Boom degli affitti transitori: sono il 25% del mercato

Torino registra la maggiore riduzione dell’offerta di affitti permanenti (-89% negli ultimi cinque anni), seguita da Roma (-78%) e Napoli (-55%). Milano resta stabile

Secondo i dati di idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia, la domanda di affitti transitori ha raggiunto il 25% del mercato delle locazioni. Questo fenomeno, che negli ultimi cinque anni ha conosciuto un’accelerazione senza precedenti, si afferma a scapito delle locazioni permanenti. Nel solo terzo trimestre del 2024, l’offerta di affitti transitori è cresciuta del 27% rispetto allo stesso periodo del 2023, mentre quella degli affitti permanenti ha visto un aumento molto più contenuto, pari al 5%

I capoluoghi con il maggior peso degli affitti transitori

Oristano, con il 50% dell’offerta complessiva, guida la classifica, seguita da Rimini (45%), Venezia e Massa (entrambe al 43%), e Livorno (41%). Queste località sono ben oltre la media nazionale del 25%, seguite da altri capoluoghi come Firenze (34%), Napoli (31%), Milano (28%), Roma (27%), Palermo e Torino (entrambe al 26%).

Di contro, vi sono città dove l’incidenza degli affitti transitori è minima o nulla, come Enna, Isernia e Nuoro (dove non esistono quasi offerte di questo tipo), Teramo (2%), Benevento (4%), Avellino, Asti e Bolzano (tutte al 5%).

Incremento dell’offerta di affitti temporanei nei grandi mercati: Bologna e Milano al comando

Bologna e Milano registrano gli aumenti più elevati negli affitti temporanei, con incrementi rispettivamente del 182% e 163% rispetto a cinque anni fa, seguite da Catania (143%), Bari (127%) e Cagliari (120%). Altre città più piccole come Catanzaro, Caltanissetta e Vibo Valentia hanno registrato incrementi a tre cifre, pur partendo da numeri esigui.

Offerta di affitti 4+4 in forte calo negli ultimi 5 anni

Negli ultimi cinque anni solo 9 capoluoghi hanno visto aumentare l’offerta di affitti,con Bologna (15%) e Venezia (13%) in evidenza tra le città maggiori. Altri incrementi significativi si registrano a Catanzaro (85%), Bolzano (53%) e Belluno (30%).

Parallelamente, si rileva una drastica contrazione dell’offerta di affitti permanenti nell’87% dei capoluoghi italiani. Torino guida questa tendenza, registrando una riduzione dell’89% e segnando la scomparsa di nove abitazioni su dieci dal mercato delle locazioni classiche. Restando sui principali mercati, Roma segue con un calo del 78%, mentre Napoli registra una diminuzione del 55%. In controtendenza, Milano si è mantenuta stabile negli ultimi cinque anni.

L’ultimo anno

L’offerta di affitti permanenti in Italia è cresciuta complessivamente del 5% rispetto al terzo trimestre del 2023, con incrementi particolarmente marcati a Milano (34%) e Napoli (18%), mentre Roma ha registrato una diminuzione dell’11%. Gli aumenti più significativi di questo tipo di offerta si sono verificati in piccoli mercati(.) Bolzano (121%) e Siena (73%) hanno visto un’impennata dell’offerta, mentre Lodi (-56%) e Sondrio (-50%) hanno sperimentato una drastica riduzione negli ultimi 12 mesi.

Per quanto riguarda l’incremento delle offerte di affitti transitori nei grandi mercati, Bologna è quella che ha registrato la crescita maggiore negli ultimi 12 mesi, con un aumento del 135%. A seguire ci sono Napoli (75%), Milano (62%), Torino (34%) e Roma (27%).

Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile Ufficio Studi di idealista: “Questa crescita degli affitti transitori riflette una trasformazione importante nel mercato immobiliare italiano, determinata dalla crescente mobilità lavorativa e da un’attenzione crescente verso la flessibilità abitativa, soprattutto nelle grandi città. Tuttavia, il progressivo calo degli affitti permanenti pone interrogativi urgenti: la riduzione drastica dell’offerta sta infatti generando una forte pressione sui prezzi e una maggiore competizione per le famiglie, con un impatto diretto sui più giovani e vulnerabili. È essenziale agire con politiche equilibrate che incentivino l’offerta a lungo termine e stabilizzino il mercato.”

Metodologia d’analisi

Dati raccolti e analizzati da idealista/data, la proptech di idealista che fornisce informazioni a un pubblico professionale per facilitare il processo decisionale strategico, sia in Spagna, Italia e Portogallo. Utilizza tutti i parametri del database idealista di ciascun Paese, così come altre fonti di dati pubbliche e private per offrire servizi di valutazione, investimento, acquisizione e analisi di mercato.

Cos’è l’affitto transitorio?

Il contratto di locazione transitorio, regolato dalla legge 431/1998, è un accordo impiegato per l’affitto di un immobile ad uso abitativo per un periodo di tempo limitato e per esigenze abitative temporanee non turistiche. Questo tipo di contratto di locazione è particolarmente vantaggioso per studenti universitari e lavoratori che necessitano di trascorrere un breve periodo fuori dalla loro città di residenza per motivi di studio o lavoro.

