I mini appartamenti saranno un nuovo trend immobiliare? La situazione a Roma e Milano

mini appartamenti, con l’approvazione del decreto salva casa, saranno ancora più mini. Sì, perché d’ora in poi cambieranno le regole per rendere abitabili gli appartementi: i mini appartamenti si potranno affittare e vendere con un’altezza di 2,40 metri e una superficie di 28 mq per i bilocali e 20 mq per i monolocali. Nuovo stock da immettere sul mercato immobiliare. Uno studio di idealista/data ha passato sotto la lente di ingrandimento la situazione dei due principali mercati italiani: Roma Milano. Scopriamo qual è lo scenario attuale e come potrebbe evolvere.

  1. Le differenze tra Roma e Milano
  2. Mini appartamenti a Milano
  3. Mini appartamenti a Roma

Le differenze tra Roma e Milano

Il primo dato da evidenziare è che la concentrazione dei mini appartamenti a Roma è circa la metà rispetto a quella che si registra a Milano (in entrambi i segmenti, vendita e locazione). Uno scenario che fa tornare alla memoria le micro case milanesi “profetizzate” da Renato Pozzetto nell’iconica scena del “taac” del film “Il ragazzo di campagna” del 1984.

La concentrazione dei mini appartamenti, a Milano, è dello 0,8% dello stock complessivo in vendita e dell’1,9% di quello in locazione. Dati che risultano essere circa il doppio delle proporzioni rilevate a Roma (0,4% per il mercato della compravendita e 0,9% per quello delle locazioni). Il capoluogo meneghino, molto più della Capitale, propone un’offerta di soluzioni abitativa dalla limitata metratura. Le novità introdotte dal decreto salva casa potrebbero addirittura far aumentare questa tendenza.

Per quanto riguarda i prezzi, il segmento dei mini appartamenti risulta più caro in proporzione rispetto a quello delle abitazioni standard, sia a Roma che a Milano. Nella Capitale le richieste di chi vende una micro casa sono più care di un 33% rispetto al mercato standard. Mentre per le locazioni la richiesta dei proprietari di mini appartamenti è un 21% più cara al mq rispetto agli appartamenti di più di 28 mq.  Nel capoluogo meneghino le differenze sono ancora più ampie: +41% per la vendita e addirittura +58% per l’affitto.

Anche la domanda di mini appartamenti è sensibilmente superiore rispetto a quella degli alloggi standard, in entrambe le città. Mentre una differenza è rappresentata dalla distribuzione negli edifici, mentre a Milano la distribuzione dei mini appartamenti per piano appare piuttosto omogenea, a Roma il 71% dei mini appartamenti pubblicati su idealista (tra vendita e locazione) Roma sono collocati al di sotto del primo piano (piano terra o seminterrato), dato che potrebbe suggerire la riconversione di botteghe artigiane su strada.       

Ecco il commento di Vincenzo De Tommaso, responsabile dell’Ufficio Studi di idealista“Alla luce dei nostri dati, il fenomeno dei miniappartamenti, per adesso, è giustificato soltanto perché la presenza di tali immobili nel patrimonio immobiliare nel nostro Paese è trascurabile da un punto di vista dell’offerta. Probabilmente quello delle minicase può essere una direzione verso la quale andare, per soddisfare quelle fasce della popolazione come studenti e lavoratori, interessate a ‘soluzioni provvisorie’, a prezzi un po’ più accessibili rispetto a quelle che si vedono in giro, anche se per ora non costituiscono una parte significativa del mercato”.                                                

Mini appartamenti a Milano

Entrando nello specifico del contesto milanese, il report di idealista/data fa emergere anche una particolare concentrazione di mini appartamenti nei distretti di “Greco-Turro” (4,9% dello stock complessivo) e “Città Studi-Lambrate” (3,8%) relativamente alla locazione. Si tratta di “zone universitarie” dove probabilmente diversi appartamenti sono stati “tagliati” per creare più alloggi. Tendenza che, con le regole di abitabilità più elastiche introdotte dal decreto casa, potrebbe aumentare.

Mini appartamenti in affitto a Milano

Quartiere% mini appartementi sullo stock totale
Centro Storico0,0%
Certosa1,5%
Fiera – De Angeli1,3%
Comasina – Bicocca1,7%
Garibaldi – Porta Venezia1,7%
Porta Vittoria2,7%
Navigli – Bocconi1,5%
Quarto Oggiaro – Vialba0,0%
Greco – Turro4,9%
Città Studi – Lambrate3,8%
Forlanini4,8%
Corvetto – Rogoredo1,9%
Vigentino – Ripamonti1,4%
Abbiategrasso – Chiesa Rossa1,8%
Famagosta – Naviglio Grande2,7%
Lorenteggio – Bande Nere0,6%
Baggio7,1%
San Siro – Trenno0,0%

Più in generale, c’è da segnalare anche la concentrazione rilevata a Baggio (7,1%) e Forlanini (4,8%). Non c’è traccia di annunci per mini appartamenti (meno di 28 mq) in affitto nei distretti di Centro Storico, Quarto Oggiaro-Vialba e San Siro-Trenno.

Mini appartamenti in vendita a Milano

Quartiere% mini appartementi sullo stock totale
Centro Storico0,8%
Certosa0,0%
Fiera – De Angeli0,4%
Comasina – Bicocca0,0%
Garibaldi – Porta Venezia1,5%
Porta Vittoria0,4%
Navigli – Bocconi2,0%
Quarto Oggiaro – Vialba0,6%
Greco – Turro0,8%
Città Studi – Lambrate1,4%
Forlanini0,0%
Corvetto – Rogoredo0,6%
Vigentino – Ripamonti0,0%
Abbiategrasso – Chiesa Rossa1,3%
Famagosta – Naviglio Grande0,0%
Lorenteggio – Bande Nere0,6%
Baggio0,0%
San Siro – Trenno0,5%

Mentre, per quanto riguarda i mini appartamenti in vendita a Milano, lo stock maggiore sul totale è stato rilevato nel distretto di Navigli-Bocconi (2%), seguito da Garibaldi-Porta Venezia (1,5%), Città Studi-Lambrate (1,4%), Abbiategrasso-Chiesa Rossa (1,3%). Nessun annuncio presente su idealista per mini appartamenti a Certosa, Comasina-Bicocca, Forlanini, Vigentino-Ripamonti, Famagosta-Naviglio Grande e Baggio.

Mini appartamenti a Roma

Discorso diverso per il contesto romano, dove non sono presenti annunci di mini appartamenti in affitto nella maggior parte dei distretti cittadini. L’offerta, infatti, si concentra in poche zone. Su tutte, spicca il distretto di Spinaceto-Mezzocamino, che totalizza un 16,7% stock sul totale.

Mini appartamenti in affitto a Roma

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Quartiere% mini appartementi sullo stock totale
Centro0,0%
Parioli – Flaminio0,0%
Aniene – Collatino4,5%
Bufalotta – Settebagni – Settecamini0,0%
Nomentano-Tiburtino2,1%
Malagrotta – Casal Lumbroso – Ponte Galeria0,0%
Roma est – Autostrade0,0%
Cassia – Grottarossa2,6%
Prenestino0,0%
Casilino – Centocelle0,0%
La Pisana – Casetta Mattei0,0%
Appio Latino – Furio Camillo5,6%
Portuense – Magliana0,0%
Cinecittà0,0%
Ardeatino – Appio Pignatelli – Cecchignola0,0%
Eur – Torrino – Giuliano Dalmata0,0%
Acilia – Dragona – Malafede0,0%
Aurelio0,0%
Battistini – Torrevecchia0,0%
Prati – Mazzini3,6%

Gli altri quartieri con annunci pubblicati sono Appio Latino-Furio Camillo (5,6%), Aniene-Collatino (4,5%), Prati-Mazzini (3,6%), Gianicolense (3,1%), Cassia-Grottarossa (2,6%), Nomentano-Tiburtino (2,1%), Cortina d’Ampezzo-Farnesina (1,9%).

