendamento del governo al decreto 39/2024, o dl superbonus,si nasconde anche un’importante novità per il bonus ristrutturazione. Una modifica che sebbene non abbia un impatto immediato sull’agevolazioni per le ristrutturazioni per il 2024, attualmente in vigore con un’aliquota del 50%, mette un’ipoteca importante per il 2025 e soprattutto dal 2028 in avanti.

Tra i piani del governo c’è una completa ristrutturazione delle agevolazioni sulla casa. Se la prova più palese è il maxi emendamento al dl superbonus, che introduce lo spalma crediti obbligatorio in 10 anni per le spese sostenute nel 2024 e nel 2025 e prevede che non sarà più possibile compensare i crediti fiscali con contributi previdenziali o INAIL da parte delle banche, un segnale importante è anche l’intervento sul bonus ristrutturazione che per il 2024 ha un’aliquota del 50%.

Bonus ristrutturazioni al 30% dal 2028

L’articolo 9 bis comma 8, prevede infatti“all’articolo 16-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 3 è aggiunto il seguente: «3-ter. Per le spese agevolate ai sensi del presente articolo sostenute a partire dal 1° gennaio 2028 al 31 dicembre 2033, escluse quelle di cui al comma 3-bis, l’aliquota di detrazione è ridotta al 30 per cento». Detto in altre parole, a partire dal 2028 l’attuale aliquota del bonus ristrutturazionescenderà al 30%. 

Bonus ristrutturazione nel 2025

Ma la novità riguarda anche il bonus ristrutturazioni nel 2025 perché a partire dal prossimo anno la percentuale di detrazione sarà infatti del 36%. Questo perché il 36% è l’aliquota standard dell’agevolazione per le ristrutturazioni che è attualmente al 50% per via delle maggiorazioni introdotte anno dopo anno dal governo. Cambia l’aliquota, ma cambia anche il tetto massimo di spesa. Dall’attuale 96mila euro, a gennaio 2025 si passerà infatti alla metà 48mila euro. Un limite che dovrebbe essere confermato dal 2028.

Fonte: Idealista.it

Sempre più costoso acquistare e affittare casa: cresce lo sforzo economico nel I trim

Per l’acquisto il tasso di sforzo è passato dal 18,5% al 19,5% nell’ultimo anno, mentre quello dell’affitto è passato dal 24,2% al 26,8%

Secondo una recente analisi condotta da idealista, il portale immobiliare leader per lo sviluppo tecnologico in Italia, la quota del reddito familiare necessaria per l’acquisto di un’abitazione è aumentata di un punto percentuale nell’ultimo anno, raggiungendo il 19,5%. Allo stesso tempo, la percentuale del reddito familiare richiesta per la locazione è salita di oltre 2 punti percentuali, arrivando al 26,8% nel primo trimestre del 2024. Lo studio prende come riferimento appartamenti con due camere da letto e fotografa l’impegno economico richiesto per la casa da parte delle famiglie italiane.

Sforzo per l’acquisto

Nel contesto dell’attuale mercato immobiliare italiano, emerge un quadro complesso riguardo all’effort finanziario richiesto per l’acquisto di una casa rispetto all’affitto. Secondo recenti dati, in 34 capoluoghi italiani il tasso di sforzo per l’acquisto di un immobile raggiunge livelli significativamente alti, superando la media nazionale del 19,5%. Tra le città dove la quota per l’acquisto di una nuova abitazione supera il livello di guardia del 30% del reddito familiare consigliato dagli esperti, spiccano Venezia (39,7%), Bolzano (36,2%), Milano (35,9%), Rimini (33,5%), Napoli (33,4%) e Firenze (30,3%). Roma e Bologna, pur figurando ai primi posti della graduatoria, si collocano poco sotto tale livello, rispettivamente al 28,2% e al 26,5%.

Al contrario, altre 72 città capoluogo registrano un tasso di sforzo per l’acquisto inferiore alla media nazionale, con variazioni che vanno dal 19,4% di Brescia al 6,1% di Biella, che si conferma come il capoluogo con il minor impatto finanziario per l’acquisto di un’abitazione in Italia.

Rispetto all’anno precedente (primo trimestre 2023), si osserva un significativo aumento del tasso di sforzo per l’acquisto in 82 capoluoghi italiani, con aumenti che vanno dal 5,2% di Pesaro allo 0,1% registrato a Cremona e Varese. Napoli segna il maggiore incremento anno su anno con il 3,8%, seguita da Firenze (3,7%). Milano è l’unico grande mercato a evidenziare un calo (-1,7%) nel medesimo periodo. Inoltre, tra i 22 capoluoghi dove la quota di reddito familiare necessaria per l’acquisto di una casa è diminuita, spicca Bolzano con il maggiore ribasso del 6,3%.

A livello provinciale, è sempre Bolzano a mettersi in luce come la provincia con il tasso di sforzo più elevato per l’acquisto di un’abitazione, raggiungendo il 39,7%. Seguono da vicino Savona (35,6%), Imperia (34,4%) e Rimini (33,9%), evidenziando una significativa pressione economica sulle famiglie in queste aree. Napoli (29,6%), Milano (26,7%), Venezia (26,6%), Firenze (26,4%) e Roma (25,5%) sono altre province in cui si registra un notevole impegno finanziario per l’acquisto di una casa. Dall’altro lato dello spettro, spicca Biella con un tasso di sforzo del 5,1%, confermandosi come la provincia dove l’acquisto di un’abitazione richiede uno sforzo economico meno impattante rispetto alla media nazionale.

Anche nelle province italiane, l’impegno finanziario per l’acquisto di una casa è in aumento nella stragrande maggioranza delle aree monitorate (90), confermando la tendenza diffusa nel mercato nazionale. Solo in 16 province si sono registrati cali, mentre Avellino si distingue per aver mantenuto un tasso di sforzo invariato rispetto all’anno precedente.


Sforzo per l’affitto

L’impegno finanziario delle famiglie italiane per l’affitto cresce in numerose città italiane nell’ultimo trimestre, precisamente in 60 capoluoghi sugli 82 monitorati in questo report.

Sei città italiane superano il 30% consigliato dagli esperti per lo sforzo nell’affittare una casa con due camere da letto. Firenze si distingue con la percentuale più alta, raggiungendo il 42,8% del reddito familiare necessario per affittare, seguita da Como (42,4%), Napoli (41,2%), Milano (41%), Venezia (38,8%) e Brescia (30,5%). Al di sotto di questi livelli, ma comunque sopra la media nazionale, troviamo Barletta (29,5%), Bolzano (28,6%), Padova (27,7%) e Cagliari (27,6%).