Il contratto di locazione transitorio ha una durata minima di 1 mese e massima di 18 mesi. Rispettare le tempistiche stabilite dalla legge è fondamentale per evitare di incorrere nella nullità dell’accordo, il quale va registrato solo se si superano i 30 giorni di locazione. Per redigere questo tipo di contratto di locazione, il modello da utilizzare è quello predisposto dalla Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

Fonte: Idealista.it

Case e mutui “green”, perché rappresentano un investimento strategico

Solo pochi anni fa, nel 2020, i mutui verdi rappresentavano appena il 3% del totale, ma sono cresciuti al 6,5% nel 2023 e hanno raggiunto una quota del 10% nel 2024, con un picco massimo del 16% registrato lo scorso agosto. Questo scenario, delineato dall’Osservatorio di Qualis Credit Risk, evidenzia una crescita dovuta sia alla maggiore attenzione verso la sostenibilità ambientale sia all’impegno delle banche nell’adattare le proprie strategie agli obiettivi dello European Green Deal, il piano strategico che mira a favorire la transizione ecologica nell’Unione Europea.

  1. Case green, tassi vantaggiosi e risparmio energetico
  2. I prezzi delle case green
  3. Case green, case da giovani

“Secondo gli obiettivi della Direttiva Europea Case Green, entro il 2033 in Italia sarà necessario riqualificare il 42% degli immobili, per un costo totale tra i 260 e i 320 miliardi di euro, con il mercato del credito che dovrà contribuire con circa la metà di tali somme” dichiara Vittorio Bruno, Head of Commercial and Underwriting di Qualis Credit Risk. “Risulta quindi ancora più significativo come il mercato del credito rappresenti il ruolo di leva strategica per supportare la transizione ecologica del mondo immobiliare”.

Case green, tassi vantaggiosi e risparmio energetico

L’espansione dei mutui green è indice di una crescente adozione di questo strumento, pensato per incentivare l’acquisto di abitazioni ad alta efficienza energetica (classe A e B) e le ristrutturazioni che migliorano le performance energetiche di almeno il 30%, ovvero comportano un “salto” di due classi. Secondo Qualis, le abitazioni “green” rappresentano un investimento solido e strategico, ideale per mantenere o incrementare nel tempo il valore dell’immobile.

I prezzi delle case green

Nonostante un prezzo medio iniziale più elevato, pari a circa 191,8 mila euro (ovvero 59 mila euro in più rispetto agli immobili tradizionali), l’investimento risulta vantaggioso nel lungo periodo grazie ai tassi favorevoli: un calo di 47 punti base nel 2024 comporta un risparmio di circa 18.000 euro sui 30 anni tipici di un mutuo green. Oltre ai vantaggi economici, i minori consumi energetici generano un risparmio annuo di circa 1.067 euro, per un totale di 32.000 euro sui trent’anni. Anche il valore di rivendita è destinato a rimanere più elevato rispetto a quello degli immobili non green.

Case green, case da giovani

La ricerca mostra inoltre che chi sceglie un mutuo green è mediamente più giovane di 3,6 anni rispetto a chi opta per un mutuo tradizionale (età media di 35,4 anni contro 39), e che quasi il 49% dei mutuatari rientra nella fascia d’età tra i 30 e i 40 anni. Oltre il 56,7% di questi mutui è richiesto da due persone, indicando che si tratta di un progetto di coppia o familiare a lungo termine. A livello territoriale, i mutui green sono maggiormente diffusi nel nord Italia, ma la domanda è in crescita anche in altre aree, con Lombardia, Lazio, Veneto e Sardegna tra le regioni più attive nel 2024.

Fonte: Idealista.it

5 idee per decorare casa con i fantasmini di Halloween

I fantasmini sono decisamente un classico di Halloween: possono essere creati fai da te in modo semplice e veloce.

Decorare casa per Halloween è diventata un’attività molto popolare, apprezzata tanto dai bambini quanto dai più grandi. Realizzare formine, decorazioni spaventose, zucche intagliate o scheletri è molto facile e ti permetterà di passare del tempo di qualità in famiglia. Dopo la zucca, i fantasmini di Halloween fai da te sono l’ideale per restituire la tipica atmosfera di questa festa.

  1. Cosa ti serve per fare i fantasmini da appendere
  2. Fantasmi da appendere fai da te: tutte le idee
  3. Perché non fare biscotti per Halloween a forma di fantasmini?

Cosa ti serve per fare i fantasmini da appendere

Prima ancora di iniziare avrai bisogno di alcuni materiali semplici e facilmente reperibili. Inoltre, il bello è che potrai riciclare materiali che già possiedi, trasformandoli in decorazioni uniche fai da te.

Le cose da acquistare (o da riciclare) sono quindi:

  • Pezzi di tessuto bianco, ovvero vecchie lenzuola, tovaglie, o anche pezzi di stoffa avanzati.
  • Filo di nylon trasparente o un semplice spago per dare forma ai fantasmini.
  • Per definire i dettagli del viso, un pennarello indelebile nero sarà sufficiente per disegnare occhi e bocca
  • Palloncini, palline di polistirolo, o la parte superiore di una bottiglia di plastica possono servire come testa del fantasma.
  • Luci LED piccole, per illuminare i fantasmini da dentro.
fantasmini halloween fai da te

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Fantasmi da appendere fai da te: tutte le idee

Non esistono limiti per realizzare i tuoi fantasmini: ogni idea creativa è l’ideale per questi lavoretti di Halloween. Ecco alcune idee da cui puoi prendere ispirazione.

I fantasmi di cartapesta

Per realizzare un fantasma di cartapesta, avrai bisogno di strisce di giornale, colla vinilica e un palloncino. Gonfia il palloncino e avvolgilo con le strisce di giornale imbevute di colla. Lascia asciugare completamente, quindi scoppia il palloncino e dipingi il tuo fantasma di bianco. Potrai aggiungere dettagli particolare con un pennarello indelebile nero.

fantasmini halloween fai da te

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I fantasmini con i calzini

Una maniera ancora più semplice per creare un fantasmino è utilizzare un vecchio calzino bianco. Riempilo con del riso o della sabbia per dargli peso e forma la testa legando la parte superiore con un elastico. Disegna gli occhi e la bocca con un pennarello nero. Puoi anche aggiungere un cappello da strega o una sciarpa colorata per personalizzare la tua creazione.

