Come sta cambiando il mercato immobiliare? Andamento attuale e previsioni future

Compravendite in aumento nel secondo trimestre 2024, media dei prezzi al mq in aumento in Italia e taglio dei tassi Bce. Questo è lo scenario di fondo per il real estate italiano, ma come sta andando il mercato immobiliare in questa ultima parte dell’anno e quali sono le previsioni per il 2025? Per scoprirlo, idealista/news fa il punto della situazione analizzando i dati dei principali mercati (Roma e Milano) e raccogliendo le analisi degli esperti del settore a medio termine.

  1. Andamento delle compravendite e media dei prezzi
  2. Andamento del mercato immobiliare nelle principali città
  3. I prezzi delle case a Milano e dintorni
  4. I prezzi delle case a Roma e dintorni
  5. Taglio dei tassi Bce, l’effetto sui mutui
  6. Previsioni per il mercato immobiliare

Andamento delle compravendite e media dei prezzi

Nel II trimestre del 2024 si è registrata un’inversione di tendenza nel settore residenziale, come dimostra la consueta nota trimestrale dell’Osservatorio sul mercato immobiliare (OMI) dell’Agenzia delle Entrate, secondo cui il numero di compravendite in Italia aumenta dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Nel dettaglio, secondo le statistiche dell’Agenzia delle Entrate, sono state compravendute circa 186mila abitazioni, oltre 2mila in più rispetto all’analogo periodo del 2023. L’aumento delle compravendite riguarda un po’ tutte le zone d’Italia, seppur più accentuato nelle aree del Nord e nel Centro. I comuni minori trainano la crescita con una variazione del +1,6%, più elevata rispetto a quella registrata nelle città capoluogo (+0,2).

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Per Diego Vitello, Research Manager di Gabetti Property Solutions: “Dopo sei trimestri di variazione negativa, che ha caratterizzato il periodo che va dall’ultimo trimestre del 2022 al primo trimestre del 2024, le compravendite ritornano a posizionarsi in territorio positivo, – nota Vitello. – Questo perché è stata ormai superata quella fase turbolenta che, come noto, ha provocato una brusca impennata dell’inflazione e, di conseguenza, dei tassi di interesse.  Questo secondo trimestre dell’anno si potrebbe definire ‘l’anno zero’ del mercato residenziale italiano, in cui i due parametri economici, che avevano messo alla finestra tante famiglie nell’acquisto dell’abitazione, hanno imboccato un’inversione di tendenza positiva”.

Per quanto riguarda i prezzi delle abitazioni usate in Italia, l’ultimo indice dei valori immobiliari di idealista, registra un aumento sia su base annua (2,1%) che trimestrale (1,1%) per i prezzi delle case ad agosto 2024. Il prezzo medio delle abitazioni usate si attesta a 1.857 euro al metro quadro.

Un dato che, tuttavia, va contestualizzato nel più ampio scenario europeo dell’ultima decade. Come mette in risalto un’analisi di Abitare Co. (basata su dati Eurostat), negli ultimi dieci anni, nei 27 Paesi dell’Unione Europea, mentre l’Italia è tra i Paesi con il più basso aumento dei prezzi (+8,8%), posizionandosi al penultimo posto, preceduta solo dalla Finlandia (+5,5%).

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Secondo l’analisi di Abitare Co., tra le principali città metropolitane italiane, solo Milano ha registrato negli ultimi dieci anni una crescita dei prezzi significativamente superiore alla media, con un aumento del 49%. Seguono Bologna e Firenze, che hanno visto incrementi rispettivamente del 33% e del 19%. Napoli ha registrato un lieve aumento del 2%, mentre Roma ha subito un calo del 13%, e altre città come Genova (-33%), Torino (-5%) e Palermo (-21%) hanno mostrato performance negative.

Andamento del mercato immobiliare nelle principali città

Sempre stando alle statistiche Omi sul secondo trimestre 2024, diminuiscono i cali di compravendite registrati a Milano, Torino e Napoli che, nel periodo precedente, avevano visto una diminuzione delle compravendite rispettivamente del 13,2%, del 10% e del 4,5%. Le altre principali città metropolitane vedono aumenti significativi. 