Complessivamente, 78 capoluoghi italiani presentano un tasso di sforzo per la locazione inferiore alla media nazionale del 26,8%, con Bologna (26,6%) e Roma (26,5%) in testa di una lista che vede Enna e Vibo Valentia le città meno onerose per le tasche degli inquilini, richiedendo solo l’11,9% del reddito familiare da destinare all’affitto.

Nel contesto dei principali mercati urbani, l’impegno finanziario per l’affitto è cresciuto nell’ultimo anno a Napoli (8,4%) e Torino (3,4%), mentre è diminuito a Milano (1,8%) e in particolare a Roma (-5,7%).

Guardando alle province, ben 24 aree superano la media nazionale del 26,8% per la quota di reddito familiare destinata all’affitto. La provincia di Ravenna spicca per richiedere il maggior sforzo alle famiglie, con una media del 52,7% del reddito da destinare per l’affitto. La seguono Lucca e Milano, rispettivamente con il 50% e il 46,1%. Le variazioni superiori alla media italiana spaziano dal 36,4% di Firenze al 27% di Teramo. Al contrario, lo sforzo minore è richiesto nelle province di Biella (12,1%), Terni (13,2%) e Alessandria (13,7%).

Metodologia
Il tasso di sforzo misura il peso della casa sul potere d’acquisto delle famiglie. Nel caso della compravendita: è la percentuale del reddito familiare netto annuo (ISTAT) destinato all’acquisto di un trilocale nella zona d’interesse identificata, con un mutuo di 30 anni, un tasso di interesse in linea con l’aggiornamento mensile dalla BCE e un contributo iniziale del 20%. Il calcolo viene effettuato utilizzando il prezzo mediano di zona dei trilocali, al quale viene scontato il margine di negoziazione.

Dal trimestre precedente è stata aggiornata la metodologia sul calcolo del mutuo, attualmente nel calcolo del tasso di sforzo viene utilizzato il tipo di ammortamento alla francese.

Seguono le tabelle con i dati nazionali, provinciali e cittadini relativi al tasso di sforzo per l’acquisto di un’abitazione aggiornati a marzo 2024

Il tasso di sforzo per comprare e affittare casa per provincia

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ProvinciaAffitto mar-23Affitto mar-24Acquisto mar-23Acquisto mar-24
Agrigento22,3%21,8%14,1%13,3%
Alessandria13,5%13,7%8,0%8,2%
Ancona17,7%16,7%13,4%15,2%
Aostan.d.n.d.21,0%20,6%
Arezzo16,6%16,0%13,6%14,3%
Ascoli Piceno20,0%20,4%20,7%21,1%
Asti13,5%14,4%9,4%10,7%
Avellino16,6%16,6%11,3%11,3%
Bari26,2%26,0%19,6%20,6%
Barletta-Andria-Trani28,9%27,7%24,0%24,3%
Belluno29,4%28,2%15,3%15,6%
Benevento18,1%18,7%11,9%12,7%
Bergamo22,8%23,4%15,4%16,0%
Biella11,4%12,1%4,8%5,1%
Bologna26,2%25,9%21,2%22,0%
Bolzano-Bozen34,4%31,4%42,4%39,7%
Brescia27,9%30,0%22,6%24,4%
Brindisi31,7%30,8%16,0%17,3%
Cagliari27,1%31,2%20,3%24,3%
Caltanissetta17,6%17,9%9,5%11,3%

Il tasso di sforzo per comprare e affittare casa per capoluogo

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CapoluogoAffitto mar-23Affitto mar-24Acquisto mar-23Acquisto mar-24
Agrigento17,5%15,6%11,1%11,8%
Alessandria13,4%15,1%8,3%8,9%
Ancona16,7%18,4%12,1%13,5%
Aostan.dn.d19,1%18,2%
Arezzo18,6%17,5%17,3%17,6%
Ascoli Piceno17,4%18,1%12,9%14,3%
Asti13,7%14,4%10,3%11,0%
Avellino14,5%14,4%11,6%13,4%
Bari24,5%24,7%19,9%21,6%
Barletta25,8%29,3%21,3%25,3%
Bellunon.dn.d10,2%10,4%
Benevento15,4%17,2%10,4%12,0%
Bergamo22,7%25,0%20,4%20,9%
Biella11,9%12,2%5,5%6,1%
Bologna28,1%26,6%25,7%26,5%
Bolzano-Bozen26,8%28,6%42,5%36,2%
Brescia22,2%30,5%18,3%19,4%
Brindisi22,0%22,8%14,0%14,0%
Cagliari21,4%27,6%21,4%25,1%
Caltanissetta14,4%15,0%8,9%10,1%

Fonte: Idealista.it

Case usate: prezzi in frenata ad aprile (-0,1%), ma +1,5% in un anno. Scopri i valori nella tua città

1.848 euro/m2 il prezzo medio del mattone in Italia

Gli ultimi dati dell’Ufficio Studi di idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia, rivelano un rallentamento nei prezzi delle abitazioni usate ad aprile (-0,1%), con una media di 1.848 euro al metro quadrato. L’andamento annuale dei prezzi rimane positivo, registrando un aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente

Regioni

La tendenza dei mercati regionali mostra un quadro contrastato, con 10 aree in calo, 8 in aumento e due, Abruzzo e Puglia, che rimangono stabili rispetto a marzo. Con un balzo dell’1,4% ad aprile, il Trentino-Alto Adige registra il maggior aumento del periodo. Seguono altre 7 regioni con variazioni che vanno dallo 0,4% della Lombardia allo 0,1% dell’Emilia-Romagna. Al contrario, i maggiori ribassi si evidenziano nel Molise (-0,8%), in Campania e nel Lazio (entrambe giù dello 0,7%). Altri cali si collocano in un range che va dal -0,6% della Sicilia al -0,1% del Friuli-Venezia Giulia.

Il Trentino-Alto Adige si conferma come la regione con i prezzi al metro quadrato più elevati, raggiungendo i 3.144 euro. Seguono Valle d’Aosta (2.693 euro/m²), Liguria (2.507 euro/m²) e Toscana (2.329 euro/m²), tutte con prezzi superiori alla media nazionale. Anche Lombardia (2.197 euro/m²), Lazio (2.118 euro/m²) ed Emilia-Romagna (1.850 euro/m²) presentano valori al di sopra della media italiana. Le restanti regioni mostrano prezzi compresi tra i 1.820 euro del Veneto e gli 886 euro del Molise, la regione più economica per l’acquisto di un immobile in Italia.

Province

A livello provinciale, osserviamo un equilibrio tra aree in calo (50) e altrettante in crescita; nel frattempo, 6 macroaree (Siracusa, Arezzo, Firenze, Massa-Carrara, Brescia e La Spezia) rimangono stabili.