Fare fantasmini imbottiti

Se sei abile con il cucito, puoi creare dei fantasmini imbottiti. Taglia due sagome di fantasma da un pezzo di stoffa bianca, cuci insieme i bordi lasciando un’apertura, poi imbottiscili con ovatta sintetica. Cuci l’apertura e aggiungi dettagli come occhi e bocca con filo nero.

Il fantasma con il lenzuolo

Per un classico fantasma da appendere, non c’è niente di meglio di un vecchio lenzuolo bianco. Scegli quelli che non usi più, tagliali in forma di fantasma e dipingi facce spaventose con il pennarello o vernice a base di acqua. Essendo più grandi, potrai appendere questi fantasmi agli alberi, alla porta d’ingresso o alle finestre.

fantasmini halloween fai da te

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Il metodo con garza e amido di mais

L’utilizzo di garza e amido di mais è un altro metodo classico ma efficace per creare fantasmini di Halloween che abbiano un aspetto trasparente. Per realizzarli, taglia la garza in strisce lunghe e immergile in una soluzione di amido di mais diluito in acqua calda.

In seguito, drappeggia le strisce di garza messe in ammollo su un supporto come un palloncino gonfiato o una forma di polistirolo. Lascia asciugare completamente prima di rimuovere il supporto interno.

Perché non fare biscotti per Halloween a forma di fantasmini?

I fantasmi non sono solo da appendere, ma anche da mangiare. Realizzare biscotti a forma di fantasma può essere un modo delizioso per rendere unica anche la cena del 31 ottobre o per portarli a uno dei tanti eventi organizzati per Halloween.

Come primo passaggio, prepara una semplice pasta frolla e stendi l’impasto fino a ottenere uno spessore uniforme. Utilizza una formina a forma di fantasma per tagliare i biscotti. Dopo averli cotti e lasciati raffreddare, decorali con glassa bianca e usa piccoli pezzi di cioccolato per gli occhi.

Fonte: Idealista.it

Plusvalenza immobiliare: cos’è, come si calcola e come è tassata

La plusvalenza immobiliare è un aspetto complesso ma fondamentale nella gestione fiscale della compravendita di immobili. Capire in quali casi si è tenuti a pagare le tasse e come calcolarle correttamente permette di evitare spese inattese e di gestire al meglio i guadagni derivanti dalla vendita di un immobile. Per chi si trova a dover vendere, il consiglio è sempre quello di valutare bene tutte le opzioni disponibili per ottimizzare i costi fiscali e gestire in modo efficace i propri investimenti immobiliari. Ecco quindi cosa sapere sulla plusvalenza immobiliare.

  1. Cos’è la plusvalenza immobiliare?
  2. Come funziona la tassazione della plusvalenza?
  3. Come si calcola la plusvalenza immobiliare?
  4. Modalità di pagamento della plusvalenza

Cos’è la plusvalenza immobiliare?

La plusvalenza immobiliare è il guadagno derivato dalla vendita di un immobile a un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto. L’Agenzia delle Entrate consente di richiedere al notaio un’imposta sostitutiva pari al 26% per evitare di includere questo guadagno nel reddito complessivo. Tale imposta si applica solo agli immobili ceduti entro cinque anni dall’acquisto, mentre non viene richiesta per proprietà mantenute per più di cinque anni o utilizzate come “prima casa”. Tuttavia, se l’immobile è stato venduto entro i cinque anni e non è una prima casa, la plusvalenza sarà soggetta a tassazione come “reddito diverso” e andrà dichiarata.

Come funziona la tassazione della plusvalenza?

Non tutte le vendite generano una plusvalenza tassabile. Per immobili posseduti oltre i cinque anni o utilizzati come residenza principale, il guadagno derivante dalla vendita è esente da imposte. Questa norma permette di proteggere chi vende per necessità e non per speculazione. Se invece l’immobile è venduto entro cinque anni e non è la residenza principale, la plusvalenza sarà tassata come reddito.

Come si calcola la plusvalenza immobiliare?

Calcolare la plusvalenza richiede attenzione, poiché non si tratta solo della differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto. Il “costo di acquisizione” comprende non solo il prezzo d’acquisto, ma anche le spese notarili, le commissioni di agenzia e le eventuali migliorie documentate. Supponiamo, ad esempio, che un immobile acquistato per 150.000 euro sia stato venduto per 200.000 euro e che, nel frattempo, siano stati sostenuti 15.000 euro in spese di ristrutturazione e notarili. Il costo di acquisizione totale diventa 165.000 euro, con una plusvalenza finale di 35.000 euro. Questa cifra può essere tassata con un’imposta sostitutiva del 26%, rendendo il pagamento semplificato e riducendo l’impatto fiscale rispetto alle aliquote progressive IRPEF.

Modalità di pagamento della plusvalenza

Quando la plusvalenza è soggetta a tassazione, esistono diverse modalità di pagamento. La più comune è l’imposta sostitutiva del 26%, trattenuta direttamente dal notaio al momento del rogito. Il notaio si occupa di versarla all’Agenzia delle Entrate per conto del venditore, ma è importante che quest’ultimo dichiari questa preferenza al momento della firma. In alternativa, la plusvalenza può essere dichiarata nel reddito complessivo, ma ciò potrebbe comportare un carico fiscale maggiore rispetto all’imposta del 26%, a meno che il reddito complessivo dell’anno sia sufficientemente basso da rendere più vantaggiosa la tassazione progressiva IRPEF.