Nel dettaglio, gli aumenti si registrano a Genova (+3,9% e 2.335 transazioni), Roma (+3,4% e 9.456 transazioni) e, seppur di poco, a Palermo (+0,7% e 1.726 transazioni). Calano invece a Firenze (-8,1% e 1.225 transazioni), Milano (-7,3% e 6.087 transazioni), Bologna (-2,5% e 1.504 transazioni), Torino (-2,0% e 3.886 transazioni) e Napoli (-0,9% e 2.154 transazioni). Tuttavia, rispetto ai cali registrati nel I trimestre 2024, i dati migliorano a Milano, che aveva registrato -13,2%, a Torino (-10%) e Napoli (-4,5%).

I prezzi delle case a Milano e dintorni

Milano è la città più cara d’Italia per comprare casa, con una media di 4.989 euro/mq, tanto che per risparmiare sull’acquisto di un immobile a uso residenziale conviene spostarsi in provincia. La maggior parte dei Comuni dell’hinterland milanese, infatti, hanno una media dei prezzi al di sotto della media milanese.

Il Comune dell’hinterland milanese più economico per comprare casa, tra i principali, è Magenta, dove la richiesta media da parte di chi vende è di 1.590 euro/mq. Seguono Abbiategrasso (1.833 euro/mq) e Garbagnate Milanese (1.943 euro/mq).

Spostando il focus in città, invece, la zona più economica è quella di Vialba-Gallaratese (2.912 euro/mq). Seguono Baggio (2.979 euro/mq) e Comasina-Bicocca (3.916 euro/mq). Nel complesso sono 13 le zone che restano al di sotto della media cittadina, la lista è completata da Certosa, Corvetto-Rogoredo, Cermenate-Missaglia, Famagosta-Barona, Greco-Turro, Lorenteggio-Bande Nere, San Siro-Trenno-Figino, Forlanini, Vigentino-Ripamonti, Città Studi-Lambrate.

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I prezzi delle case a Roma e dintorni

A Roma la media dei prezzi delle case (3.042 euro/mq) è sensibilmente più bassa rispetto a Milano. Ma anche il contesto capitolino mette in evidenza uno scenario simile rispetto a quello del capoluogo lombardo, con le richieste più basse da parte di chi vende che, come è facile immaginare, si trovano in provincia.

Tra i principali Comuni della provincia romana, quello con la media più bassa dei prezzi per le case in vendita è Velletri (1.352 euro/mq). Seguono Ardea (1.543 euro/mq) e Tivoli (1.587 euro/mq). La media delle case in vendita è sotto i 2.000 euro/mq anche in diversi altri comuni della provincia romana.

In città, invece, l’unica zona dove si registra una richiesta media sotto i 2.000 euro/mq è Roma est-Autostrade (1.959 euro/mq). Sotto il tetto dei 2.500 euro/mq si trovano, in media, annunci anche a Labaro-Prima Porta, Giustiniana-La Storta-Olgiata, Casal Palocco-Infernetto, Malagrotta-Casal Lumbroso-Ponte Galeria, Casalotti-Selva Nera-Valle Santa, Lido di Ostia. Più in generale, 13 zone sono sotto la media cittadina.

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Taglio dei tassi Bce, l’effetto sui mutui

Lo scorso luglio la Bce aveva deciso per uno stallo nei tassi di interesse di riferimento dopo il primo taglio di 25 punti base a giugno. Giovedì 12 settembre, come previsto dai mercati, è arrivato un ulteriore taglio di 25 punti base, portando i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 3,65%, al 3,90% e al 3,50%.

Ma quanto costa oggi la rata del mutuo? Secondo le simulazioni di idealista/mutui, la rata di un mutuo trentennale da 200 mila euro a tasso variabile con spread allo 0,75% scende dai 1026 euro di gennaio 2024 ai 985 euro di oggi, con un risparmio di 41 euro mensili e 492 euro annuali. In calo anche i mutui a tasso fisso che passano da una rata di 843 euro al mese in media a inizio anno per un mutuo con scadenza a 30 anni e spread allo 0,5% agli attuali 819 euro, con un risparmio di 24 euro mensili e 288 euro annuali.

Al momento, sempre secondo idealista/mutui, il migliore tasso disponibile per un mutuo trentennale da 200 mila euro a tasso fisso, con ltv dell’80%, è del 3,20%, con rata mensile pari a 691 euro, mentre per un mutuo a tasso variabile alle stesse condizioni il migliore tasso sul mercato ammonta al 5,02%, con rata pari a 860 euro.