I maggiori rialzi registrati nel mese di aprile si sono verificati a Vercelli (1,9%), Trento e Isernia (entrambi 1,8%), seguiti da Macerata (1,4%) e Gorizia (1,3%). Al contrario, la provincia che ha registrato i maggiori ribassi dei prezzi è Benevento (-2,6%), seguita da Enna (-1,8%), Rimini e L’Aquila (entrambe -1,7%).

Sul versante dei prezzi, la provincia italiana più cara si conferma anche questo mese Bolzano, con i suoi 4.510 euro al metro quadro. La seguono Milano (3.434 euro/m²) e Lucca (3.098 euro/m²).  Valori superiori alla media italiana in altre 27 province italiane compresi tra i 3.080 euro di Savona ed i 1.867 euro di Latina. Mentre, le aree provinciali meno costose per l’acquisto di un immobile sono Biella (628 euro/m²), Caltanissetta (669 euro/m2) e Isernia (678 euro/m2).

Capoluoghi

Nei capoluoghi, si osserva una leggera prevalenza di aree con prezzi in diminuzione (48), rispetto a quelle in aumento (46) e 10 che mantengono stabilità rispetto al mese precedente.

I maggiori incrementi del periodo si concentrano nelle città di Andria (2,9%), Udine (2,7%), Isernia (2,6%), Verbania (2,5%) e Como (2%). I capoluoghi di regione che Incrementano maggiormente il loro valore sono Firenze (0,9%), Bologna (0,5%) e Torino (0,2%). Milano e Roma rimangono stabili, mentre Palermo (-1%) e Napoli (-1,5%) registrano i maggiori cali. I ribassi più significativi si registrano a L’Aquila (-4,4%), Benevento (-3,8%) e Potenza (-3%).

Milano, nonostante la stabilizzazione di aprile, conferma la sua posizione come la città più costosa per acquistare casa, con un prezzo medio di 4.990 euro al metro quadrato. Seguono Bolzano (4.532 euro/m²) e Venezia (4.463 euro/m²). Firenze si posiziona al quarto posto della classifica con 4.121 euro/m², seguita da Bologna (3.470 euro/m²), Roma (3.021 euro/m²) è all’ottavo posto, Napoli (2.770 euro/m²) si colloca al decimo posto in termini di prezzi. Al contrario, Caltanissetta (732 euro/m²) si conferma come il capoluogo più economico d’Italia, seguita da Ragusa (735 euro/m²) e Biella (741 euro/m²) nella classifica dei valori immobiliari cittadini.

Nota metodologica

A partire dal rapporto relativo al secondo trimestre del 2022, abbiamo aggiornato la metodologia di calcolo per la determinazione del prezzo delle abitazioni rimuovendo gli annunci di aste dal campione storico di idealista (da gennaio 2012 ad oggi).  

Tale approccio permette di minimizzare le distorsioni statistiche derivanti dai prezzi di questi annunci, che non rispecchiano l’effettiva richiesta del proprietario, ma il prezzo di base d’asta (prezzo inferiore al suo valore), e garantisce la massima accuratezza del nostro report. Dal 2021 abbiamo osservato una presenza crescente di annunci di aste sul portale, soprattutto nelle aree urbane, da qui la scelta di intervenire per rimuovere gli annunci prima di procedere al calcolo per minimizzare le distorsioni del campione e far sì che le serie di prezzi generate siano più stabili e rappresentino al meglio i prezzi di offerta. Nel 2019 idealista aveva introdotto una nuova metodologia di calcolo tesa a rendere la nostra analisi dell’evoluzione dei prezzi, specialmente in aree di piccole dimensioni, ancora più robusta che in passato. Per evitare salti nella nostra serie, i dati dal 2007 erano stati ricalcolati con la nuova metodologia. Su raccomandazione del team statistico di idealista/data, divisione specializzata nella gestione di grandi volumi di informazioni e nel data modeling, avevamo aggiornato la formula per indicare il prezzo medio con maggiore certezza: oltre a eliminare gli annunci atipici e con i prezzi fuori mercato, si calcola il valore mediano invece del valore medio. Con questo cambiamento, oltre ad affinare ulteriormente il nostro indice rendendolo più rispondente alla realtà del mercato, omologhiamo la nostra metodologia a quelle applicate in altri Paesi per ottenere dati immobiliari. Tra le tipologie immobiliari che compongono il campione da analizzare, vengono incluse le case unifamiliari (viletta o chalet), mentre sono esclusi gli immobili, di qualsiasi tipo, che sono rimaste nel nostro database senza ottenere interazioni utente per molto tempo. Inoltre, a partire da questo mese sono state scartate anche le aste. Il rapporto è sempre basato sui prezzi di offerta pubblicati dagli inserzionisti di idealista.

Fonte: Idealista.it

Mercato immobiliare solido a inizio 2024: ecco i settori migliori

I dati dell’ultima analisi sul mercato immobiliare di Jll

Nel primo trimestre del 2024 gli investimenti immobiliari hanno registrato un valore pari a circa 1,9 miliardi di euro, +85% rispetto al Q1 2023. Lo dicono le ultime analisi di JLL, società specializzata nei servizi professionali e nella gestione degli investimenti per il settore immobiliare. Sebbene permanga un contesto macroeconomico e geopolitico sfidante, il primo trimestre 2024 conferma quindi i segnali di ripresa delineati già negli ultimi mesi del 2023, che si sono concretizzati in una crescita dal punto di vista degli investimenti. Ecco i segmenti più performanti nella prima parte dell’anno.

  1. Uffici
  2. Logistica
  3. Hospitality
  4. Residenziale e Healthcare
  5. Retail

“Nel primo trimestre del 2024, il mercato immobiliare ha registrato un netto miglioramento, con una crescita dell’85% degli investimenti YoY, seppure non ai livelli record del 2022 e con una ripresa più lenta di quanto stimato, a causa del contesto macroeconomico” ha commentato Alberico Radice Fossati, Head of Capital Markets di JLL Italia. “A livello di asset class, le ottime performance nei settori Office, Retail e Hotel dimostrano il rinnovato interesse degli investitori, anche grazie al costo del debito, che, per quanto alto, mostra un apparente calo. Il settore Living si conferma attrattivo anche come destinazione d’uso per operazioni di riconversione di asset di altri settori, anche se con un andamento più lento delle aspettative, in funzione dell’incertezza sull’applicazione di alcune regole urbanistiche nella città di Milano”.

Uffici

Guardando ai risultati del Q1 2024, in termini di volumi di investimento, il settore Office si posiziona al primo posto, con circa 600 milioni di euro investiti, rappresentando circa il 30% del totale del mercato, in recupero rispetto al 2023, che aveva visto la Logistica come prima asset class. Il trimestre è stato caratterizzato da un’importante operazione nel CBD di Roma, la prima in termini di valore del quarter, e da una significativa transazione owner-occupier a Milano.