Mini appartamenti in vendita a Roma

 Pagina 1 di 2  

Quartiere% mini appartementi sullo stock totale
Centro1,7%
Parioli – Flaminio0,0%
Aniene – Collatino0,0%
Bufalotta – Settebagni – Settecamini0,0%
Nomentano-Tiburtino1,6%
Malagrotta – Casal Lumbroso – Ponte Galeria0,0%
Roma est – Autostrade0,4%
Cassia – Grottarossa1,8%
Prenestino0,4%
Casilino – Centocelle0,3%
La Pisana – Casetta Mattei0,3%
Appio Latino – Furio Camillo0,4%
Portuense – Magliana0,0%
Cinecittà0,3%
Ardeatino – Appio Pignatelli – Cecchignola0,0%
Eur – Torrino – Giuliano Dalmata0,2%
Acilia – Dragona – Malafede0,0%
Aurelio0,3%
Battistini – Torrevecchia0,4%
Prati – Mazzini0,3%

Per il mercato della compravendita, invece, il centralissimo e storico distretto di Trastevere-Testaccio è quello con la maggiore concentrazione di stock di mini appartamenti sul totale (3,3%). Seguono le zone di Cassia-Grottarossa (1,8%), Centro (1,7%) e Nomentano-Tiburtino (1,6%).

Fonte: Idealista.it

Superbonus, i dati Enea di giugno 2024: prosegue il calo degli investimenti

Al 30 giugno le detrazioni maturate per lavori conclusi sono pari a poco meno di 122,8 miliardi di euro; al 31 maggio erano pari a poco più di 122,7 miliardi di euro. Lo scarto è di appena 66 milioni di euro

dati pubblicati dall’Enea sul superbonus relativi al mese di giugno 2024 parlano chiaro: il calo degli investimenti continua. Prosegue dunque l’andamento registrato nei mesi scorsi, segno evidente del fatto che la nuova aliquota al 70% e lo stop alla cessione del credito hanno inferto un duro colpo agli interventi di efficientamento energetico. Secondo quanto emerso, al 30 giugno le detrazioni maturate per lavori conclusi sono pari a poco meno di 122,8 miliardi di euro; al 31 maggio erano pari a poco più di 122,7 miliardi di euro. Lo scarto è di appena 66 milioni di euro. Ciò significa che la spesa continua a calare. La percentuale di lavori conclusi, inoltre, è rimasta invariata rispetto al mese precedente.

dati Enea sul superbonus tengono conto del numero di asseverazioni caricate sul sito dedicato; del valore assoluto degli investimenti ammessi alla detrazione; dei valori assoluti e percentuali dei lavori già completati. Sono inoltre specificati i dati per i lavori relativi a condomini, edifici unifamiliari e unità immobiliari indipendenti.

Dati Enea superbonus giugno 2024

Enea

giugno 2024 per gli interventi in condominio il valore medio dell’investimento risulta pari a 592.595,69 euro, per efficientare gli edifici unifamiliari il valore medio dell’investimento è invece pari a 117.170,50 euro, per i lavori sulle unità immobiliari funzionalmente indipendenti il valore medio dell’investimento è pari a 98.269,78 euro, per i castelli infine il valore medio dell’investimento è pari a 242.212,39 euro.

Più nello specifico, i dati Enea sul superbonus relativi al mese di giugno 2024 indicano che a livello nazionale il totale degli investimenti ammessi a detrazione è stato di 117,774 miliardi di euro per un costo di quasi 122,8 miliardi di detrazioni fiscali. Gli investimenti per interventi di efficientamento energetico agevolati con il superbonus hanno interessato 495.893 edifici, a maggio si contavano 495.717 edifici, si tratta quindi di appena 171 edifici in più, uno scarto ancora inferiore rispetto ad aprile. 

Il totale degli investimenti che hanno interessato i condomini è stato di 79,1 miliardi di euro, quelli che hanno interessato gli edifici unifamiliari sono stati di 28,7 miliardi di euro e quelli che hanno interessato le unità immobiliari funzionalmente indipendenti sono stati di 11,5 miliardi di euro.

Fonte: Idealista.it

Sì della Camera al Decreto salva casa: gli emendamenti approvati

Dopo il via libera della Commissione Ambiente, il decreto salva casa su cui il governo aveva posto la fiducia, ha ottenuto anche il sí della Camera. Il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha parlato di “ottima notizia per milioni di italiani”. Adesso il provvedimento, che scade il 28 luglio, passa al Senato per l’approvazione finale. Ma vediamo quali sono le novità dopo gli emendamenti approvati 

  1. Autorizzazione per vetrate panoramiche
  2. I sottotetti possono diventare abitazioni
  3. Superficie 6% in più per immobili sotto 60 mq
  4. Salva casa e norme sull’abitabilità microappartamenti
  5. Il cambio di destinazione d’uso nel Salva Casa
  6. Sanatoria difformità anche in zone vincolate
  7. Salta il decreto Salva Milano
  8. Le nuove norme sugli immobili del Vajont

Autorizzazione per vetrate panoramiche

Non è necessario chiedere autorizzazioni per vetrate panoramiche nei porticati o per installare pergotende o tende bioclimatiche. Lo prevede un emendamento al decreto salva-casa approvato in Commissione ambiente alla Camera.

Il decreto, spiega una nota del Mit, include nuove categorie di interventi in edilizia libera, come la possibilità di realizzare vetrate panoramiche amovibili e totalmente trasparenti (cosiddette “VEPA”) in tutti i porticati, rientranti o meno all’interno dell’edificio, e l’installazione di strutture di protezione dal sole e dalle intemperie, tipo tende a pergola con telo retrattile o elementi regolabili, comprese le cosiddette tende “bioclimatiche”.

I sottotetti possono diventare abitazioni

Anche i sottotetti possono diventare abitazioni. La norma è prevista in un emendamento, riformulato, della Lega al decreto salva-casa e approvato in Commissione ambiente alla Camera.

“Al fine di incentivare l’ampliamento dell’offerta abitativa limitando il consumo di nuovo suolo – è scritto nell’emendamento approvato – il recupero dei sottotetti è comunque consentito nei limiti e secondo le procedure previste dalla legge regionale, anche quando l’intervento di recupero non consenta il rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini, a condizione che siano rispettati i limiti di distanza vigenti all’epoca della realizzazione dell’edificio, che non siano paportate modifiche nella forma e nella superficie all’area del sottotetto come delimitata dalle pareti perimetrali e che sia rispettata l’altezza massima dell’edificio assentita”.

Superficie 6% in più per immobili sotto 60 mq

Gli immobili sotto i 60 metri quadri si considerano regolari se hanno una superficie fino a circa 3,5 metri quadri in più rispetto a quanto stabilito dal titolo abitativo. Lo prevede un emendamento al decreto salva-casa che è stato approvato in Commissione ambiente alla Camera.

Nel dettaglio, la norma amplia i margini di tollerabilità per gli immobili inferiori a 60 metri quadri. Nella versione approvata dal Consiglio dei MInistri era infatti prevista una tollerabilità del 5% per gli immobili inferiori a 100 metri quadri, casistica questa in cui rientravano anche gli immobili fino a 60 metri quadri. Ora per unità di queste dimensioni la tollerabilità diventa del 6%.

Salva casa e norme sull’abitabilità microappartamenti

E’ stata anche presentata la riformulazione dell’emendamento della Lega sull’abitabilità per i micro appartamenti. Nel nuovo testo sono confermati i requisiti previsti già nella prima versione: un’altezza minima interna dei locali inferiore a 2.70 metri ma non meno di 2,40 metri mentre per l’alloggio monolocale per una persona è sufficiente una superficie minima di 20 metri quadri che sale a 28 metri quadri per due persone. La sola novità riguarda il fatto che queste condizioni sono richieste, oltre che per ottenere l’agibilità da parte del professionista, anche per “l’acquisizione dell’assenso dell’amministrazione competente, fermo restando il rispetto degli altri requisiti igienico-sanitari previsti dalla normativa vigente”.