Previsioni per il mercato immobiliare

Secondo il presidente del centro di ricerca Scenari Immobiliari Mario Breglia sui prezzi di vendita, si prevede una crescita del 3,1% a livello nazionale, ma nelle grandi città le variazioni saranno più significative, con Milano che guida la classifica delle prime 10 città con un +6,9%, davanti a Venezia con un +6,5% e Roma con un +6%. Seguono Bergamo (+5,2%), Bologna (+5,1%) e Napoli (+5%).

“C’è un grande interesse per le nostre città e la nostra economia è forte, – spiega Breglia, – quindi l’interesse degli investitori c’è ed è importante. Ma, a fronte di un mercato interno forte, abbiamo poche operazioni possibili nonostante la presenza di molti investitori istituzionali interessati. Ad esempio, in tema di residenziale, l’Italia potrebbe avere un milione di compravendite come in Francia, ma ci fermiamo a 700mila, e questo perché, mentre la Francia costruisce 200 mila case all’anno, noi non arriviamo a 50 mila”.

Entrando nello specifico del contesto milanese, secondo il rapporto “Vincenzo Monti Prestige Prime Residential 2024″, la crescita dei prezzi non dovrebbe frenare la domanda di investitori e utenti finali del segmento prime, sempre a confronto con un’offerta molto rigida. In presenza di una domanda positiva, ma sempre più selettiva, il vero driver del mercato continuerà a essere la qualità dell’offerta.

Considerata però la sottigliezza dello stock con tale caratteristica, nella prima parte del 2024 i prezzi di vendita (asking price) hanno segnato un nuovo rialzo, nella media generale del 5,5% nominale rispetto a settembre 2023. Considerando che il tasso di inflazione quest’anno si colloca intorno al +0,9% medio annuo, si conferma la bontà dell’investimento, anche in termini reali, con un prezzo medio che cresce di oltre quattro punti percentuali netti.

Fonte: Idealista.it

Affitti, i monolocali costano il 45% in più rispetto alle stanze. Scopri i canoni per città

Affittare un monolocale o una stanza in un appartamento condiviso? La scelta, spesso vincolata dal budget, svela un divario significativo: secondo l’ultimo studio di idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia, affittare un monolocale in Italia costa mediamente il 45% in più rispetto a una stanza in condivisione. In numeri, si parla di 475 euro mensili per una stanza contro 690 euro per un monolocale.

Aumenti generalizzati, ma i monolocali corrono di più. Entrambi i prodotti immobiliari sono diventati più cari nell’ultimo anno, anche se la crescita è stata meno intensa nel caso delle stanze che sono diventate più costose del 6%) che nei monolocali (con un aumento del 20%).

Le città in cui il divario tra monolocali e stanze è più ampio sono Trieste, dove il costo di un monolocale supera del 150% quello di una stanza, seguita da Palermo (92%), Lecce (85%) e Bari (82%).

In 11 città italiane, tra cui Catania (70%), Napoli (64%), Verona (59%) e Roma (50%), il divario supera la media nazionale del 45%. Milano registra una differenza del 41%, inferiore alla media, ma rimane il mercato più caro per i monolocali, con un affitto medio di 950 euro al mese, seguita da Bologna (810 euro), Firenze e Venezia (800 euro entrambe). Catania (425 euro) e Siracusa (450 euro) si confermano le città più economiche.

Crescono anche i prezzi delle stanze
Monza guida la classifica delle città con l’aumento più significativo dei prezzi di richiesta delle stanze (75%), seguita da Venezia (47%) e Verona (37%). Tuttavia, in 12 città, i prezzi delle singole sono calati, con le riduzioni maggiori a Grosseto (-22%), Siracusa e Rimini (-20% entrambe).

Nonostante un calo dell’11% nel prezzo delle stanze, dovuto a un aumento dell’offerta del 36% nell’ultimo anno, Milano resta la città più cara per chi sceglie una soluzione in condivisione, con un affitto medio di 675 euro al mese. Seguono Bologna, con 595 euro, e Venezia, con 560 euro. Al contrario, le stanze più economiche si trovano a Reggio Calabria (180 euro) e Caltanissetta (190 euro).