A livello di interesse per gli investitori, Milano rimane in testa con una forte presenza di capitale privato, che si è concentrato soprattutto su prodotti core, limitandone il repricing, che si è, invece, registrato in altre geografie a livello europeo. I fondamentali del settore rimangono forti, grazie al continuo disallineamento tra domanda e offerta, causato dalla mancanza di prodotto prime. I rendimenti primesono rimasti stabili e si attestano rispettivamente al 4,25% a Milano e al 4,5% a Roma.

Logistica

Per quanto riguarda il settore Logistico, il primo trimestre 2024 si è chiuso con circa 300 milioni di euro di investimenti. Nonostante i volumi abbiano mostrato una flessione (-19%) rispetto al 2023, il settore rimane al momento uno dei principali target di investimento, trainato da un significativo repricing, che ha portato i rendimenti netti prime al 5,5%, e da una forte domanda lato occupier, che ha determinato un’ulteriore crescita dei canoni prime.

Hospitality

L’interesse degli investitori anche nel comparto Hotels & Hospitality rimane rilevante, con ottime performance nei principali mercati alberghieri italiani. Nel Q1 2024 le transazioni hanno raggiunto volumi complessivi pari a circa 270 milioni di euro, circa +50% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Residenziale e Healthcare

Il mercato del Living & Healthcare ha registrato investimenti pari a 50 milioni di euro, considerando la destinazione d’uso corrente. A questo va aggiunto che nel primo trimestre si è confermato il trend di riconversione da altre destinazioni d’uso a residenziale: sono state infatti concluse 4 transazioni, per un valore di circa 90 milioni di euro, di immobili a destinazione terziaria che saranno trasformati in residenziale.

Retail

Il Retail ha raggiunto circa 65 milioni di euro di investimenti, evidenziando segnali di una ripresa già avviata a fine 2023. Gli investitori dimostrano un focus prevalentemente verso l’out-of-town e nel trimestre si è inoltre registrato un interesse lato Supermarket, soprattutto da parte di operatori retail.

Le performance positive del settore, anche lato high street sono state confermate anche dall’annuncio dalla recente acquisizione di un immobile in Via Montenapoleone a Milano, in corso di finalizzazione. Il prime net yield si attesta al 3,9% per High Street e al 6,25% per Shopping Centre.

Fonte: Idealista.it

Mutui a tasso fisso, la migliore offerta di oggi 24 aprile 2024

Per i mutui potrebbe essere vicino il momento della discesa. I segnali sono molti: dai tassi Bce rimasti fermi, alle prospettive di taglio del costo del denaro a partire dal giugno 2024, condivise dagli economisti, al fatto incontrovertibile che i tassi Eurirs, riferimento per questo tipo di mutui, sono in calo da qualche tempo in qua, con un trend che rende conveniente l’accensione di un finanziamento a tasso fisso per chi deve comprare casa. Vediamo allora quali sono i tassi di interesse sui mutui e qual è la migliore offerta di mutui a tasso fisso oggi, 24 aprile 2024.

  1. I tassi dei mutui oggi 24 aprile 2024
  2. Il miglior mutuo a tasso fisso di oggi 24 aprile 2024
  3. Calcola la rata del tuo mutuo

I tassi dei mutui oggi 24 aprile 2024

Quali sono i tassi dei mutui oggi, 24 aprile 2024? Rispetto ad un mese fa l’Euribor, riferimento per i tassi variabili, si mostra in lieve calo su tutte le scadenze, al contrario dell’Eurirs, riferimento per i mutui a tasso fisso. In particolare:

Il miglior mutuo a tasso fisso di oggi 24 aprile 2024

Con il servizio Confronta Mutui puoi confrontare le migliori offerte di mutuo disponibili in banca oggi, per trovare gratis quello migliore per te. Simulando la richiesta di un mutuo trentennale a tasso fisso da 150 mila euro, che rappresenta il 75 per cento del valore di un immobile prima casa situato a Roma, da parte di un dipendente a tempo indeterminato di 33 anni con reddito familiare mensile di 3000 euro al mese, la migliore offerta disponibile in banca oggi 24 aprile 2024 è la seguente:

Mutuo Credit Agricole Greenback: Rata mensile 553,68 euro, Tasso fisso:1,99%, TAEG:2,17%, Perizia gratuita, istruttoria 1000 euro.

Calcola la rata del tuo mutuo

Con il simulatore idealista/mutui è possibile calcolare la rata media del mutuo disponibile oggi in banca. Ipotizzando un prezzo dell’immobile di 200 mila euro e un capitale iniziale di 70 mila euro e una richiesta di 130 mila euro da rimborsare in 30 anni, il tasso variabile medio disponibile oggi è del 5,02 per cento con una rata di 699 euro mensili (escluse tasse e spese), per un costo totale inclusi gli interessi di 321.803 euro. Il tasso fisso medio disponibile oggi è invece del 3,2 per cento, con una rata di 562 euro mensili (escluse tasse e spese), per un costo totale inclusi gli interessi di 272.394 euro.

Fonte: Idealista.it

Piano Casa, Spaziani Testa: “Soluzione dei problemi interni alle abitazioni e riordino del Testo Unico dell’Edilizia i temi centrali della terza riunione”

L’Organizzazione di proprietari da casa ha chiesto di rafforzare la locazione privata

Soluzione dei problemi interni alle abitazioni e riordino del Testo Unico dell’Edilizia sono le due questioni principali di cui si è discusso nel corso della terza riunione del tavolo di consultazione per l’adozione di un Piano Casa che si è svolta giovedì 4 aprile al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alla presenza del ministro Matteo Salvini con il Dipe (Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica) e rappresentanti di circa 50 tra istituzioni, enti, associazioni, ordini professionali e fondazioni del settore. All’incontro ha partecipato anche Confedilizia, che ha posto l’attenzione sulla necessità di rafforzare la locazione privata. A idealista/news, il presidente dell’Organizzazione dei proprietari di casa, Giorgio Spaziani Testa, ha parlato di quanto emerso e ha illustrato le proposte presentate.

Mit: “Presentate misure volte a regolarizzare le piccole difformità o le irregolarità strutturali”

Come spiegato da una nota dello stesso Mit, nel corso della terza riunione sul Piano Casa sono state presentate le linee di indirizzo che dovrebbero portare alla definizione di norme per intervenire sulla casa. Nello specifico, misure volte a regolarizzare le piccole difformità o le irregolarità strutturali.

In particolare, difformità di natura formale, legate alle incertezze interpretative della disciplina vigente; difformità edilizie “interne”, riguardanti singole unità immobiliari, a cui i proprietari hanno apportato lievi modifiche; difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi a causa della disciplina della “doppia conforme” che non consente di conseguire il permesso o la segnalazione in sanatoria per moltissimi interventi, risalenti nel tempo. E ancora per permettere i cambi di destinazione d’uso degli immobili tra categorie omogenee.