Il cambio di destinazione d’uso nel Salva Casa

Via libera poi all’emendamento, riformulato, in base al quale il cambio di destinazione d’uso della singola unità immobiliare, con o senza opere, all’interno della stessa categoria funzionale, è sempre consentito nel rispetto della normativa di settore, ferma restando la possibilità per gli strumenti urbanistici comunali di fissare specifiche condizioni. Inoltre, per le unità immobiliare poste al piano terra (primo piano fuori strada) al seminterrato il passaggio alla destinazione residenziale “è disciplinato dalla legislazione regionale”. Nella prima versione dell’emendamento era invece previsto che il passaggio alla destinazione residenziale di tali immobili fosse possibile nei casi espressamente previsti dal piano urbanistico e dal regolamento edilizio.

Sanatoria difformità anche in zone vincolate

Le difformità degli immobili diventano sanabili anche nelle zone con vincoli paesaggistici. Lo prevede un emendamento (riformulato) al decreto salva-casa, che è stato approvato in Commissione ambiente alla Camera.

Salta il decreto Salva Milano

Nessuna norma ‘salva-Milano’ e’ stata introdotta nel decreto legge sul piano casa che è stato licenziato dalla Commissione ambiente della Camera. Il testo domani andrà in Aula senza le misure annunciate dal ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini. Gli emendamenti di maggioranza sul tema sono stati ritirati, mentre quelli presentati dalle opposizioni si considerano respinti a seguito del voto sul mandato al relatore. Da quanto trapela da ambienti parlamentari di maggioranza, le norme ‘salva-Milano’ potrebbero entrare nel decreto infrastrutture, che la stessa Commissione esaminerà subito dopo il provvedimento che ha ricevuto l’ok oggi.

Le nuove norme sugli immobili del Vajont

L’emendamento della Lega sul Vajont, approvato anch’esso, prevede che il rilascio del certificato di collaudo o del certificato di regolare esecuzione, ovvero l’accertamento dello stato dei lavori sulla base dei quali è stata erogata la rata del saldo del contributo, tiene luogo, a tutti gli effetti, del certificato di abitabilità o di agibilità, ferma restando la confomità delle opere realizzate alla disciplina edilizia e urbanistica vigente al momento di realizzazione dell’intervento edilizio”.

Fonte: Idealista.it

Tassi Bce invariati, cosa succede alle rate dei mutui casa

Risparmio fino a 372 euro annui per i mutui a tasso variabile da inizio anno. Praticamente invariati i mutui a tasso fisso

Se lo scorso 6 giugno la Bce aveva deciso il primo taglio dei tassi di interesse di riferimento di 25 punti base, la riunione del 18 luglio ha lasciato fermi i livelli, così come atteso dal mercato. L’istituto guidato da Christine Lagarde ha deciso di mantenere gli attuali livelli: i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale restano quindi invariati rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%. Il futuro della politica della BCE è incerto, ma gli analisti credono che ci sarà un nuovo taglio dei tassi nella riunione di settembre. Cosa accadrà alle rate del mutuo? Ecco le simulazioni di idealista

  1. La Bce lascia invariati i tassi interesse, ecco perché
  2. L’inflazione e la crescita nell’eurozona
  3. Tassi di interesse Bce, le previsioni di idealista/mutui
  4. Quanto costa un mutuo da 200mila euro dopo la decisione della Bce
  5. Quando scenderanno ancora i tassi Bce? I commenti degli esperti
  6. Calendario Bce, le prossime decisioni sui tassi

Nell’ultima riunione di politica monetaria, tenutasi il 6 giugno, la BCE ha deciso di procedere con un taglio dei tassi di interesse di riferimento di 25 punti base. Questo è stato il primo allentamento dei tassi dopo 10 aumenti consecutivi e cinque stabilizzazioni, che hanno aiutato a contenere l’inflazione nell’area dell’euro, indice che è sceso al 2,5% a giugno (era al 2,6% a maggio). Ma la BCE ha subito avvertito che “non si impegna preventivamente su una traiettoria specifica dei tassi”, lasciando aperta una possibile stabilizzazione dei tassi a luglio, come ora si è confermato.

La Bce lascia invariati i tassi interesse, ecco perché

La decisione di lasciare i tassi invariati, già attesa dai mercati finanziari, è in linea con il discorso di Christine Lagarde a Sintra, durante l’apertura del Forum della BCE a inizio luglio, nel quale la governatrice sottolineava che il ritmo delle future riduzioni dei tassi rimane “molto incerto”, avvertendo che il lavoro nella lotta contro l’inflazione nella zona euro “non è ancora finito”, quindi è necessario “rimanere vigili”. Per questo motivo, la banca centrale continua a essere determinata a “seguire un approccio basato sui dati e a valutare decisioni di politica monetaria riunione per riunione”, ha evidenziato Lagarde.

L’inflazione e la crescita nell’eurozona

“Sebbene alcune misure dell’inflazione di fondo siano aumentate lievemente a maggio a causa di fattori una tantum, – si legge nella nota che spiega la decisione della Bce, – per la maggior parte sono rimaste stabili o sono diminuite leggermente a giugno. In linea con le aspettative, l’impatto inflazionistico dell’elevata crescita salariale è stato assorbito dai profitti. La politica monetaria mantiene restrittive le condizioni di finanziamento. Al tempo stesso, le pressioni interne sui prezzi restano alte, l’inflazione dei servizi è elevata ed è probabile che l’inflazione complessiva rimanga al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”.

“Il Consiglio direttivo,- si legge ancora, –  è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine. Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine. Per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.

Andamento di Irs ed Euribor

in percentualeGen, 2024Mar, 2024Apr, 2024Giu, 2024Lug, 20242,62,83,03,23,43,63,8

Euribor 1 mese

IRS 30 anni

Tassi di interesse Bce, le previsioni di idealista/mutui

“Nessuna sorpresa nella riunione odierna della BCE. Sulla decisione “attendista” pesa la pressione dell’inflazione, con particolare riferimento alla componente energia, – è il parere di Fabio Femiani, responsabile di idealista/mutui per l’Italia. – Contemporaneamente, non sono trapelate, come d’uso aggiungerei, indicazioni sulle future mosse, anche se la maggior parte degli analisti sembra convinta che a settembre possa concretizzarsi un secondo taglio. Sarà l’opportunità, forse più unica che rara, di anticipare per una volta l’eventuale decisione della FED, che si riunirà pochi giorni dopo”.

Quali sono le conseguenze sul mercato dei mutui? “Lanciando un occhio al mercato dei mutui, notiamo come l’Euribor abbia recepito il taglio solo nell’ultimo periodo, mentre l’IRS – dal momento che rappresenta la view di lungo periodo – aveva già incamerato il taglio di giugno e pertanto negli ultimi 6/7 mesi si è mantenuto più stabile. Quella di oggi è una notizia meno positiva soprattutto per i mutuatari a tasso variabile che, dopo i primi benefici in termini di risparmio avuti sulla rata di giugno, avrebbero volentieri accolto nuovi significativi ribassi anche sulla rata di luglio…toccherà aspettare almeno dopo la pausa estiva”.

“Il ritardo nella riduzione dei tassi di interesse implicherà anche un ritardo nelle revisioni al ribasso delle rate dei mutui variabili, – spiega Juan Villén, direttore generale di idealista/mutui. – La situazione è invece migliore per quelle famiglie che cercano un prestito ipotecario in questo momento, poiché la concorrenza tra gli enti ha provocato una riduzione degli spread per i nuovi mutui e si prevede che continueranno a seguire la stessa tendenza per il resto dell’anno”.