Fonte: Idealista.it

Tassi BCE, le previsioni fino al 2025 degli analisti monetari

Per dicembre 2024 atteso nuovo taglio da 25 punti base al 3%

Dopo il taglio dei tassi di interesse della BCE ad ottobre 2024, tutti si chiedono quali saranno i prossimi passi della BCE. Secondo un sondaggio della Banca centrale europea, condotto su 49 analisti monetari del settore privato all’orizzonte ci saranno nuovi tagli del costo del denaro, seguiti a giugno 2025 da un periodo di pausa. Ma vediamo quali sono le previsoni degli esperti del mercato, secondo il sondaggio diffuso da Askanews.

  1. Il sondaggio della BCE
  2. Le previsioni per il 2026 sui tassi di interesse
  3. Il taglio dei tassi BCE di ottobre 2024

Il sondaggio della BCE

Il sondaggio ha coinvolto 49 analisti monetari del settore privato ed è stato condotto tra il 30 settembre e il 2 ottobre, prima quindi dello scorso 17 ottobre, quando la Bce ha operato un nuovo taglio dei tassi al 2,25 punti base con cui il riferimento sui depositi è stato portato al 3,25%.

Gli analisti monetari prevedono che la Bce operi un nuovo taglio di tassi di interesse da 25 punti base a dicembre, con cui il riferimento sui depositi – il tasso che resta più utilizzato come guida per il mercato – calerebbe al 3%. Per i mesi successivi la mediana dei poco meno di 50 esperti consultati dalla stessa Bce, con la sua indagine mensile, prevede un altro taglio da 25 punti base a gennaio, un ulteriore a marzo, la conferma dello status quo ad aprile e poi un taglio a giugno, una pausa a partire da luglio per concludere il 2025 con tassi al 2,25%.

Le previsioni per il 2026 sui tassi di interesse

Secondo il sondaggio della Bce, nel 2026 verrebbero effettuati ulteriori ritocchi marginali, al 2,13% nel primo trimestre poi al 2% nel secondo trimestre per restare a questo valore tutto l’anno. Per il 2027 è previsto un ritorno dei tassi al 2,25%.

L’accelerazione della riduzione del freno monetario da parte della Bce, che aveva tagliato i tassi in precedenza a giugno e a settembre, facendo una pausa a luglio, riflette la velocità con cui si sta verificando il processo disinflazionistico nell’area euro. A settembre il livello medio di crescita dei prezzi al consumo si è smorzato all’1,7% , secondo Eurostat. Nel frattempo dall’economia sono giunti segnali di indebolimento, in particolare per l’attività delle imprese.

Il taglio dei tassi BCE di ottobre 2024

Con una mossa attesa dalla maggior parte degli esperti e analisti del mercato, il Consiglio Direttivo della BCE, il 17 ottobre ha deciso un ulteriore abbassamento del costo del denaro di 25 punti base. I nuovi tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono al 3,25%, al 3,40% e al 3,65% .

Alla base della decisione della BCE c’è una  “valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. Le ultime informazioni sull’inflazione indicano che il processo disinflazionistico è ben avviato”

Fonte: Idealista.it

Voucher mutuo: come funziona e come ottenerlo

Il voucher mutuo è utile per verificare la fattibilità del finanziamento, prima di trovare l’immobile: ecco come funziona.

Il voucher mutuo rappresenta una possibilità davvero utile per coloro che, pur non avendo ancora trovato un immobile da acquistare, vogliono verificare con la banca la fattibilità di un finanziamento. 
Conosciuto anche come mutuo in tasca o predelibera del mutuo, il voucher viene oggi concesso dalle principali banche italiane, con condizioni però differenti da un istituto di credito all’altro. Per questa ragione, prima di richiederlo è utile trovare il mutuo migliore per le proprie esigenze.

  1. Come funziona un voucher mutuo
  2. Vantaggi del voucher mutuo

Come funziona un voucher mutuo

Cos’è il voucher mutuo e come funziona? È questa una delle domande che, con sempre più frequenza, viene rivolta alle banche da chi desidera acquistare un immobile, come ad esempio una prima casa. 

Con questo termine si indica semplicemente la predelibera del mutuo, ovvero un’analisi preliminare della fattibilità del finanziamento, che l’istituto di credito conduce in anticipo rispetto alla stessa richiesta di mutuo. In altre parole, il cliente interessato può rivolgersi alla banca ancora prima di avviare le procedure per l’ottenimento del finanziamento, addirittura prima di trovare lo stesso immobile, allo scopo di capire se vi sono le effettive condizioni per l’erogazione del denaro.

Predelibera del mutuo

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A seguito delle opportune verifiche sulla capacità reddituale del richiedente, la banca emette sostanzialmente un via libera a un futuro mutuo. Il cliente, consapevole di trovarsi nelle condizioni per poter ottenere il finanziamento, può quindi procedere in tutta tranquillità alla ricerca dell’immobile. È inoltre utile aggiungere che:

  • il voucher mutuo non è vincolante, quindi il richiedente può decidere in itinere di non acquistare più l’immobile e di non avanzare la richiesta di finanziamento o, in alternativa, di sottoscrivere un mutuo con un altra banca;
  • la predelibera ha una durata massima nel tempo, solitamente fino a un massimo di sei mesi, dopodiché dovrà essere nuovamente richiesta.

Naturalmente, se si decide di procedere con la richiesta di finanziamento, rimarranno validi tutti i passaggi di un comune mutuo. Per questa ragione, è utile prepararsi preventivamente approfittando di una guida passo per passo al mutuo.