Metodologia

Per la realizzazione di questo rapporto, il team di idealista/data ha analizzato i prezzi medi di  richiesta per l’affitto delle abitazioni (monolocali) e stanze singole presenti nel suo database durante il secondo trimestre, applicando successivamente fattori correttivi per determinare il prezzo finale.

Per evitare distorsioni nella elaborazione dei dati, sono stati presi in considerazione solo i capoluoghi che presentavano un minimo di 25 annunci. Sono stati, pertanto, rilevati i dati relativi ai capoluoghi con una significativa offerta di queste tipologie di immobili.

Fonte: Idealista.it

Mercato immobiliare, perché la ripresa delle vendite segna l’”anno zero” per il residenziale

I dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate sull’andamento delle vendite di immobili residenziali nel secondo trimestre del 2024 mostrano una ripresa del mercato, con un incremento del +1,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale di 186.324 transazioni. Genova, Roma e Palermo sono tra le città in ripresa, mentre Milano e Firenze hanno subito i cali più notevoli. Diego Vitello, Research Manager di Gabetti Property Solutions, commenta i dati dandone una chiave di lettura.

La ripresa del mercato immobiliare evidenziata dal rapporto dell’Agenzia delle Entrate evidenzia una inversione di tendenza dopo sei trimestri consecutivi di calo e coinvolge tutte le aree del paese, sebbene sia più evidente nel Nord e nel Centro. Il trimestre è stato sostenuto soprattutto dai comuni più piccoli (+1,6%), mentre i capoluoghi hanno registrato una crescita più contenuta (+0,2%).

“Dopo sei trimestri di variazione negativa, che ha caratterizzato il periodo che va dall’ultimo trimestre del 2022 al primo trimestre del 2024, le compravendite ritornano a posizionarsi in territorio positivo, – nota Vitello. – Questo perché è stata ormai superata quella fase turbolenta che, come noto, ha provocato una brusca impennata dell’inflazione e, di conseguenza, dei tassi di interesse.  Questo secondo trimestre dell’anno si potrebbe definire ‘l’anno zero’ del mercato residenziale italiano, in cui i due parametri economici, che avevano messo alla finestra tante famiglie nell’acquisto dell’abitazione, hanno imboccato un’inversione di tendenza positiva”.

Quali sono i parametri chiave di questa fase del mercato? “L’inflazione è di fatto quasi del tutto rientrata in quel paramento target del 2% deciso dalla BCE, – spiega l’esperto, – mentre i tassi di interesse stanno facendo un percorso di discesa più lento, meno repentino rispetto all’aumento degli ultimi due anni, ma con un percorso di tagli ormai ben definito. Dopo il taglio dello scorso giugno, infatti, l’ultima riunione del Consiglio Direttivo della BCE del 12 settembre, ha infatti deciso un nuovo taglio dei tassi di interesse portando il tasso di rifinanziamento principale da 4,25% a 3,65% (lo scorso giugno da 4,50% a 4,25%)” 

Per quanto riguarda gli acquisti, il 71% è stato effettuato beneficiando delle agevolazioni fiscali “prima casa”, in aumento di sette punti rispetto al secondo trimestre del 2023. Sono aumentati anche gli acquisti tramite mutuo ipotecario (41%), grazie al calo del tasso d’interesse medio, passato dal 4,31% del secondo trimestre 2023 al 3,70%.

Le compravendite seguono un trend in movimento anche per quanto riguarda i modelli abitativi.“Il modello abitativo è in profondo cambiamento con nuove esigenze che stanno spingendo molte famiglie a cambiare la propria abitazione, anche per effetto dei cambiamenti demografici, – sottolinea Vitello. – I dati dell’Agenzia delle Entrate ci mostrano infatti che a crescere sono soprattutto le compravendite di bilocali e di grandi tagli. I primi a titolo di investimento o per giovani coppie e single (quest’ultimi una categoria sempre più in aumento), i grandi tagli perché le famiglie ricercano spazi più ampi per ospitare nuove funzioni d’uso”.