Il tutto – sempre in base a quanto sottolineato dalla nota del Mit – con l’obiettivo di “tutelare i piccoli proprietari immobiliari che in molti casi attendono da decenni la regolarizzazione delle loro posizioni e che non riescono, spesso, a ristrutturare o vendere la propria casa”.

Spaziani Testa: “Al centro della terza riunione il tema della regolarizzazione delle piccole difformità interne alle abitazioni. Noi abbiamo chiesto di rafforzare la locazione privata”

Cosa è emerso durante la terza riunione sul Piano Casa?

“Innanzitutto, inquadriamola: quella del 4 aprile è stata la terza riunione del tavolo di consultazione istituito dal ministro delle Infrastrutture sul cosiddetto Piano Casa. La inquadro perché nelle precedenti riunioni, in particolare nella seconda, dopo aver ascoltato i vari partecipanti, era stato dato un quadro di interventi possibili per una finalità che è quella di aumentare l‘offerta abitativa.

Le misure volte a regolarizzare le piccole difformità interne alle abitazioni, preannunciate dal ministro Salvini in un nostro convegno a Piacenza e di cui ora si sta parlando, apparentemente non sono in linea con il Piano Casa, il cui obiettivo è aumentare l’offerta abitativa, ma lui le inquadra in quel Piano sostenendo che rendendo più commerciabili gli immobili, quelli bloccati da questioni formali o sostanziali legate a interventi da aggiustare, si aiuta anche l’offerta abitativa”.

Real Estate

GTRES

Cosa è stato spiegato nel dettaglio?

“Nella riunione di giovedì 4 aprile ci è stato spiegato – senza produrre un testo, ma illustrando le misure tramite slide e parole – quali sono le linee di intervento,

come intendono agire con decreto-legge per risolvere il problema delle piccole difformità interne alle abitazioni.

Quello che ci è stato illustrato a grandi linee, ma anche con qualche dettaglio, è un sistema di soluzione di questi problemi interni alle abitazioni.

Poi ci è stato detto che, con uno strumento diverso, un disegno di legge, si farebbe una cosa più ampia di riordino e di rivisitazione del Testo Unico dell’Edilizia per risolvere anche altri problemi, ma con più calma.

Questo è un po’ il contenuto dell’incontro, che ovviamente dovrà poi essere definito con un testo. Se le misure saranno come annunciato, saranno accettabili anche da chi le sta criticando sul presupposto che non siano ciò che viene raccontato”.

Questa terza riunione si è focalizzata quindi su questo tema?

“Esclusivamente su questo, salvo per esempio il mio intervento. Perché io sono intervenuto per dire che siamo d’accordo sull’impostazione, salvo rivedere il testo, ma rinnoviamo l’invito a fare misure più direttamente finalizzate ad aumentare l’offerta abitativa”.

Real Estate

GTRES

A tal proposito, quali sono le vostre proposte?

“Il principio è rafforzare la locazione privata. Ma oltre al principio ci sono le misure concrete.

Per quanto riguarda le misure fiscali: azzeramento dell’Imu per i contratti a canone concordato e applicazione in tutta Italia della cedolare secca al 10% relativa a tali locazioni. Sul piano civilistico, invece, chiediamo di dare più garanzie ai proprietari per il rientro in possesso degli immobili.

In particolare, in merito a quest’ultimo punto, sappiamo che si continua a dire che c’è offerta abitativa limitata anche perché molti proprietari o non mettono in locazione gli immobili o li danno in locazione breve. Poiché questo spesso avviene per paura di non rientrare in possesso del proprio immobile nei tempi dovuti, noi chiediamo maggiori garanzie.

Sappiamo che il problema è nella fase esecutiva, non tanto in quella giudiziaria, noi quindi proponiamo di affiancare agli ufficiali giudiziari altre figure che possano cercare di accelerare quell’operazione che spesso è lunga. Bisogna velocizzare la fase esecutiva. È necessario cambiare prospettiva e far sì che anche a livello territoriale le prefetture e i commissariati diano per scontato che gli immobili vanno liberati e forniscano sempre la forza pubblica.

Abbiamo poi sottolineato la necessità di porre rimedio a quello scandalo che vede oltre 100mila case popolari non disponibili per varie ragioni. Non è accettabile sentire polemiche contro i proprietari privati che hanno i canoni troppo alti quando le case pubbliche pagate dai contribuenti non sono a disposizione di chi ne ha diritto”.

Per quanto riguarda il tema che ha occupato la scena durante la riunione, la regolarizzazione di piccole difformità, qual è la vostra posizione?

“In linea di massima, abbiamo espresso un’opinione positiva. Se l’operazione è come è stata descritta, se l’obiettivo è accelerare, consentire di risolvere e risolvere tutti i casi di incongruenze e difformità tra situazione fisica degli appartamenti e situazione formale degli stessi, per noi è un’ottima cosa. In questo caso si tratta di aiutare a muovere e quindi a far scambiare immobili che sono sul mercato, ma che non si riescono a vendere perché ci sono delle incongruenze, spesso difformità risalenti lontano nel tempo.

Se sarà così e se ci saranno anche le altre cose che ci sono state dette, come particolari tutele per gli immobili vincolati e per certe zone, se ci sarà anche la possibilità di obbligare a fare degli interventi legati alla sicurezza o ad altro in cambio della soluzione del problema, oltre che il pagamento di denaro ai Comuni, si tratta di una cosa ragionevolissima che porterà solo benefici al mercato. Poi, se ci sarà altro, lo giudicheremo”.

Fonte: Idealista.it

Ripresa dello stock di case in locazione: +14% in un anno. Boom dell’affitto transitorio (+39%)

Continua la ripresa dello stock abitativo nel settore delle locazioni, cresciute del 3% nell’ultimo trimestre e del 14% rispetto a 12 mesi fa, quando l’emorragia di case disponibili per l’affitto toccò il punto più basso comparato ai “normali” standard del periodo pre-covid.

Nel mercato degli affitti, cresce in particolar modo l’offerta transitoria, con un aumento dell’ 8% rispetto al trimestre precedente e del 39% a livello interannuale. Sempre stando all’Ufficio Studi di idealista, il portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico, la locazione transitoria ora pesa per il 21% sul totale dell’offerta in locazione disponibile.

Il capoluogo in cui il peso dello stock transitorio impatta maggiormente sull’offerta è Venezia col 40%, seguita da Massa (37%), quindi Isernia e Verbania (entrambe a quota 31%). Solo due città, Sondrio e Teramo, non presentano alcuna presenza di locazioni temporanee. A Milano (17%) e Roma (15%) il “peso” dell’affitto transitorio sull’offerta totale è inferiore alla media nazionale del 21%.