Mutuo trentennale da 200 mila euro 

Spread 0,50% per i mutui a tasso fisso e 0,75% per i mutui a tasso variabileGen, 2024Mar, 2024Apr, 2024Giu, 2024Lug, 20248408608809009209409609801.0001.020

Tasso Variabile (rata in euro)

Tasso Fisso (rata in euro)

Quanto costa un mutuo da 200mila euro dopo la decisione della Bce

Come cambiano, allora, le rate del mutuo oggi? Date le nuove condizioni di mercato, secondo le simulazioni di idealista/mutui, rispetto a inizio anno la rata di un mutuo trentennale a tasso variabile con spread allo 0,75 per cento scende di 31 euro mensili, per un risparmio fino a 372 euro annuali. Scendono, anche se molto meno, anche i mutui a tasso fisso; il risparmio per un mutuo a tasso fisso, sempre con scadenza a 30 anni e spread allo 0,5 per cento da gennaio a luglio ammonta a 4 euro mensili, pari a 48 euro annuali. Al momento, sempre secondo idealista/mutui, il migliore tasso disponibile per un mutuo trentennale da 200 mila euro a tasso fisso è del 3,20 per cento, con rata mensile pari a 864 euro, mentre per i mutui a tasso variabile i migliori tassi sul mercato ammontano al 5,02 per cento, con rata pari a 1076 euro.

Mutuo trentennale da 200 mila euro 

Spread 0.50% per i tassi fissi e 0.75% per i tassi variabili

Tasso Variabile (rata in euro)Tasso Fisso (rata in euro)
Gen, 20241.026843
Mar, 20241.025837
Apr, 20241.020843
Giu, 20241.001841
Lug, 2024995839

E’ pur vero che, nonostante il maggiore risparmio sul tasso variabile, è questa la tipologia di mutuo che rimane più costosa. Secondo Codacons, il mancato taglio dei tassi deciso dalla Bce è una pessima notizia per questa tipologia di utenti. “Ricordiamo infatti, – segnala l’ente, nella persona del presidente Carlo Rienzi, – che un taglio dei tassi dello 0,25% equivale ad un risparmio medio tra i 15 e i 30 euro sulla rata mensile delle tipologie di mutuo variabile più diffuse in Italia, tra -180 e -360 euro annui a famiglia. Una nuova riduzione dei tassi di interesse sarebbe stata senza dubbio un segnale positivo e avrebbe ridato fiato alle famiglie dopo due anni di caro-mutui che hanno pesato su redditi e consumi. La strada per colmare i rialzi imposti dalla Bce rimane, purtroppo, ancora molto lunga: basti pensare che per alcune tipologie di mutuo a tasso variabile la maggiore spesa raggiunge oggi i 5mila euro l’annorispetto ai tassi medi di fine 2021”.

Quando scenderanno ancora i tassi Bce? I commenti degli esperti

La decisione di lasciare invariati i tassi Bce era attesa ampiamente dal mercato, che in generale si attende un nuovo taglio non prima di settembre.

Secondo la Presidente Lagarde, la solidità del mercato del lavoro consente alla BCE di prendere tempo per raccogliere nuove informazioni.- commenta Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO. – Di conseguenza, la BCE non ha fretta di tagliare ulteriormente i tassi, le decisioni resteranno di riunione in riunione e il flusso di dati dei prossimi mesi deciderà la velocità con cui la BCE eliminerà ulteriori restrizioni. Data la funzione di reazione della BCE, le cui decisioni si basano sulle prospettive di inflazione, sulle dinamiche inflazionistiche sottostanti e sulla trasmissione delle politiche, prevediamo che la BCE continuerà a prevedere tagli dei tassi nelle riunioni sulle stime dei suoi esperti e ci aspettiamo il prossimo taglio dei tassi a settembre.  Attualmente il mercato prevede altri 45 punti base di tagli dei tassi per quest’anno. L’attuale tasso terminale di circa il 2,5%, superiore alla maggior parte delle stime su un tasso neutrale per l’area dell’euro, indica un’elevata preoccupazione per l’inflazione dell’ultimo miglio. Nel complesso, le valutazioni di mercato sembrano ragionevoli e attualmente sono sostanzialmente in linea con la nostra previsione di base, che da tempo vede tre tagli per quest’anno”.

“Solamente nuove indicazioni di forte rallentamento della crescita dei prezzi al consumo potrebbero convincere i banchieri centrali a tagliare nuovamente i tassi a settembre, – è il parere di Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia. – Manteniamo le nostre prospettive su 2 tagli dei tassi di interesse nelle prossime 4 riunioni (a settembre e dicembre)”.

“La BCE si prende una pausa estiva. Un paio di mesi in più consentiranno all’istituzione di valutare meglio la traiettoria dell’inflazione e della crescita dell’area, eventualmente confermando che la strada intrapresa è quella desiderata, – commenta Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac. – La possibilità di un ulteriore taglio dei tassi a settembre, come per la Fed, è però alta. Nel frattempo, più a lungo i tassi resteranno restrittivi, maggiore sarà la probabilità di una rapida decelerazione dell’economia”. 

La Bce taglierà i tassi forse solo un’altra volta quest’anno, con un tasso finale di circa il 3% nel 2025, – è il parere di Álvaro Sanmartín, Chief Economist, Amchor IS. – Nell’Eurozona continuiamo a vedere un moderato rimbalzo economico, con tassi di crescita complessivamente superiori all’1% nel 2024, un calo dell’inflazione di fondo, anche se probabilmente più lento rispetto agli Stati Uniti”.

Calendario Bce, le prossime decisioni sui tassi

Ecco il calendario delle prossime riunioni Bce durante le quali l’istituto di Francoforte potrebbe decidere nuove variazioni nei tassi di interesse:

  • 12 settembre 2024
  • 17 ottobre 2024
  • 12 dicembre 2024
  • 30 gennaio 2025
  • 6 marzo 2025
  • 17 aprile 2025
  • 5 giugno 2025
  • 24 luglio 2025
  • 11 settembre 2025
  • 30 ottobre 2025
  • 18 dicembre 2025

Fonte: Idealista.it

Gli affitti transitori dominano il mercato immobiliare: crescita del 29% nell’ultimo anno

Le città italiane vedono un aumento significativo delle locazioni transitorie, con Venezia in testa (45% sul totale di offerta di affitti)

Gli affitti transitori stanno guadagnando sempre più importanza nel mercato immobiliare, a discapito degli affitti permanenti (locazioni classiche). Nel secondo trimestre del 2024, questa tipologia di locazione ha rappresentato il 23% del mercato, con un aumento dell’offerta annuale del 29%. Al contrario, l’offerta di affitti permanenti è cresciuta solo del 6% nello stesso periodo, secondo l’ultimo report sullo stock delle locazioni elaborato da idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia.

Il capoluogo con la maggior percentuale di affitti transitori sull’offerta complessiva è Venezia (45%), seguita da Massa (42%), Livorno (33%), Firenze e Catanzaro (entrambe 31%). Anche a Genova, Pisa, Salerno e Verbania, l’offerta di affitti transitori supera la media nazionale del 29%, raggiungendo il 30%.

Seguono le città di Milano (28% del totale), Napoli, Lucca, Trento e Roma (tutte al 27%) quindi tutti gli altri capoluoghi, con le zone meno stressate da questa categoria di affitti rappresentate da Fermo (4%), Frosinone (4%), Vercelli (3%), Caltanissetta (3%) e Benevento (2%).

Trend in forte crescita dell’offerta di locazioni transitorie

Tra i grandi mercati, gli incrementi più spettacolari dell’offerta transitoria si sono verificati a Cagliari e Bologna, con un incremento rispettivamente del 206% e del 186% in più rispetto a un anno fa, seguite da Milano (96%), Firenze (51%), Napoli (47%) e Genova (44%). A Torino e Roma invece, l’offerta di affitti temporanei è cresciuta sotto la media nazionale del 29%, rispettivamente del 26% e del 12% negli ultimi 12 mesi.