Cosa aspettarsi per il futuro? “E’ bene ricordare che nel mercato residenziale le nuove esigenze non sottraggono le precedenti ma si sommano, aumentandone la complessità e, quindi, le opportunità, del mercato. Per il futuro, ci aspettiamo di navigare in acque più sicure che ci porteranno verso un secondo semestre ancora più positivo”.

Secondo il report trimestrale dell’Agenzia delle Entrate, nelle otto principali città italiane per numero di abitanti, le compravendite di abitazioni mostrano una lieve flessione su base annua, in contrasto con il trend nazionale. Tra le grandi città in crescita troviamo Genova (+3,9%), Roma (+3,4%) e Palermo, che segna un lieve incremento (+0,7%). Al contrario, Napoli registra una leggera diminuzione (-0,9%), seguita da Torino (-2,0%) e Bologna (-2,5%), mentre Milano (-7,3%) e Firenze (-8,1%) hanno subito i cali più marcati.

Fonte: Idealista.it

Comprare casa per investimento: quanto rende affittare un immobile

Acquistare casa per investire rimane una scelta che paga. Secondo l’Ufficio Studi di Tecnocasa, i rendimenti per un bilocale superano il 5 per cento, costituendo una valida alternativa per chi desidera effettuare un investimento utilizzando il patrimonio immobiliare già posseduto o da acquistare appositamente. Il settore immobiliare è sempre considerato un’opzione valida per l’investimento di capitali; i consistenti flussi turistici continuano a influenzare l’interesse per l’acquisto di immobili destinati alla ricettività, sia nelle città più attrattive sia nelle località turistiche. Tuttavia, questo fenomeno ha mostrato un leggero rallentamento nella prima parte del 2024.

  1. Compravendite immobiliari per investimento
  2. Quanto rende affittare un bilocale
  3. Dove acquistare un immobile da affittare

Compravendite immobiliari per investimento

Secondo le analisi dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, nella seconda metà del 2023, il 19,5% delle compravendite immobiliari è stato effettuato a scopo di investimento, registrando un leggero aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando la percentuale si aggirava intorno al 18,2%. L’analisi in questione si concentra sulle locazioni a lungo termine, escludendo quelle stagionali. La possibilità di ottenere canoni di locazione stabili spinge i proprietari a essere prudenti, specialmente in un periodo di incertezza e di aumento dei costi energetici.

Quanto rende affittare un bilocale

Chi investe nel settore immobiliare punta anche alla rivalutazione del bene, e negli ultimi anni si è osservato un recupero dei prezzi. I rendimenti annui da locazione rimangono comunque attraenti: per un bilocale di 65 mq nelle principali città italiane, si attestano intorno al 5,4%. Le città con i rendimenti più elevati sono Genova e Palermo, entrambe al 6,7%, seguite da Verona con il 6,3%.

Quanto rende affittare un bilocale nelle città italiane

Dati secondo semestre 2023

CittàRendimento annuo lordo da locazione
Genova 6,70%
Palermo6,70%
Verona 6,30%
Bari 5,50%
Torino 5,20%
Napoli 5,10%
Roma 5,00%
Bologna 4,90%
Milano 4,50%
Firenze 4,30%

Dove acquistare un immobile da affittare

Gli investitori tendono a preferire le aree in cui sono presenti università e servizi, il cui peso è aumentato notevolmente dopo il lockdown, poiché garantiscono una domanda costante di locazione. Le zone sottoposte a interventi di riqualificazione sono scelte per le loro potenzialità di rivalutazione.

In generale, chi investe nell’immobiliare non considera solo i rendimenti da locazione, ma anche, e soprattutto, la crescita del valore del capitale. Dal 1998 al 2023, limitando l’analisi alle grandi città italiane, si osserva una rivalutazione dei prezzi del +46,8%. La città che ha registrato la rivalutazione maggiore è stata Milano, con un incremento del +132,3%, seguita da Napoli con +75,4% e Firenze con +72,2%.

Fonte: Idealista.it

Tolleranza ritardo di pagamento per il canone di locazione: cosa sapere?

A volte può capitare che l’inquilino non paghi l’affitto entro i termini stabiliti, ma quali sono i limiti di tolleranza?