Come funziona il mutuo in tasca: i passaggi

In merito al funzionamento del voucher, quali sono i passaggi da seguire per ottenere un mutuo in tasca? Se si vuole valutare la propria capacità di sostenere un finanziamento per l’acquisto di un immobile, è innanzitutto necessario individuare una banca che offra la predelibera del mutuo. A questo punto, effettuata la richiesta di voucher, l’istituto di credito chiederà di fornire:

  • i propri documenti anagrafici, quali Carta d’Identità, Codice Fiscale, Stato di Famiglia o il Certificato di Stato Civile Libero;
  • i propri documenti reddituali, come ad esempio il 730 per i lavoratori dipendenti o il modello Persone Fisiche per gli autonomi.

È bene specificare che, sul fronte della documentazione prevista, le richieste possono variare da una banca all’altra: alcuni istituti desiderano ottenere anche le ultime buste paga o le ultime ricevute di pagamento delle fatture emesse, così come i documenti relativi all’eventuale iscrizione ad albi professionali. Ovviamente, non sarà necessario presentare nessuna documentazione sull’immobile, poiché la predelibera può avvenire anche antecedentemente alla ricerca dello stesso.

A questo punto, la banca analizza le informazioni in proprio possesso e valuta l’erogabilità di un mutuo. In caso di esito positivo, il cliente:

  • riceverà conferma del via libera alla futura richiesta di un mutuo, come già accennato;
  • avrà tempo fino alla scadenza del voucher per trovare l’immobile e procedere effettivamente alla richiesta del finanziamento.

È però necessario sottolineare che il voucher non rappresenta un contratto di mutuo: è proprio per questa ragione che non risulta vincolante né per il richiedente, né per l’istituto di credito. Allo stesso modo, non rappresenta una certezza matematica di ottenimento del mutuo, poiché una volta trovato l’immobile:

  • la banca rivaluterà la fattibilità del finanziamento in base al valore dell’immobile che si desidera acquistare;
  • eventuali condizioni reddituali mutate – la perdita del lavoro, l’emersione di debiti e via dicendo – potrebbero rendere impossibile l’erogazione del mutuo predeliberato.

Poiché il voucher può essere rilasciato prima della ricerca dell’immobile, può essere utile informarsi preventivamente sul Bonus Mutui – e altre agevolazioni analoghe – attualmente in vigore, così da scegliere una casa che risponda ai requisiti di legge e possa garantire l’accesso ai relativi vantaggi fiscali.

Quanto dura la predelibera

Come già accennato, la predelibera del mutuo non ha una durata eterna, anche perché le condizioni reddituali del richiedente potrebbero cambiare con il passare del tempo. Ma quanto dura il voucher mutuo? Molto dipende dalla banca scelta:

  • la gran parte degli istituti di credito offre almeno tre mesi di validità per la predelibera;
  • le tempistiche massime non superano, in genere, i sei mesi.
Voucher mutuo

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Alla scadenza della predelibera, se la richiesta di mutuo non viene avanzata – ad esempio, perché non si è trovato l’immobile adatto – sarà necessario procedere con una nuova valutazione.

Vantaggi del voucher mutuo

Come facile intuire, approfittare del voucher mutuo garantisce numerosi vantaggi, soprattutto quando si è nelle primissime fasi della ricerca di un immobile. Infatti, la predelibera offre la possibilità di:

  • procedere con serenità nella ricerca dell’immobile, consapevoli del budget massimo che si potrà investire;
  • avere una buona sicurezza che, se le proprie condizioni reddituali non dovessero modificarsi nel tempo, il finanziamento verrà concesso;
  • accelerare alcune tempistiche dell’effettiva richiesta del mutuo, perché la fase di verifica reddituale è già stata in gran parte condotta. Naturalmente, rimarranno gli altri controlli, come l’istruttoria sull’immobile;
  • non avere vincoli o spese, poiché il voucher mutuo è di norma gratuito. 

Quali banche fanno la predelibera del mutuo

La maggior parte delle banche italiane offrono la predelibera del mutuo, con modalità e documentazioni che possono però variare da un istituto di credito all’altro. In particolare, è utile sapere che:

  • alcune banche permettono di presentare la richiesta di mutuo in tasca direttamente online, con una gestione della pratica che avverrà completamente per via digitale;
  • altri istituti di credito, invece, richiedono di recarsi agli sportelli o prendere appuntamento con un consulente interno della stessa banca.

Per evitare intoppi oppure rallentamenti, il consiglio è quello di preparare tutta la documentazione in anticipo rispetto alla richiesta di predelibera.

Fonte: Idealista.it

La Bce taglia ancora i tassi, quanto si paga il mutuo oggi

Si risparmiano oltre 1200 euro all’anno per un mutuo variabile e 612 per un mutuo a tasso fisso

Come da programma, si conferma la decisione della Bce per un nuovo taglio dei tassi di interesse, come atteso dai mercati. Giovedì 17 ottobre l’istituto di Francoforte ha deciso per un ulteriore abbassamento del costo del denaro di 25 punti base, portando i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 3,25%, al 3,40% e al 3,65%, con effetto dal 23 ottobre 2024. Come sempre la decisione della Bce avrà un impatto su mutui e prestiti degli italiani; vediamo quali saranno le conseguenze secondo il parere e le simulazioni di idealista/mutui.

  1. La Bce taglia i tassi, le motivazioni del Consiglio Direttivo
  2. Tassi Bce e mutui, il commento di idealista/mutui 
  3. Quanto costa un mutuo da 200 mila euro dopo la Bce
  4. Mutui ventennali, si risparmia secondo il Codacons
  5. Tassi Bce, quando scenderanno ancora

La Bce taglia i tassi, le motivazioni del Consiglio Direttivo

Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di ridurre di ulteriori 25 punti base il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale. La motivazione, espressa nella nota dell’Istituto guidato da Christine Lagarde, “scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. Le ultime informazioni sull’inflazione indicano che il processo disinflazionistico è ben avviato. Le prospettive di inflazione sono inoltre influenzate dalle recenti sorprese al ribasso degli indicatori dell’attività economia. Nel contempo, le condizioni di finanziamento rimangono restrittive”.