Le fluttuazioni più significative dell’offerta di affitti transitori si sono registrati nei piccoli mercati, dove questo fenomeno era finora marginale: la comparsa anche di pochi annunci ha causato, infatti, aumenti molto marcati. Ad esempio, Ascoli Piceno ha visto un aumento del 300%, Cosenza del 250%, Macerata e Vibo Valentia del 200%, Bolzano del 150%, Siena del 144%, Como del 124% e Reggio Calabria del 100%. Al contrario, forti diminuzioni si sono verificate in capoluoghi come Fermo (-90%), Oristano (-80%), Enna (-67%), Trento (-63%), Potenza (-57%), Vercelli e Rovigo (entrambe -50%).

Gli affitti permanenti si confermano in leggero costante incremento 

Complessivamente, l’offerta di affitti permanenti conferma il trend di crescita dell’ultimo anno, sebbene registri un calo del 6% rispetto al trimestre precedente. Variazioni positive interessano 63 capoluoghi su 106 monitorati. Nei principali mercati degli affitti, si osserva una tendenza contrapposta: a Milano, lo stock di abitazioni destinate alla locazione classica è cresciuto del 36% rispetto allo scorso anno, mentre a Roma è diminuito del 27%. In questo range troviamo altri grandi mercati come Bologna (9%), Firenze (3%) e Napoli (2%) che mostrano incrementi, mentre Torino (-9%), Venezia (-12%) e Genova (-14%) sono in calo.

I mercati più piccoli mostrano le maggiori fluttuazioni nell’offerta di alloggi in affitto 4+4, con Benevento (133%), Barletta e Bolzano (entrambe +81%), Brindisi (79%) e Parma (76%) in testa. Le diminuzioni più significative dello stock si registrano a Nuoro (-56%), Sondrio (-54%) e Lodi (-51%) nell’ultimo anno.

Il peso degli affitti transitori sul mercato delle locazioni

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CapoluoghiVar. offerta locazione classicaVar. offerta locazione transitoria% transitoria sul totale
Agrigento38%36%14%
Alessandria−22%7%8%
Ancona−4%31%20%
Aosta31%50%24%
Arezzo43%45%14%
Ascoli Piceno−4%300%7%
Asti−29%−46%6%
Avellino9%−46%8%
Bari54%26%24%
Barletta81%40%10%
Belluno−27%0%18%
Benevento133%−43%2%
Bergamo2%49%24%
Biella−27%7%10%
Bologna9%186%24%
Bolzano-Bozen81%150%7%
Brescia23%−30%14%
Brindisi79%24%23%
Cagliari58%206%26%
Caltanissetta31%0%3%

Metodologia d’analisi

Dati raccolti e analizzati da idealista/data, la proptech di idealista che fornisce informazioni a un pubblico professionale per facilitare il processo decisionale strategico, sia in Spagna, Italia e Portogallo. Utilizza tutti i parametri del database idealista di ciascun Paese, così come altre fonti di dati pubbliche e private per offrire servizi di valutazione, investimento, acquisizione e analisi di mercato.

Cos’è l’affitto transitorio?

Il contratto di locazione transitorio, regolato dalla legge 431/1998, è un accordo impiegato per l’affitto di un immobile ad uso abitativo per un periodo di tempo limitato e per esigenze abitative temporanee non turistiche. Questo tipo di contratto di locazione è particolarmente vantaggioso per studenti universitari e lavoratori che necessitano di trascorrere un breve periodo fuori dalla loro città di residenza per motivi di studio o lavoro.

Il contratto di locazione transitorio ha una durata minima di 1 mese e massima di 18 mesi. Rispettare le tempistiche stabilite dalla legge è fondamentale per evitare di incorrere nella nullità dell’accordo, il quale va registrato solo se si superano i 30 giorni di locazione. Per redigere questo tipo di contratto di locazione, il modello da utilizzare è quello predisposto dalla Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

Fonte: Idealista.it

Mercato immobiliare: le previsioni di Nomisma su compravendite, prezzi e mutui fino al 2026

Il differenziale tra dinamica inflazionistica e dinamica salariale nel 2024 è del 9,6 per cento

La buona notizia è che i salari crescono, l’Italia rasenta la piena occupazione e la crescita del nostro Paese fa ben sperare nel panorama europeo. La cattiva è che l’inflazione è ancora più alta dei salari, l’accesso al credito è troppo selettivo e le aspettative sul futuro delle famiglie restano incerte. In questo scenario, la domanda di casa degli italiani, che sempre più guarda con interesse alla locazione, resta sorprendentemente dinamica e, pur se con un previsto calo di compravendite, si mantiene su livelli superiori al periodo pre-covid. Queste sono alcune delle evidenze emerse dal  2° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2024 di Nomisma, presentato a Milano il 9 luglio scorso, che ha analizzato l’andamento dei mercati nelle 13 principali città italiane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino e Venezia.

  1. Potere di acquisto degli italiani
  2. Compravendite, domanda e offerta nel mercato immobiliare italiano
  3. I fattori della domanda e offerta di case nei prossimi anni
  4. Il mercato delle locazioni
  5. Le performance immobiliari delle principali città italiane

Potere di acquisto degli italiani

Come spiegato dal capo economista di Nomisma Lucio Poma, i fondamentali del nostro Paese sono tutt’altro che disprezzabili. Se nell’area Euro il 2023 si è chiuso con un Pil del +0.4 per cento, l’Italia ha messo a segno un +0,9 per cento, eguagliato solo dalla Francia (mentre la Germania arranca con un -0,3 per cento) e chiuderà il 2024, secondo le previsioni, con un +0,7 per cento (a fronte di un +0.8 per cento europeo).

Si imposta poi al ribasso l’inflazione, con il prezzo del gas calato del 60 per cento dal 2022 e con un costo della vita che nel giugno 2024 si è attestato nell’area euro al 2,5 per cento mentre un Italia si è fermato al +0,8 per cento. La cattiva notizia si nasconde nei dettagli: al calo del prezzo del gas non corrisponde un calo pari nel prezzo del petrolio, a causa delle politiche dell’Opec, e men che meno un calo della benzina alla pompa, il che mantiene alta l’inflazione “core”. Peraltro,

il fatto che l’inflazione abbia ormai smesso di crescere, non significa che i prezzi siano tornati ai livelli precedenti alla fiammata inflattiva degli ultimi tempi; il +12 per cento che è stato immagazzinato in passato non è ancora stato smaltito,

e ne sono una prova i livelli dei prezzi degli alimentari e in generale del paniere Istat.

Di contro, se in Italia abbiamo praticamente raggiunto la piena occupazione (con rischio tuttavia, avverte Poma, che la crescita si fermi presto, data la presenza di ben un terzo di inattivi tra la forza lavoro disponibile), i salari dal 2022 sono cresciuti intorno al 5 per cento, a fronte di una inflazione che ha registrato una impennata di circa il 15 per cento, a danno, nonostante tutto, della disponibilità di spesa e del potere di acquisto degli italiani. Il differenziale tra dinamica inflazionistica e dinamica salariale nel 2024 si attesta al 9,6 per cento.

A ciò si aggiungano i criteri di concessione del credito (e segnatamente dei mutui casa) fattisi più stringenti, in assenza di campagne promozionali da parte delle banche per la concessione di prestiti per l’acquisto di casa, e lo stesso costo di mutui e prestiti, che resta alto nonostante i primi tagli dei tassi da parte della Bce. Il calo del potere d’acquisto, non suffragato dalla possibilità di agevole accesso al credito, insomma, influenza la capacità di spesa degli italiani e, tra l’altro, la domanda di nuove abitazioni. Nomisma stima in 300.000 il numero di famiglie che nonostante fossero intenzionate ad acquistare casa con mutuo, non siano riuscite a concretizzare il proposito.