Il pagamento puntuale dell’affitto è un obbligo fondamentale per chiunque abbia un contratto di affitto, ma può capitare, per vari motivi, di dover ritardare il versamento del canone. Cosa accade in questi casi? Qual è la tolleranza per il ritardo del pagamento del canone di locazione senza incorrere in sanzioni gravi? È importante essere consapevoli delle scadenze e rispettare gli obblighi contrattuali per evitare problemi come l’applicazione di interessi di mora, penali, o addirittura lo sfratto per morosità.

  1. Quanto si può ritardare il pagamento dell’affitto?
  2. Cosa succede se si paga l’affitto in ritardo?
  3. Quanto tempo ho per pagare l’affitto dopo la scadenza?
  4. Cosa succede se salto un mese di affitto?
  5. Pagamento affitto in ritardo: interessi e penali
  6. Tolleranza del ritardo nel pagamento del canone di locazione commerciale

Quanto si può ritardare il pagamento dell’affitto?

Il ritardo nel pagamento dell’affitto è una situazione che va gestita con attenzione. Generalmente, il contratto di locazione specifica una data precisa entro la quale l’affitto deve essere pagato, solitamente il primo giorno del mese. Tuttavia, è importante sapere che esiste una certa tolleranza nel ritardo del pagamento, soprattutto se questo avviene entro pochi giorni dalla scadenza stabilita.

L’articolo 5 della legge n. 392/1978, nota come “Legge sull’equo canone”, stabilisce una tolleranza per il ritardo nel pagamento del canone di locazione. Questa norma prevede che il ritardo nel pagamento dell’affitto non può costituire motivo di risoluzione del contratto se avviene entro un termine di venti giorni dalla scadenza. Tuttavia, è sempre consigliabile verificare il proprio contratto di locazione, poiché potrebbe contenere clausole più restrittive.

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Cosa succede se si paga l’affitto in ritardo?

Pagare l’affitto in ritardo può comportare diverse conseguenze, a seconda della durata e della frequenza del ritardo. Nei casi più lievi, come un ritardo di pochi giorni, il proprietario potrebbe tollerare il ritardo senza prendere provvedimenti immediati. Tuttavia, in alcuni contratti è prevista l’applicazione di interessi di mora per ogni giorno di ritardo nel pagamento. Questi interessi sono generalmente stabiliti nel contratto di locazione e servono a compensare il proprietario per il mancato incasso del canone nei tempi previsti.

In caso di ritardi più significativi o ripetuti nel tempo, il proprietario potrebbe decidere di inviare un avviso bonario per sollecitare il pagamento. Questo avviso rappresenta una sorta di “richiamo” che, se ignorato, può portare a conseguenze più gravi, come la richiesta di sfratto per morosità.

Quanto tempo ho per pagare l’affitto dopo la scadenza?

La legge concede un margine di tolleranza di venti giorni dopo la scadenza per il pagamento dell’affitto, durante i quali il pagamento in ritardo non può costituire motivo di risoluzione del contratto. È importante sottolineare che questa tolleranza non esclude la possibilità che il proprietario applichi interessi di mora, né preclude la possibilità di un richiamo formale in caso di ritardi ricorrenti.

Pagamento dell’affitto entro il 5 del mese

Alcuni contratti di locazione prevedono espressamente che il canone di affitto possa essere pagato entro il giorno 5 del mese, senza che ciò sia considerato un ritardo. Questa clausola, se presente, concede all’inquilino un margine di tempo ulteriore per effettuare il pagamento, senza incorrere in sanzioni o interessi di mora.

Cosa succede se salto un mese di affitto?

Saltare un intero mese di affitto è una situazione più grave rispetto a un semplice ritardo. Se l’inquilino non paga il canone di locazione entro i venti giorni di tolleranza previsti dalla legge, il proprietario ha il diritto di avviare una procedura di sfratto per morosità. Questa procedura inizia con l’invio di una diffida formale all’inquilino, con la quale si intima il pagamento del canone arretrato entro un termine specifico, solitamente quindici giorni.

Se l’inquilino non provvede al pagamento dell’affitto entro il termine stabilito, il proprietario può rivolgersi al tribunale per richiedere lo sfratto. Il giudice, valutando la situazione, può emettere un’ordinanza di sfratto, che dà il via alla procedura di liberazione dell’immobile.