Locazione transitoria

Sono 82 i capoluoghi in cui lo stock di affitti transitori è in rialzo, con i maggiori incrementi del periodo nei piccoli mercati, dove il fenomeno era praticamente inesistente ed è bastata la comparsa di una manciata di annunci per provocare variazioni molto marcate (,) come ne caso di Nuoro (98%), Oristano (93%), Alessandria (92%) e Gorizia (91%).

In altri 29 capoluoghi, le percentuali di aumento superano la media nazionale del 39%, con variazioni che vanno dall’89% di Avellino ed Enna (,) al 40% di Messina e Taranto. Questo trend di crescita si riscontra praticamente in tutti i principali mercati degli affitti, come dimostrano i dati di Bologna (69%), Firenze (59%), Milano (58%), Torino (33%), Napoli (28%), Venezia (18%), e Roma (17%).

D’altra parte, si registrano ribassi in 14 città, con percentuali che vanno dal più marcato -63% di Verbania e Cuneo al meno significativo -10% registrato a Barletta.

Locazione classica

La tendenza positiva della locazione “classica”, contratti 4+4, è proseguita debolmente nell’ultimo trimestre (solo 1% di incremento), con un aumento dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2023, coinvolgendo 72 delle 100 città capoluogo monitorate. Ancora una volta, sono i mercati più piccoli a mostrare le maggiori fluttuazioni nell’offerta di alloggi in affitto, come evidenziato da Belluno (86%), Gorizia (81%), Vibo Valentia e Biella (entrambe con un aumento del 76%). Tra i grandi mercati Milano (38%) e Bologna (30%) invertono la tendenza negativa degli anni precedenti, mentre Roma (-30%) e Napoli (-23%) continuano a registrale forti cali dell’offerta. La disponibilità di immobili in affitto sta diminuendo in 27 città italiane, con variazioni che spaziano dal -3% di Vicenza al calo più significativo registrato a Cuneo, che ha visto una diminuzione del 62% nell’ultimo anno.

Metodologia d’analisi

Dati raccolti e analizzati da idealista/data, la proptech di idealista che fornisce informazioni a un pubblico professionale per facilitare il processo decisionale strategico, sia in Spagna, Italia e Portogallo. Utilizza tutti i parametri del database idealista di ciascun Paese, così come altre fonti di dati pubbliche e private per offrire servizi di valutazione, investimento, acquisizione e analisi di mercato.

Cos’è l’affitto transitorio?

Il contratto di locazione transitorio, regolato dalla legge 431/1998, è un accordo impiegato per l’affitto di un immobile ad uso abitativo per un periodo di tempo limitato e per esigenze abitative temporanee non turistiche. Questo tipo di contratto di locazione è particolarmente vantaggioso per studenti universitari e lavoratori che necessitano di trascorrere un breve periodo fuori dalla loro città di residenza per motivi di studio o lavoro.

Il contratto di locazione transitorio ha una durata minima di 1 mese e massima di 18 mesi. Rispettare le tempistiche stabilite dalla legge è fondamentale per evitare di incorrere nella nullità dell’accordo, il quale va registrato solo se si superano i 30 giorni di locazione. Per redigere questo tipo di contratto di locazione, il modello da utilizzare è quello predisposto dalla Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

Fonte: Idealista.it

Imposta di successione e donazioni, nuove regole dal governo

Il CDM ha approvato nuove regole in merito a donazioni e successioni

Il governo ha cambiato le regole in materia di imposte di successione e donazione. Nel decreto legislativo attuativo della riforma fiscale approvato dal Cdm, infatti, vengono introdotte norme volte alla razionalizzazione dell’imposta di registro,dell’imposta sulle successione e donazione, dell’imposta di bollo e della discipline dei trust, come annunciato dallo stesso viceministro all’Economia Maurizio Leo in conferenza stampa. Ma vediamo quali sono le novità del decreto e cosa cambia 

  1. Tassazione imposta di successione e donazione
  2. Imposta di successione e donazione, la disciplina del Trust
  3. Dichiarazione di successione precompilata
  4. Imposta di registro
  5. Imposta di bollo

Tassazione imposta di successione e donazione

Come specificato dal comunicato stampa pubblicato sul sito del governo e che illustra le novità del decreto legislativo, nel testo unico sulle successioni e donazioni vengono inserite le aliquote e le franchigie della relativa imposta. Ai fini della base imponibile,  in considerazione della più recente giurisprudenza, si esclude il “donatum” dalla perimetrazione del “relictum”, sia ai fini delle aliquote sia ai fini delle franchigie

. Inoltre, si elimina nel testo normativo il riferimento all’istituto dell’affiliazione e si chiarisce che ai fini dell’imposta sulle successioni e donazioni sono considerati parenti in linea retta anche gli affilianti e gli affiliati.

Imposta di successione e donazione, la disciplina del Trust

Per quanto riguarda i trust e le liberalità d’uso, si stabilisce che:

  • l’imposta sulle successioni e sulle donazioni viene estesa ai trasferimenti derivanti da trust;
  • l’imposta è esclusa esplicitamente per le liberalità d’uso;
  • le franchigie e le aliquote di imposta applicabili dipendono dal valore dei beni e dal rapporto di coniugio o di parentela tra disponente e beneficiario all’atto del trasferimento;
  • il versamento dell’imposta avviene in autoliquidazione da parte del beneficiario al momento del trasferimento e previa denuncia dello stesso o, in via anticipata e definitiva, da parte del disponente o del trustee al momento del conferimento dei beni o dell’apertura della successione. L’imposta è pagata a titolo definitivo e non è restituita.

Dichiarazione di successione precompilata

Arriva la dichairazione di succssione precompilata. Si prevede una semplificazione delle informazioni e della documentazione da allegare e l’obbligo dell’invio telematico entro 12 mesi dalla data di apertura della successione, con eccezione per i residenti all’estero.

Inoltre, per la liquidazione dell’imposta, si supera il sistema vigente introducendo, in sede di dichiarazione, il principio di autoliquidazione analogamente a quanto già previsto per altre imposte (ipotecarie, catastali, imposta di bollo e tasse ipotecarie), con previsione del successivo controlla di regolarità ed eventuale notifica al contribuente di un avviso di liquidazione nel termine di decadenza di due anni, qualora emergesse una maggiore imposta principale. Le sanzioni saranno ridotte a un terzo se il contribuente pagherà le somme dovute entro il termine per la proposizione del ricorso.