“Ci si attende che l’inflazione aumenti nei prossimi mesi, per poi diminuire e raggiungere l’obiettivo nel corso del prossimo anno. L’inflazione interna resta elevata, in quanto i salari continuano a crescere a un ritmo sostenuto. Al tempo stesso, le pressioni sul costo del lavoro dovrebbero seguitare ad attenuarsi gradualmente, in un contesto in cui i profitti ne mitigano parzialmente l’impatto sull’inflazione”.

“Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine. Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine. Per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione”. 

Andamento di Irs ed Euribor

in percentualeGen, 2024Mar, 2024Apr, 2024Giu, 2024Lug, 2024Sep, 2024Oct, 20242,22,42,62,83,03,23,43,63,8Euribor 1 meseApr, 20243,81Euribor 1 meseApr, 20243,81

Euribor 1 mese

IRS 30 anni

Tassi Bce e mutui, il commento di idealista/mutui 

“La BCE continua con il suo programma di riduzione controllata della pressione monetaria, – riassume  Fabio Femiani, responsabile idealista/mutui Italia, fiduciosa che l’inflazione continui ad essere sotto controllo come sembra che sia, anche se ha ancora molta strada da fare per raggiungere il suo obiettivo del 2%, soprattutto in punto stabilità. Proseguono le buone notizie per il mercato dei mutui: continueremo a vedere come l’aggiornamento delle rate dei finanziamenti a tasso variabile porterà risparmi ai consumatori, mentre sul fronte dei mutui di nuova erogazione normalmente l’ultimo quarter dell’anno porta sempre un certo fermento con offerte alle migliori condizioni da parte delle banche per immagazzinare operazioni in ottica 2025”.

Mutuo trentennale da 200 mila euro 

Spread 0,50% per i mutui a tasso fisso e 0,75% per i mutui a tasso variabileGen, 2024Mar, 2024Apr, 2024Giu, 2024Lug, 2024Sep, 2024Oct, 20248008208408608809009209409609801.0001.020

Tasso Variabile (rata in euro)

Tasso Fisso (rata in euro)

Quanto costa un mutuo da 200 mila euro dopo la Bce

Ma quanto costa oggi la rata del mutuo? Secondo le simulazioni di idealista/mutui, la rata di un mutuo trentennale da 200 mila euro a tasso variabile con spread allo 0,75 per cento scende dai 1026 euro di gennaio 2024 ai 925 euro di oggi – ammettendo che il taglio dei tassi Bce sia completamente assorbito dal tasso Euribor a tre mesi, – con un risparmio di 101 euro mensili e 1212 euro annuali. In calo anche i mutui a tasso fisso che passano da una rata di 843 euro al mese in media a inizio anno per un mutuo con scadenza a 30 anni e spread allo 0,5 per cento agli attuali 792 euro, con un risparmio di 51 euro mensili e 612 euro annuali.

Al momento, sempre secondo idealista/mutui, il migliore tasso disponibile per un mutuo trentennale da 200 mila euro a tasso fisso, con ltv dell’80 per cento, è del 3,20 per cento, con rata mensile pari a 864 euro, mentre per un mutuo a tasso variabile alle stesse condizioni il migliore tasso sul mercato ammonta al 5,02 per cento, con rata pari a 1076 euro.

Mutuo trentennale da 200 mila euro 

Spread 0.50% per i tassi fissi e 0.75% per i tassi variabili

Tasso Variabile (rata in euro)Tasso Fisso (rata in euro)
Gen, 20241.026843
Mar, 20241.025837
Apr, 20241.020843
Giu, 20241.001841
Lug, 2024995839
Sep, 2024985819
Oct, 2024925792

Mutui ventennali, si risparmia secondo il Codacons

Per un mutuo a 20 anni di importo compreso tra i 100mila e i 200mila euro, calcola il Codacons, il risparmio sarà compreso tra i 13 e i 27 euro mensili, pari a -156 e -324 euro all’anno. Per un mutuo da 125mila euro a 25 anni, invece, un simile taglio si traduce in un risparmio di circa 17 euro al mese, con un impatto da 204 euro su base annua.

“Il terzo taglio dei tassi è senza dubbio un segnale positivo, ma la strada per colmare i rialzi imposti dalla Bce negli ultimi due anni è ancora molto lunga – avvisa il presidente Carlo Rienzi – Basti pensare che per alcune tipologie di mutuo a tasso variabile la maggiore spesa ha raggiunto nel 2024 i 5mila euro l’anno rispetto ai tassi medi di fine 2021”.

Tassi Bce, quando scenderanno ancora

Ecco il calendario delle prossime riunioni Bce durante le quali l’istituto di Francoforte potrebbe decidere nuove variazioni nei tassi di interesse:

  • 12 dicembre 2024
  • 30 gennaio 2025
  • 6 marzo 2025
  • 17 aprile 2025
  • 5 giugno 2025
  • 24 luglio 2025
  • 11 settembre 2025
  • 30 ottobre 2025
  • 18 dicembre 2025

Rinnovo annuale dell’affitto? Quanto incide l’inflazione di settembre 2024 sui canoni per città

L’Istat ha comunicato i dati sull’inflazione rilevata a settembre 2024, registrando un aumento dello 0,7% su base annua per quanto riguarda l’indice dei prezzi al consumo. Mentre l’indice FOI ha fatto registrare una variazione leggermente più contenuta: +0,6%. Gli inquilini che hanno il rinnovo annuale dell’affitto, quindi, vedranno applicare un aumento, anche se di poco, del canone di locazione. In Italia, si dovranno pagare mediamente circa 5 euro in più al mese (e 60 euro all’anno). Scopriamo quanto aumentano gli affitti a seconda della città in cui si vive.