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Pagamento affitto in ritardo: interessi e penali

Come menzionato, i contratti di locazione possono prevedere l’applicazione di interessi di mora sull’affitto pagato in ritardo. Gli interessi di mora sono calcolati come una percentuale sul canone dovuto e variano a seconda di quanto stabilito nel contratto. In alcuni casi, oltre agli interessi, il contratto può prevedere anche una penale fissa per ogni giorno di ritardo.

Ad esempio, potrebbe essere stabilito che per ogni giorno di ritardo sia applicata una penale pari a una percentuale del canone mensile, oltre agli interessi di mora. Questo tipo di clausole serve a incentivare il pagamento puntuale del canone da parte dell’inquilino e a proteggere gli interessi del proprietario.

Tolleranza del ritardo nel pagamento del canone di locazione commerciale

Anche per i contratti di locazione commerciale, il ritardo nel pagamento del canone di affitto può avere conseguenze simili a quelle dei contratti di locazione abitativa. Tuttavia, le condizioni possono variare in base agli accordi contrattuali specifici tra le parti.

In generale, anche nei contratti commerciali si applica la tolleranza di venti giorni stabilita dall’articolo 5 della legge n. 392/1978. Tuttavia, la tolleranza e le conseguenze del ritardo possono essere più stringenti in base a quanto stabilito nel contratto.

Fonte: Idealista.it

Affitti in Italia: lieve calo ad agosto, ma crescita annua dell’8,8%

Ad agosto, il costo medio degli affitti in Italia ha registrato una lieve diminuzione dello 0,1%, mantenendo il prezzo medio stabile a 14,2 euro al metro quadro rispetto a luglio. Su base annua, i prezzi sono aumentati dell’8,8%, secondo il report mensile dell’Ufficio Studi di idealista, portale immobiliare leader nello sviluppo tecnologico in Italia.

Capoluoghi
Tra i capoluoghi, ad agosto, 52 città hanno registrato un aumento dei prezzi, mentre 30 hanno evidenziato un calo. I prezzi sono rimasti invariati a Biella, L’Aquila, Prato e Treviso. Alcuni centri non sono stati inclusi nelle rilevazioni statistiche a causa di una base dati non sufficientemente stabile e rappresentativa nel periodo considerato.

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CapoluogoCanone medio (euro/mq)
Alessandria6,5
Ancona9,0
Ascoli Piceno8,1
L’Aquila7,4
Arezzo8,1
Asti6,7
Bari11,6
Bergamo11,8
Biella6,7
Benevento6,9
Bologna17,2
Brescia11,4
Barletta8,3
Bolzano-Bozen14,0
Cagliari13,5
Campobasso6,7
Caserta8,3
Chieti6,5
Caltanissetta4,9
Como15,6

Gli aumenti più pronunciati si sono registrati a Savona, dove le aspettative dei proprietari sono aumentate del 10%, seguita dagli aumenti di Grosseto (9,1%), Massa (6,9%), Pesaro (6,3%) e Brescia (5,9%). Al contrario, i cali più significativi sono stati quelli di Cesena (-7%), Potenza (-5,4%) e Urbino (-5%).

Il trend dei prezzi nei grandi mercati è stato piuttosto contrastato: Firenze (3,5%) e Roma (1,4%) registrano aumenti rispetto a luglio, mentre Milano (-0,8%), Torino e Napoli (entrambe -1%) mostrano una diminuzione.

Milano rimane la città più cara per gli affitti con 22,8 euro/m², seguita da Firenze (20,6 euro/m²) e Venezia (20 euro/m²). Le città più economiche sono Caltanissetta (4,9 euro/m²), Reggio Calabria (5,5 euro/m²) e Vibo Valentia (5,6 euro/m²).

Province
Anche tendenza provinciale dei canoni di locazione vede una prevalenza di aree con prezzi in aumento – sono 60 su 106 province monitorate – trascinate dai rimbalzi a doppia cifra di Verbano-Cusio-Ossola (13,5%), e Rimini (10,9%). All’estremo opposto, Arezzo (-11,5%) è la zona che ha subito il maggior calo di prezzo ad agosto, seguita da Sardegna e Abruzzo (entrambe -9%).