Imposta di registro

Si interviene per implementare le procedure di gestione telematica degli adempimenti. Inoltre, si prevedono interventi di razionalizzazione, quali:

  • per gli atti di trasferimento di azienda o rami di azienda, l’applicazione di diverse aliquote per il trasferimento delle diverse tipologie di beni (mobili e immobili) che compongono il patrimonio aziendale, a condizione che l’atto o i suoi allegati riportino una ripartizione del corrispettivo tra le diverse tipologie di beni. In assenza di tale ripartizione si applica l’aliquota unica più elevata;
  • nelle divisioni ereditarie, al fine di stabilire la massa comune, si tiene conto anche del valore dei beni donati in vita dal defunto ai soggetti tenuti alla collazione (eredi legittimi), ma tali beni non sono soggetti all’imposta di registro in sede di divisione;
  • per i provvedimenti di condanna dell’autorità giudiziaria, compresi i decreti ingiuntivi, l’Agenzia delle entrate procede alla preventiva escussione nei confronti della parte condannata al pagamento delle spese o del debitore nei cui confronti il decreto ingiuntivo è divenuto esecutivo. Con riferimento agli atti giudiziari di condanna al pagamento di somme di denaro, si prevede che l’Agenzia, dopo aver registrato il provvedimento, a prescindere dal pagamento dell’imposta, provveda direttamente alla riscossione dell’imposta di registro;
  • i contratti che trasferiscono diritti edificatori comunque denominati vengono ricondotti alla categoria di quelli aventi per oggetto prestazioni a contenuto patrimoniale non altrove indicati, per i quali si applicano l’imposta di registro con aliquota del 3 per cento e le imposte ipotecarie e catastali in misura fissa pari a 200 euro;
  • per i contratti preliminari si passa dalle aliquote differenziate a un’aliquota unica dello 0,5% sia in caso di caparre confirmatorie che di acconti, non superiore all’imposta di registro che sarebbe dovuta per il contratto definitivo.

In merito alla liquidazione dell’imposta di registro, si prevede l’autoliquidazione per tutti gli atti prodotti per la registrazione e la liquidazione da parte dell’ufficio per gli atti giudiziari e per quelli per i quali è prevista la registrazione a debito. Anche per tale imposta è previsto un successivo controllo formale e, allorché dai controlli emerga una maggiore imposta principale, l’Ufficio notifica al contribuente un avviso di liquidazione, con sanzioni ridotte a un terzo se il contribuente paga le somme dovute entro il termine per la proposizione del ricorso. Resta fermo il potere di rettifica del valore dichiarato e di liquidazione d’ufficio dell’imposta complementare.

Imposta di bollo

Nel nuovo decreto legislativo, introduce una modalità semplificata di pagamento dell’imposta di bollo, con il versamento mediante modello F24 nel termine previsto per la registrazione dell’atto. Resta ferma la possibilità, per i documenti analogici presentati per la registrazione in originale all’ufficio dell’Agenzia delle entrate, di continuare ad assolvere l’imposta di bollo mediante contrassegno telematico. Si dispone l’accorpamento dell’imposta di bollo con i diritti riscossi dagli uffici consolari e si prevede che gli atti adottati o ricevuti dagli uffici diplomatici e consolari non sono assoggettati ad imposta di bollo.

Fonte: Idealista.it

Affitti in aumento del 5,3% nel I trim 2024; +13,9% in un anno. Scopri i canoni nella tua città

I costi degli affitti in Italia hanno mostrato una nuova crescita del 5,3% nel corso del primo trimestre del 2024, secondo l’ultimo report pubblicato da idealista, il portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia. Questo incremento ha portato il prezzo medio al metro quadrato a 13,2 euro mensili. Inoltre, si è registrato un notevole aumento del 13,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista: “il trend di crescita dei prezzi delle case in affitto ha continuato a mostrare un notevole slancio nel primo trimestre di quest’anno, soprattutto nei mercati chiave del centro-sud.  Questo è attribuibile ad una domanda locativa particolarmente vivace, alimentata dalla crescente difficoltà nell’acquistare una casa, considerando ancora elevati i tassi di interesse e i prezzi delle abitazioni. Infatti, nonostante l’ aumento dell’offerta di case in affitto, la domanda continua a superare l’offerta nel corso del 2024. Tuttavia, si stanno manifestando segnali iniziali di un riallineamento tra domanda, offerta e prezzi in alcune delle città di punta di questo mercato, come Milano e Torino. Questo suggerisce una natura diversificata e fluida del mercato degli affitti in tutto il Paese e potrebbe anticipare una minore tensione sui prezzi nella seconda metà dell’anno in corso”.

Capoluoghi
Nei centri urbani, si osserva una netta prevalenza di mercati in ascesa, trainati dagli aumenti registrati a Treviso (11%), Roma (8,8%), Bergamo (7,9%), Palermo (7,5%) e Napoli (7,3%). Le variazioni positive vanno dal 7% di Salerno fino allo 0,1% di Cosenza coinvolgendo 59 degli 86 capoluoghi monitorati. Solo Cremona e Cesena mantengono prezzi stabili rispetto a tre mesi fa. Al contrario, si registra un calo in 27 capoluoghi, con i tassi di decremento più accentuati ad Agrigento (-8,2%), Sassari (-7,9%) e Avellino (-5,3%).

Tra i principali mercati urbani italiani, oltre alle già menzionate performance in forte rialzo di Roma e Napoli, si registrano incrementi significativi anche a Torino (4,6%) e Bologna (3,4%), mentre Milano (1,7%) e Firenze (1,6%) segnano rimbalzi più contenuti se si prende come riferimento l’incremento medio dei canoni (5,3%) registrato a livello generale.

Milano si conferma come la città con gli affitti più costosi, con un prezzo medio di 23,3 euro al metro quadrato, seguita da Firenze (20,7 euro/m²), Bologna (17,2 euro/m²) e Venezia (17 euro/m²). Nella top 10 della classifica dei canoni di affitto figurano anche Roma (16,1 euro/m²) e Napoli (14,7 euro/m²), rispettivamente settima e ottava nella graduatoria dei prezzi delle locazioni. Per quanto riguarda le città più convenienti, Caltanissetta si distingue con un costo medio di 4,9 euro al metro quadrato, seguita da Vibo Valentia (5 euro/m²) e Reggio Calabria (5,4 euro/m²).

Province
Anche nei mercati provinciali si evidenzia una chiara tendenza al rialzo, con 49 aree che registrano un aumento rispetto alle 19 in diminuzione riscontrate durante i mesi invernali. Inoltre, si osservano forti oscillazioni dei prezzi, come evidenziato dalle variazioni a doppia cifra di Livorno (44,3%), Isernia (12,1%), Catanzaro (11,1%), Padova (10,7%) e Lucca (10,6%). Tuttavia, si segnalano anche cali altrettanto significativi nelle province di Fermo (-27,1%) e Crotone (-13,3%).

Per quanto riguarda i prezzi, Lucca diventa la provincia con le richieste più alte da parte dei proprietari di immobili da locare, con un prezzo medio di 29,8 euro al metro quadrato, seguita da Belluno (27,5 euro/m²) e Milano (22,1 euro/m²). D’altra parte, le zone provinciali più convenienti per gli affittuari includono Enna (5 euro/m²), Caltanissetta (5,1 euro/m²) e Avellino (5,5 euro/m²).