Compravendite, domanda e offerta nel mercato immobiliare italiano

Alla luce di quanto sopra, secondo l’Ad di Nomisma Luca Dondi il dinamismo mostrato nonostante tutto dal mercato immobiliare italiano è comunque notevole. A fronte di un ricorso al credito storicamente basso, reso ancor più difficoltoso, come si diceva, dalle condizioni stringenti delle banche, il numero di potenziali interessati ad un acquisto di casa nell’anno resta sotto l’1 per cento, a fronte di erogazioni di mutui che nella prima parte del 2024 non superano i 7,7 miliardi di euro (la metà di quanto registrato nel 2022). Le previsioni per le erogazioni di mutui nel 2024, 2025 e 2026 si attestano rispettivamente a 38 miliardi di euro, 39,9 miliardi e 40,2 miliardi.

Ciononostante, il 2023 si è chiuso con 710 mila compravendite che, se pure rappresentano un calo significativo rispetto alle cifre del 2021 e 2022 (rispettivamente 749 mila e 785 mila) sono comunque ben più di quanto registrato dal 2008 in poi (in media circa 570 mila compravendite l’anno). Di queste, nel primo trimestre 2024 il 38,6 per cento sono acquisti assistititi da mutuo, drasticamente calate dal 51,9% del primo trimestre 2022. Il calo delle compravendite registrato nel 2023 è quindi probabilmente imputabile solo alla componente di domanda uscita dal mercato perché dipendente dal credito bancario (-26%), mentre gli acquisti senza mutuo hanno continuato a crescere (+4,8%). Il che significa che l’acquisto di casa resta interessante per quella fetta di famiglie che dispone di risorse economiche sufficienti per affrontarlo senza la necessità del supporto bancario.

Le previsioni per i prossimi anni secondo Nomisma parlano quindi di 694 mila compravendite per il 2024, 708 mila per il 2025 e 710 mila per il 2026.

prezzi immobiliari nelle principali 13 città italiane sono saliti a inizio 2024 dell’1,9 per cento, con il massimo di Milano (+3,2 per cento, quota dimezzata rispetto al 2022) e il minimo di Catania, +0.3 per cento. Le previsioni Nomisma sui prezzi vedono valori nominali in crescita nel 2024 e nel 2025 del 2 per cento e nel 2026 dell’1,9 per cento; per quanto riguarda i valori reali, le previsioni sono rispettivamente per un +0,8, +0,0 e +0,1 per cento.

I fattori della domanda e offerta di case nei prossimi anni

A muovere il mercato immobiliare, secondo Luca Dondi, nei prossimi anni saranno due fattori principali: da un lato la trasformazione demografica, dall’altro le conseguenze della direttiva Case Green.

Sotto il profilo della trasformazione demografica, saremo testimoni di un calo della popolazione che porterà a un livello di 47,8 milioni di residenti sul territorio nazionale entro il 2070, una perdita di circa il 20 per cento che colpirà soprattutto il sud e le isole. Si avrà inoltre una disgregazione sempre maggiore della famiglia tradizionale; il che tuttavia non sarà negativo per il mercato immobiliare, perché la minore numerosità delle famiglie sarà compensata da un maggior numero di nuclei familiari, che arriveranno a 26,3 milioni di, anche se composti solo da una o due persone. Se la tendenza si dovesse mantenere invariata, le coppie senza figli supereranno quelle con i figli nel 2045 mentre nel 2041 la quota degli over 65 sul totale delle persone sole inciderà per il 60 per cento.

Tale “salvagente” non ci sarà, tuttavia, per quanto riguarda la direttiva Case Green, che costringerà gli italiani a interventi dispendiosi sul patrimonio immobiliare che, in massima parte, è obsoleto e lontano dagli standard fissati dalla norma europea.

La riqualificazione, osserva Dondi, non può essere posta tutta in capo ai privati, ma vanno pensati degli incentivi per sostenerla.

Il mercato delle locazioni

Un altro fattore che sposta l’attenzione dalle compravendite residenziali saranno le locazioni, sempre più presenti tra le alternative abitative degli italiani. La domanda di sistemazioni in locazione si differenzia tra affitti a lungo termine, a breve termine/turistici e studenteschi/lavorativi, ma lato proprietari l’offerta diventa sempre più selettiva, con un calo dei contratti di affitto passati nel 2023 a 1,282 milioni circa dagli 1,324 del 2021. D’altro canto i canoni di affitto vengono influenzati da un lato dalla carenza di offerta, dall’altro dagli affitti brevi. I quali, se è pur vero che numericamente incidono poco in termini di appartamenti disponibili (gli alloggi in affitto breve sono davvero una percentuale risibile del totale), è anche vero che si concentrano tutti in zone specifiche di città specifiche, con un potere di incidere sull’andamento dei prezzi e sulla riconfigurazione dei centri urbani che è amplificato di conseguenza.

canoni di affitto si prevedono quindi in crescita, creando un tema che va affrontato a livello di politiche abitative e di investimenti. Nella prima parte del 2024 abbiamo visto un aumento dei canoni di affitto del 4,6 per cento, con il massimo registrato da Bologna con il +7,3 per cento e il minimo di Venezia Mestre con un +1,4 per cento.

Le performance immobiliari delle principali città italiane

Secondo quanto rilevato da Nomisma, i prezzi delle abitazioni in ottimo e buono stato continuano a salire, registrando nel semestre un incremento rispettivamente del +1,6% e del +1,4%. Questi aumenti, leggermente superiori a quelli del primo semestre dello scorso anno, confermano il trend di crescita dei prezzi delle abitazioni iniziato nel post pandemia. In particolare, i prezzi delle abitazioni nuove variano dal +0,4% semestrale di Torino al +2,4% di Milano. Il capoluogo lombardo detiene anche il primato per la variazione dei prezzi delle abitazioni usate, con un +2% rispetto alla crescita minima del +0,5% di Genova.

Sul mercato delle locazioni, la crescente domanda ha determinato un incremento dei canoni del +2,5% semestrale. I mercati di Torino e Firenze, pur avendo nel complesso sottoperformato rispetto agli altri principali mercati, hanno registrato la maggiore crescita dei canoni, superando il 3% semestrale. Considerando i canoni medi, le città con i valori più elevati sono Milano, Roma, Firenze, seguite da Bologna e Padova, con affitti compresi tra 780-930 euro al mese per un appartamento di circa 80 metri quadrati. All’estremo opposto, si trovano i mercati di Catania, Palermo, Torino e Bari, con canoni medi tra 450-520 euro al mese.

Nomisma rileva che il tempo medio per finalizzare una compravendita è di poco meno di 5 mesi, con Milano che segna un record di 4,2 mesi. Molto più brevi i tempi per stipulare un contratto d’affitto, con una media di circa 1,9 mesi, eccezion fatta per Bologna, dove bastano poco più di 1 mese.

Fonte: Idealista.it

Case “roventi”: solo il 31% delle abitazioni in vendita in Italia ha l’aria condizionata

L’aria condizionata è più comune nelle case in affitto che in vendita

Con la prima ondata di caldo africano il condizionatore diventa automaticamente l’elettrodomestico più desiderato da chi cerca un po’ di sollievo dall’afa. Eppure, il parco abitativo dotato di sistemi di refrigerazione già installati è solo il 31% del totale, secondo uno studio pubblicato da idealista. Per ottenere questi risultati, il portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia, ha analizzato le circa 580.000 abitazioni in vendita e in affitto pubblicate nel suo database il 3 luglio 2023.