Tra gli effetti più tangibili e immediati, dati dall’aumento dell’inflazione, per le finanze delle famiglie italiane, soprattutto per quelle che hanno l’adeguamento annuale del canone di locazione annuale (per i contratti 4+4). Gli aumenti più rilevanti sono quelli con cui dovranno fare i conti gli inquilini milanesi, che vedranno aumentare l’affitto mensile di circa 11 euro in più al mese rispetto allo scorso anno. A Roma, invece, l’incremento mensile sarà di 7 euro in media.

È lo scenario che emerge da un’analisi di idealista, portale leader per sviluppo tecnologico in Italia, che ha calcolato quanto inciderà l’aumento dell’inflazione sull’adeguamento dei contratti di locazione di un trilocale in base all’Indice dei prezzi al consumo aggiornato e pubblicato dall’Istat. L’aumento dell’inflazione incide direttamente sui contratti di locazione legati all’indice FOI, ovvero quelli che prevedono la formula di durata 4+4.

Quanto aumentano gli affitti nei capoluoghi italiani con l’inflazione

I dati sono eleborati sulla media dei canoni di locazione di un trilocale rivalutati con l’indice FOI di settembre 2024

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CapoluogoCanone aggiornato (€/mese)Aggiornamento FOI 0,6% (€/mese)Canone mediano di un trilocale ad settembre ’23 (€/mese)
Milano1.861111.850
Venezia1.35881.350
Bolzano-Bozen1.23271.225
Bologna1.20771.200
Firenze1.20771.200
Monza1.20771.200
Roma1.20771.200
Como1.10771.100
Padova1.10771.100
Bergamo1.05661.050
Cagliari1.00661.000
Napoli1.00661.000
Aosta9816975
Modena9566950
Verona9566950
Salerno9316925
Brescia9055900
Lecco9055900
Treviso9055900
Trento8555850

Fonte: Istat-idealista/dataScaricare i datiCreato con Datawrapper

Il report si concentra sull’analisi della media dei canoni di locazione richiesti negli annunci di trilocali in affitto pubblicati su idealista. Per lo studio, infatti, è stato scelto questo taglio immobiliare nello specifico perché si tratta di quello più richiesto dalle famiglie, la categoria su cui l’aumento dell’inflazione pesa maggiormente.

In Italia, l’affitto per una casa con tre stanze, secondo quanto rilevato a settembre 2023, era di 795 euro al mese. Gli inquilini che hanno l’adeguamento annuale calcolato con l’indice di inflazione FOI di settembre 2024, quindi, dovranno pagare circa 5 euro in più al mese in media (60 euro all’anno). Tuttavia, a seconda della zona in cui si vive gli aumenti possono subire differenze anche molto significative.

Lo scenario, infatti, muta in maniera anche marcata a seconda della città presa in esame (il report si è concentrato esclusivamente sui capoluoghi e non sulle province per via di una base dati molto più consistente) e della media dei canoni cittadini.

Gli inquilini che subiranno gli aumenti più evidenti dei canoni di locazione sono quelli di Milano (+11 euro al mese e 132 euro in più all’anno). Dato più che pronosticabile, alla luce del dato che vede il capoluogo lombardo, da tantissimo tempo, come quello in cui si registra la media degli affitti più cara d’Italia.

Aumentano di circa 8 euro al mese (96 euro all’anno) gli affitti per gli inquilini che hanno il rinnovo annuale del canone di locazione residenti a Venezia. L’aumento mensile sarà di circa 7 euro (84 euro annui) a Roma, Bolzano, Bologna, Como, Firenze, Padova e Monza.

I canoni di locazione verranno aumentati di circa 6 euro al mese (e 72 euro all’anno) a Bergamo, Cagliari, Napoli, Aosta, Modena, Salerno e Verona. Più in generale, si registrano aumenti contenuti (non oltre i 2 euro mensili) a: Asti, Carbonia, Caltanissetta, Vibo Valentia, Lanusei, Vercelli.

Fonte: Idealista.it

Bonus mobili 2025, proroga nella manovra di bilancio

Ad annunciarlo il vice ministro Maurizio Leo

Nella manovra finanziaria 2025, dopo la conferma del bonus ristrutturazione nel 2025 è arrivata a sorpresa anche la proroga del bonus mobili 2025. Ad annunciarlo in una conferenza stampa congiunta con il ministro dell’economia Giorgetti, è stato il viceministro Maurizio Leo. Ma vediamo quali sono le ultime notizie e come funzionail bonus per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici legato ai lavori di ristrutturazione.

Le ultime notizie sul bonus mobili 2025

Il bonus mobili 2025 è la novità di una legge di bilancio che invece vedrà la riduzione degli altri bonus casa e edilizi che verranno rimodulati in base al quoziente familiare. Già da tempo si parlava di una riduzione delle detrazioni per la casa e le ultime notizie parlavano di un bonus ristrutturazione per la prima casa.

Nella conferenza stampa per presentare la legge di bilancio 2025 è invece arrivata, non solo la conferma del bonus ristrutturazioni anche per la seconda casa – seppure a una percentuale ridotta del 36% – ma anche la proroga del bonus per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici.

La notizia delle proroga del bonus mobili è stata accolta con soddisfazione da FedrlegnoArredo. “La proroga per il 2025 del bonus mobili, unitamente all’innalzamento al 50% del bonus ristrutturazioni per le prime case, previste con la prossima Legge di bilancio sono un’ottima notizia per la filiera del legno-arredo” ha dichiarato, in una nota, il presidente Claudio Feltrin.