Regioni
Nel corso del trimestre, si osserva un trend al rialzo che coinvolge 15 regioni italiane, trainate dagli incrementi significativi registrati nel Lazio (8,9%), nel Molise (7,7%), nel Veneto (7,2%) e nell’Emilia-Romagna (7%). Queste variazioni superano la media degli aumenti generali del trimestre, che è stata del 5,3% in Italia. Inoltre, si registrano aumenti superiori alla media anche in Campania (6,7%), Friuli-Venezia Giulia (6,4%) e Toscana (5,7%).

Al contrario, nel medesimo periodo, si evidenziano cali nelle regioni della Basilicata (-3,4%), delle Marche (-1,8%), del Trentino-Alto Adige (-0,8%) e del Piemonte (-0,4%). L’Umbria, invece, mantiene stabili i prezzi rispetto ai tre mesi precedenti.

La Valle d’Aosta emerge come la regione con i canoni di affitto più elevati in Italia, con una media di 20 euro al metro quadrato, seguita dalla Lombardia (18,5 euro/m²) e dalla Toscana (17,2 euro/m²). Anche l’Emilia-Romagna (14,2 euro/m²) e il Trentino-Alto Adige (13,9 euro/m²) superano la media nazionale di 13,2 euro al metro quadrato. Il Lazio (13,2 euro/m²) si mantiene in linea con la media nazionale. Tutte le altre regioni presentano valori compresi tra i 12 euro mensili della Liguria e i 6,6 euro del Molise, che si conferma come l’area più economica per gli affitti immobiliari in Italia.

L’indice dei prezzi degli immobili idealista

Per la realizzazione dell’indice dei prezzi degli immobili di idealista vengono analizzati i prezzi di offerta basati sui metri quadri costruiti (a corpo) pubblicati dagli inserzionisti della piattaforma. Le inserzioni atipiche e le inserzioni con prezzi fuori mercato vengono eliminate dalle statistiche. Includiamo la tipologia di case unifamiliari (ville) e scartiamo immobili di qualsiasi tipologia che non hanno ottenuto interazioni da parte degli utenti per molto tempo. I dati finali vengono generati utilizzando la mediana di tutte le inserzioni valide in ciascun mercato.

Fonte: Idealista.it

Aumenta il valore di casa tua con cinque semplici interventi

Rinnovare una casa può arrivare ad far rivalutare il suo prezzo di almeno il 20%. Ma quali sono i migliori interventi che si possono fare in casa per accrescerne il valore e venderla meglio? Dalla pittura dei muri al cambio dei pavimenti, dal rinnovo dei mobili al miglioramento dell’impianto elettrico, praticamente qualsiasi intervento è utile a migliorare il valore della casa. In questo articolo ti proponiamo cinque opzioni interessanti e ti forniamo un’idea dei costi approssimativi.

  1. Scegliere gli open space può aumentare il prezzo di vendita fino al 30%
  2. Rinnovare la cucina (anche parzialmente) aumenterà il prezzo del 6-7%
  3. Cambiare le finestre è uno degli investimenti migliori
  4. Rinnova il bagno e aumenta il valore della tua casa del 5%
  5. Aggiungi una colonnina di ricarica elettrica e aumenta il valore della tua casa di 5.000 euro

Scegliere gli open space può aumentare il prezzo di vendita fino al 30%

cucina aperta

Cocina abierta reformada de un pisoCC BY-NC-ND 4.0 DEED

Aprire gli spazi in modo che sembrino più ampi, ariosi e luminosi è fondamentale se vuoi aumentare il valore di un appartamento; ancora di più se non ha molti metri quadrati. Abbattere una parete per ottenere una zona giorno aperta (con il rifacimento del pavimento incluso) può costare circa 3.500€, ma in combinazione con altre migliorie farà crescere il prezzo della tua casa fino al 30% a seconda della città.

Rinnovare la cucina (anche parzialmente) aumenterà il prezzo del 6-7%

La ristrutturazione completa di una cucina di dimensioni medie può costare circa 10.000-12.000€, ma probabilmente è l’investimento più redditizio (e certamente il più comune) perché oltre a lasciarla come nuova ne aumenterà la superficie utile. Inoltre, avere una cucina e una sala da pranzo open space è di moda e risulta attraente per potenziali acquirenti. Se non vuoi fare una trasformazione completa, puoi, come accennato in precedenza, abbattere qualche parete (che ti costerà circa 3.500€), rinnovare le porte degli armadi o installare un nuovo piano cottura (uno lungo due metri può costare 800-1.000€).

Cambiare le finestre è uno degli investimenti migliori

In un appartamento di circa 90 m2 e tre camere da letto, il costo del cambio finestre si aggira intorno ai 10.000€, anche se ci sono aiuti governativi che ridurranno il prezzo. È vero che l’investimento non è economico, ma nel medio termine può essere ammortizzato semplicemente con il risparmio energetico che comporterà (oltre al fatto che una casa con finestre nuove ed efficienti si vende molto meglio). Se puoi, opta per un tipo di telaio sottile perché è più estetico e lascia entrare più luce naturale, cosa che piace sempre molto ai potenziali acquirenti.

Bagno

Wikimedia commons

Rinnova il bagno e aumenta il valore della tua casa del 5%

Anche rinnovare un bagno di circa 6 m2 può costare circa 8.000-9.000€, ma il prezzo della casa aumenterà almeno del 5%. Se il budget a tua disposizione non è sufficiente per una ristrutturazione completa del bagno, opta per un miglioramento cambiando la vasca con un piatto doccia (circa 1.700€) o installando nuovi rubinetti o un mobile lavabo nuovo, che aumenterà anche il prezzo di vendita.

Aggiungi una colonnina di ricarica elettrica e aumenta il valore della tua casa di 5.000 euro

colonnina

Pexels

Anche il prezzo medio di una colonnina di ricarica (installazione inclusa) può aggirarsi intorno ai 1.500-2.000€ (e può avvalersi del bonus colonnine 2024). Una stazione di ricarica domestica è un’idea che risulta attraente per molti acquirenti per motivi a volte un po’ intangibili, come ad esempio far percepire la casa come più moderna o rispettosa dell’ambiente. La scelta più conveniente è installare un Wallbox, che è più sicuro e potente per ricaricare un veicolo rispetto a un caricabatterie normale. In paesi come il Regno Unito, dove l’uso dell’auto elettrica è molto diffuso, secondo la National Association of Property Buyers aggiungere un punto di ricarica per un’auto elettrica può aumentare il valore di una casa fino a 6.000€.

Fonte: Idealista.it