Le province con la percentuale più alta di appartamenti dotati di climatizzatore sono Mantova (61%), Treviso (58%), Verona, Modena e Padova (57% nei tre casi). Vicenza e Pordenone, entrambe con il 54% delle abitazioni dotate di aria condizionata, Piacenza (52%), Parma, Cagliari, Cremona (51% nei 3 casi) e Venezia (50%) completano il lotto delle città in cui più della metà del parco immobiliare è dotato di climatizzatore

Sul versante opposto troviamo alcune zone tradizionalmente caratterizzate da un clima più fresco, anch’esse non risparmiate dalle ondate di calore, soprattutto negli ultimi anni. L’Aquila (3%) è la provincia con la percentuale più bassa di case sul mercato con aria condizionata, seguita da Aosta con il 4%. Indici inferiori al 10% anche per Cuneo (6%), Rieti, Belluno (entrambe 7%), Campobasso, Sondrio (entrambe 8%) e Biella (9%).

Più aria condizionata nelle case in locazione che per quelle in vendita. 

Lo studio fa emergere una differenza di ben 10 punti percentuali tra la locazione e la vendita, con il 40% dello stock abitativo in affitto dotato di condizionatori installati contro il 30% delle case in vendita. La spiegazione più probabile di questa differenza è che gli inquilini apprezzano l’aria condizionata come un “extra”, mentre non è così determinante per l’acquisto di una casa, poiché la sua installazione è economica rispetto al costo di acquisto dell’abitazione.

Le percentuali toccano l’86% delle case che vengono affittate con aria condizionata in provincia di Vicenza, mentre solo il 50% di quelle in vendita ne è provvisto. A Pordenone, l’83% del parco abitativo in affitto ne è provvisto, contro il 53% dello stock in vendita; tendenza rispettata anche a Milano e a Roma dove la percentuale di case dotate di condizionatore destinate alla locazione tocca rispettivamente il 55% e il 47%, contro il 44% delle case in vendita a Milano e il 40% di quelle di Roma.

Nella parte inferiore della tabella L’Aquila (1%), Cuneo (2%), Sondrio (3%), Biella (5%) sono le province con la minore incidenza dell’aria condizionata sullo stock in locazione. Queste zone presentano una maggiore presenza di abitazioni con aria condizionata tra le case in vendita rispetto alla locazione, con L’Aquila al 4%, Cuneo al 6%, Sondrio e Biella al 9%.

Fonte: Idealista.it

Mercato immobiliare in Europa: prospettive positive per il 2024

I dati del report “Housing Insider: European Real Estate Insights” di RE/MAX Europe

Il mercato immobiliare europeo ha dimostrato una notevole resilienza e capacità di adattamento nel 2023, con variazioni significative tra i diversi Paesi dovute a differenti reazioni agli eventi economici e agli interventi politici. Anche le crescenti preoccupazioni per il cambiamento climatico hanno influenzato il comportamento dei consumatori, la legislazione e le decisioni di aziende e investitori, spingendo il settore verso scelte più sostenibili. Questo è quanto emerge dal report “Housing Insider: European Real Estate Insights” di RE/MAX Europe, che analizza le tendenze nei mercati immobiliari di Italia, Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Austria, Belgio e Svizzera, fornendo una visione completa delle complessità del settore.

  1. Mercato immobiliare italiano 
  2. Politiche Bce e previsioni  immobiliari 2024
  3. Mercato immobiliare europeo
  4. Prospettive per l’immobiliare

Mercato immobiliare italiano 

In Italia, il 2023 ha visto una leggera diminuzione dei prezzi al metro quadro, con un calo dello 0,5% rispetto all’anno precedente, portando il costo medio delle abitazioni a circa € 1.684 al metro quadrato. Gli appartamenti sono stati la tipologia abitativa più richiesta, con un tempo medio di permanenza sul mercato di 147 giorni, rispetto ai 172 giorni delle case indipendenti. Questo riflette un mercato più stabile e prevedibile rispetto ad altri Paesi, come la Francia, dove le variazioni trimestrali nei tempi di vendita hanno raggiunto i 70 giorni.

Politiche Bce e previsioni  immobiliari 2024

Le politiche monetarie della BCE e le condizioni di accesso al credito più rigorose degli istituti bancari italiani hanno spinto molti potenziali acquirenti a posticipare l’acquisto della casa. Tuttavia, le previsioni per il 2024 sono più ottimistiche: si attende una stabilità dei prezzi al metro quadro, che potrebbe favorire un aumento delle transazioni immobiliari. “Già dai primi mesi del 2024 si è iniziato a manifestare un sentiment diverso rispetto alla fine del 2023. L’annuncio di una possibile riduzione dei tassi, verificatasi poi a giugno ha, infatti, portato anche le banche italiane ad anticipare questi ribassi con condizioni più favorevoli e promozioni specifiche per alcune tipologie di immobili, privilegiando le case green”, commenta Dario Castiglia, CEO & Founder di RE/MAX Italia.

Mercato immobiliare europeo

Anche nel resto d’Europa, il 2023 ha registrato il livello più basso di crescita ipotecariadell’ultimo decennio, con molti potenziali acquirenti che hanno scelto di rinviare l’acquisto della casa, trovando nella locazione una soluzione temporaneamente più accessibile. L’aumento della domanda di immobili in affitto ha portato a un incremento dei prezzi, soprattutto nelle grandi città come Parigi, Londra e Berlino, che hanno raggiunto livelli record.

Prospettive per l’immobiliare

Le prospettive per il 2024 delineate dal report di RE/MAX Europe sono positive, con un ritorno a un mercato più equilibrato. Gli acquirenti potrebbero beneficiare di nuove opportunità, specialmente con l’entrata di privati che hanno posticipato le vendite, favorendo una maggiore negoziazione dei prezzi. Verso la fine del 2023 si è iniziato a vedere una graduale stabilizzazione del mercato immobiliare europeo, che continua a suscitare grande interesse tra gli investitori esteri. “Il mattone continua, dunque, a essere considerato un bene rifugio contro l’inflazione, grazie alla redditività sostenuta dall’aumento dei canoni d’affitto e alla capacità di rivalutazione nel tempo”, aggiunge Castiglia.

“Il 2023 è stato un anno particolarmente sfidante, che ha offerto significative opportunità”, afferma Michael Polzler, CEO di RE/MAX Europe. “In tutti i 40 paesi in cui siamo presenti, oltre 250.000 clienti si sono affidati ai nostri consulenti immobiliari per la gestione delle compravendite, riconoscendo il valore di professionisti competenti e preparati sugli andamenti di mercato”.

Fonte: Idealista.it

Come arredare casa per venderla: i consigli per non sbagliare

Vendere o affittare una casa è sempre una sfida e, in un mercato immobiliare altamente competitivo, è dimostrato che una decorazione professionale può aumentarne il valore fino al 10%. È un modo relativamente semplice e veloce per rivalutare un immobile con qualche piccola modifica che lo renda più appetibile, senza interventi di ristrutturazione. Scopriamo come intervenire sull’arredo di casa senza spendere troppo ma valorizzando semplicemente quello che c’è già.

Organizza lo spazio

Oltre a dover essere tutto molto organizzato, l’idea qui è quella di eliminare gli oggetti personali in eccesso, come fotografie e souvenir di viaggio. Con questa idea la casa risulta visivamente “pulita” e l’arredamento un po’ più neutro e spersonalizzato, in modo tale che chi la prenderà in affitto o la comprerà potrà più facilmente immaginare di viverci.

Decoração da sala

PxHere

Evidenzia gli elementi più caratteristici della casa

Ad esempio, se hai una casa il cui soggiorno si affaccia su un bel giardino, chiudi le tende e riorganizza i mobili in modo che siano rivolti verso l’ esterno. Forse hai una bellissima libreria, un mobile per la televisione o un caminetto attorno al quale vivi la tua vita. Mostrateli, lasciateli vedere a chi sta per acquistare o affittare la casa e lasciate immaginare loro di godere di quei dettagli che rendono speciale la casa. In ogni caso cercate di essere coerenti con l’arredamento, poiché trasmette una sensazione di armonia e un aspetto curato.

Decorare in base alla posizione della casa

Questo è più importante di quanto sembri perché è anche possibile giocare sulle emozioni di chi è interessato al tuo immobile. Ad esempio, se si tratta di una casa al mare, è una buona idea evidenziare colori più tenui e freddi, come il blu, e scegliere materiali naturali per ottenere uno stile costiero.