“Consapevoli delle difficoltà che il governo deve affrontare per mantenere in ordine i conti dello Stato, – ha aggiunto – apprezziamo ancor di più la scelta di aver rinnovato misure che negli anni hanno dimostrato la loro efficacia a vantaggio dei consumatori e delle imprese del settore”.

Come funziona

 In attesa che il disegno di legge di bilancio arrivi alle Camere e sia approvato in via definitiva dal Parlamento, e anche l’Agenzia delle Entrate pubblichi la consueta guida, vediamo come funziona il bonus mobili nel 2025.

Il bonus mobili è una detrazione del 50% sulle spese effettuate per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici destinati ad arredare un immobile oggetto di lavori di ristrutturazione.

Il bonus mobili spetta per i seguenti acquisti:

  • mobili nuovi
  • grandi elettrodomestici nuovi di classe energetica non inferiore classe A per i forni, alla classe E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, alla classe F per i frigoriferi e i congelatori, per le apparecchiature per le quali sia prevista l’etichetta energetica.

L’importo del bonus mobili nel 2025

Durante la conferenza stampa, il vide ministro non ha fatto accenno al tetto di spesa, né ad altre condizioni per accedere al bonus mobili. Però in attesa del testo della manovra 2025, secondo la normativa vigente, il bonus mobili ha un tetto di spesa di 5000 euro. Il tetto di spesa era di 10.000 euro nel 2022, di 8000 euro nel 2023 e di 5000 euro nel 2024.

Fonte: Idealista.it

Rapporto Omi: calano del 25% i mutui casa nel 2023

Sono stati circa 330 mila gli atti di mutuo ipotecario stipulati nel 2023, per un totale di oltre 730 mila unità immobiliari, soprattutto case, e un capitale di debito vicino ai 90 miliardi di euro, circa il 4,2 per cento del Pil. Differenze sostanziali tra città e città si sono rilevate, stando al Rapporto Mutui 2024 stilato da Omi. Secondo l’Osservatorio dell’Agenzia delle Entrate, rispetto al 2022 gli atti di mutuo hanno subito un calo rilevante, pur con differenze tra zona e zona. Ecco le principali evidenze del Rapporto Mutui Omi.

  1. I mutui ipotecari in Italia
  2. Mutui in Italia per area geografica
  3. Mutui nelle grandi città

I mutui ipotecari in Italia

Nel 2023, in Italia sono stati stipulati e registrati circa 330 mila atti di mutuo ipotecario, coinvolgendo oltre 730 mila unità immobiliari, in gran parte abitazioni. Il capitale di debito “estratto” dal patrimonio immobiliare per l’anno ha raggiunto circa 90 miliardi di euro, pari al 4,2% del PIL italiano. Rispetto al 2022, quando il capitale di debito superava i 100 miliardi di euro, si è registrato un calo significativo nel 2023: quasi il 25% in meno di unità immobiliari ipotecate e una riduzione del 12% del capitale finanziato.

Analizzando le diverse tipologie, gli atti relativi a immobili non residenziali (ad esempio a destinazione terziaria, commerciale, produttiva, agricola o terreni), pur mostrando una diminuzione degli immobili ipotecati (-16,3%), hanno visto un aumento significativo del capitale di debito, con un incremento del 13% su base annua e un surplus di 4,6 miliardi rispetto al 2022.

Del capitale totale, circa 34 miliardi di euro (circa il 38% del totale) sono stati concessi per mutui garantiti dall’immobile acquistato, tipicamente quelli stipulati dalle famiglie per l’acquisto della casa. Questo dato è in forte diminuzione rispetto al 2022, quando tali mutui ammontavano a circa 48 miliardi di euro. Al contrario, oltre 40 miliardi di euro, ovvero il 45% del totale, sono stati destinati al finanziamento di altre attività economiche, con un aumento del 13,4% rispetto ai 36 miliardi di euro del 2022. I rimanenti 15 miliardi di euro circa sono stati destinati a impieghi misti.

Mutui in Italia per area geografica

Il calo dei mutui ipotecari, sia in termini di numero di immobili ipotecati che di capitale finanziato, si registra in tutte le aree geografiche italiane. Il Nord si conferma l’area con la quota più alta di mutui ipotecari, rappresentando circa il 60% del totale nazionale, sia per capitale finanziato sia per numero di immobili ipotecati. Per quanto riguarda il capitale destinato a finanziare attività economiche diverse dal settore immobiliare, le aree del Nord e del Centro mostrano la crescita più significativa, con aumenti rispettivamente del 18% e del 12% rispetto al 2022. Al Sud, l’incremento su base annua è più contenuto, attestandosi intorno al 9%.

Mutui nelle grandi città


Nelle otto principali città italiane, sono stati erogati oltre 26 miliardi di euro attraverso mutui garantiti da immobili, con una crescita del 3,1% rispetto al 2022. Tuttavia, questo risultato positivo è dovuto esclusivamente alla città di Milano, che ha registrato un aumento del capitale finanziato di oltre il 25%, con 3 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente. Roma e Milano sono le città con il maggior numero di immobili ipotecati, rappresentando insieme oltre il 65% del totale tra le maggiori città, con un capitale complessivo di oltre 22 miliardi di euro.

Il confronto tra il 2023 e il 2022 evidenzia una diminuzione generalizzata del numero di atti di ipoteca nelle città esaminate, con un calo di poco superiore al 24%, un dato in linea con la riduzione nazionale (-24,7%) e quello registrato a Roma.

Fonte: Idealista.it