Se il tuo appartamento si trova nel centro della città, dovresti osare un po’ di più con l’arredamento, optare per colori più allegri, come l’arancione o il rosso, che sono ormai di moda, e optare per uno stile più massimalista con tocchi industriali. Come dicevamo, l’idea è quella di trasmettere con l’arredamento lo stile di vita che sicuramente piacerà di più a chi sta cercando di acquistare o affittare una casa.

Sfrutta al massimo lo spazio con la luce naturale

La luce è fondamentale per sfruttare al meglio lo spazio, in modo che entri attraverso le finestre. Quante volte hai sentito: “L’appartamento mi piace, ma è un po’ buio”. Sfrutta al massimo la luce per far sembrare lo spazio più grande di quello che è. Non posizionare i mobili in modo da ostacolare il passaggio della luce, facendo sembrare lo spazio più ampio. Acquista uno specchio da terra e mettilo in una posizione strategica.

Decoração de sala de estar

PxHere

Piccoli dettagli

I dettagli sono importanti perché contribuiscono all’impressione generale. Se un elemento decorativo attira l’attenzione, l’acquirente se ne accorgerà e questo influenzerà la sua impressione generale. Ad esempio, fiori e accessori decorativi come specchifotografie di persone, cuscini o piante aggiungono interesse visivo, personalità e calore alla tua casa. 

Fonte: Idealista.it

Nuda proprietà: cos’è, come funziona e perché conviene

Vendere o comprare la nuda proprietà di una casa significa avviare una transazione immobiliare senza coinvolgere il diritto ad abitare tra le mura della casa in questione. In altre parole, si acquista la proprietà della casa, ma non la facoltà di farne la propria residenza, almeno fino a che chi vi abita al momento resta in vita. Nonostante possa sembrare un acquisto poco conveniente, non sono pochi in Italia coloro che acquistano case in nuda proprietà. A chi allora conviene vendere e a chi comprare una casa in nuda proprietà? Cosa significa e come funziona? Vediamolo insieme.

Cos’è la nuda proprietà

La nuda proprietà è un diritto reale su una casa che non comprende però il diritto di usufrutto. In particolare chi detiene la nuda proprietà è possessore delle mura, ma non vi abita; ad abitarvi è solitamente qualcun altro. Il nudo proprietario è quindi qualcuno che non ha necessità di utilizzare il bene, né di ricavarne un profitto, almeno non nell’immediato.

Secondo quanto rilevato dall’Ufficio Studi di Tecnocasa, nel 2023 la tipologia di immobile più compravenduta con la formula della nuda proprietà è stata il trilocale, preferito nel 30,4% dei casi, seguito dal bilocale, scelto nel 24,3% delle transazioni, mentre le compravendite di immobili indipendenti e semi-indipendenti rappresentano il 15,7% del totale, in crescita rispetto al 7,7% del 2022.

Cosa significa vendere la nuda proprietà di una casa

Vendere la nuda proprietà di una casa implica che chi lo fa abbia necessità di ricavare liquidità, senza però dover andare ad abitare altrove, o mantenendo la possibilità, come usufruttuario, di affittarla, ricavando ulteriore reddito. Solitamente è la scelta di persone avanti con l’età che cercano un modo per integrare la propria pensione.

Per quanto riguarda i venditori di nuda proprietà, secondo Tecnocasa nel 2023 la maggioranza sono persone che vivono da sole: nel 66,7% dei casi si tratta di single, vedovi, divorziati o separati. Inoltre, nel 79,3% dei casi i venditori hanno un’età superiore ai 64 anni.

Cosa significa acquistare una casa in nuda proprietà

Chi compra una casa in nuda proprietà è qualcuno che non ha necessità di abitare la casa nell’immediato, e contemporaneamente può acquistarla ad un prezzo ridotto. Senza il diritto di usufrutto, infatti, una casa evidentemente costa meno. Tale investimento può avere senso a lungo termine, ad esempio se si vuole destinare l’abitazione ad un figlio piccolo, che diventerà proprietario anche del diritto di abitare la casa alla morte dell’usufruttuario.

Secondo quanto rilevato da Tecnocasa, nel 2023 il 72,9 per cento di coloro che hanno acquistato una casa in nuda proprietà lo ha fatto per reperire liquidità, per mantenere il proprio tenore di vita, oppure per far fronte ad esigenze straordinariesopravvenute con l’età o con la necessità di dover aiutare i propri figli nell’acquisto di una casa. Ancora, nel 2023 il 63,8% di chi ha comprato una nuda proprietà lo ha fatto come investimento a lungo termine, rispetto al 62,5% del 2022.

Gli acquirenti più attivi nel mercato della nuda proprietà per Tecnocasa sono quelli di età compresa tra i 45 e i 54 anni, che rappresentano il 29,3% del totale, mentre la percentuale di acquirenti over 65 è bassa, attestandosi al 6,9%. La maggior parte delle compravendite di nuda proprietà è effettuata da famiglie, che costituiscono il 70,8% del totale (spesso genitori che acquistano per i figli), mentre i single rappresentano il 29,2%. In altri casi, l’acquisto viene concluso per garantirsi un tesoretto da integrare alla pensione negli anni futuri.

Acquisto nuda proprietà, quali tasse?

L’acquisto della nuda proprietà implica il pagamento delle imposte ordinarie a seconda che si tratti di prima casa o meno; se ha i requisiti prima casa paga il 2% sul prezzo o valore catastale (al netto del valore dell’usufrutto); se seconda casa, paga il 9%. La manutenzione straordinarie è è inoltre a carico del nudo proprietario, mentre Imu, spese condominiali, manutenzione ordinaria sono a carico dell’usufruttuario.

Nuda proprietà e agevolazioni prima casa

È possibile acquistare una nuda proprietà con le agevolazioni prima casa, ma in questo caso il Fisco ha chiarito che, come sempre, è obbligatorio trasferire la residenza. In particolare, il Fisco ha ricordato che le agevolazioni prima casa “spettano, oltre che per l’acquisto della proprietà di case di abitazione diverse da quelle classificate nelle categorie catastali A1, A8 e A9, anche per gli atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell’usufrutto, dell’uso e dell’abitazione relativi alle stesse case”.

Quando conviene la nuda proprietà

Acquistare la nuda proprietà conviene quando si intende are un investimento a lungo termine, perché si sborsa un prezzo più basso, dal momento che il valore della casa è decurtato del valore dell’usufrutto, ma se ne entra in possesso solo alla morte dell’usufruttuario, o comunque al momento in cui si decide di far terminare il diritto di usufrutto.

Vendere la nuda proprietà conviene quando si ha bisogno di liquidità ma non si desidera vivere altrove. La liquidità può essere versata tutta in una volta o sotto forma di rendita; in questo caso occorre però essere sicuri che l’acquirente non si riveli poi inadempiente.

Nuda proprietà ed eredità

Gli eredi dell’usufruttuario di una casa venduta in nuda proprietà a terzi, ovviamente, non erediteranno la proprietà e nemmeno l’usufrutto. Ciò può essere uno svantaggio, ma non necessariamente. Potrebbe trattarsi di una casa che agli eredi non interessa, quindi vendere la nuda proprietà è anche un modo dell’anziano di sgravare i figli da fastidiose incombenze successive alla morte.

Nuda proprietà e mutuo

Si può comprare una nuda proprietà usufruendo di un mutuo. Il finanziamento avrà però importo ridotto essendo commisurato al valore dell’immobile decurtato di quello dell’usufrutto. Secondo Tecnocasa, nel 2023 il 27,1% degli acquisti di nuda proprietà è avvenuto tramite mutuo, mentre il 72,9% è stato concluso in contanti. La percentuale di acquisti con mutuo è in aumento rispetto agli anni precedenti.

Fonte: Idealista.it