Canoni medi di affitto ad agosto 2024 per provincia

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ProvinciaCanone medio (euro/mq)
Agrigento6,4
Alessandria6,0
Ancona8,8
Aosta22,2
Ascoli Piceno10,4
L’Aquila8,6
Arezzo8,5
Asti6,2
Avellino5,7
Bari10,3
Bergamo10,8
Biella6,1
Belluno32,8
Benevento6,3
Bologna16,1
Brindisi10,4
Brescia14,4
Barletta-Andria-Trani9,3
Bolzano-Bozen15,3
Cagliari13,4

Ad agosto, i prezzi degli affitti nelle principali province italiane hanno mostrato un andamento altalenante: sono aumentati a Roma (1,1%) e Torino (0,4%), mentre sono diminuiti a Milano e Napoli (-0,5% per entrambe le province).

I canoni di affitto più elevati si riscontrano a Lucca (33,4 euro/m²), Belluno (32,8 euro/m²), Rimini (27,7 euro/m²) e Grosseto (23,2 euro/m²). Mentre, le province più economiche per l’affitto sono Caltanissetta (5,5 euro/m²), Avellino (5,7 euro/m²) e Alessandria (6 euro/m²).

Regioni
In Italia, i canoni d’affitto sono aumentati in 13 delle 20 regioni. Gli incrementi più consistenti sono stati registrati in Calabria e Friuli-Venezia Giulia, entrambe con un più 2,9%, seguite dall’Umbria con il 2,7%.

Canoni medi di affitto ad agosto 2024 per regione

RegioneCanone medio (euro/mq)
Piemonte9,8
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste22,2
Liguria13,7
Lombardia18,9
Abruzzo8,7
Molise7,0
Campania10,3
Puglia9,3
Basilicata7,8
Calabria8,6
Sicilia8,1
Sardegna12,1
Trentino-Alto Adige13,5
Veneto12,4
Friuli-Venezia Giulia10,0
Emilia-Romagna14,6
Toscana18,6
Umbria7,5
Marche9,4
Lazio14,8

I cali più significativi si sono, invece,  verificati in Molise (-4,2%) e Valle d’Aosta (-3,4%), mentre Marche (-1,9%), Basilicata (-1,2%), Emilia-Romagna, Lombardia e Abruzzo hanno avuto ribassi inferiori all’1%.

Valle d’Aosta (22,2 euro/m²), Lombardia (18,9 euro/m²) e Toscana (18,6 euro/m²) sono le regioni più costose per gli affitti, mentre Molise (7 euro/m²), Umbria (7,5 euro/m²) e Basilicata (7,8 euro/m²) sono le più economiche.

L’indice dei prezzi degli immobili idealista

Per la realizzazione dell’indice dei prezzi degli immobili di idealista vengono analizzati i prezzi di offerta basati sui metri quadri costruiti (a corpo) pubblicati dagli inserzionisti della piattaforma. Le inserzioni atipiche e le inserzioni con prezzi fuori mercato vengono eliminate dalle statistiche. Includiamo la tipologia di case unifamiliari (ville) e scartiamo immobili di qualsiasi tipologia che non hanno ottenuto interazioni da parte degli utenti per molto tempo. I dati finali vengono generati utilizzando la mediana di tutte le inserzioni valide in ciascun mercato.

Fonte: Idealista.it

Caro mutui: gli strumenti a disposizione per alleggerire le rate

Nonostante il taglio dei tassi di interesse sui mutui, le rate dei finaziamenti per l’acquisto di una casa sono ancora alte, complice un lungo periodo di tassi e inflazione alle stelle. Ad appesantire la rata del mutuo spesso ci sono anche le politiche commerciali delle banche, con un accesso al credito più difficile e spread bancari più pesanti. Da Unioncasa, ecco alcuni consigli per sopravvivere al caro mutui abbassando la rata e tutelandosi da possibili irregolarità.

  1. Come abbassare la rata del mutuo
  2. Abbassare la rata del mutuo: strumenti a tutela del cliente

Come abbassare la rata del mutuo

Tra le soluzioni a disposizione di tutti, al netto del vaglio dei requisiti da parte delle banche, ci sono quelle canoniche della rinegoziazione o surroga del mutuo, che consentono di rivedere le condizioni del finanziamento, compresa l’entità della rata. In particolare:

Rinegoziazione del mutuo

Rinegoziare il mutuo con la propria banca, chiedendo di abbassarne la rata allungandone la durata può essere una soluzione per rendere la rata sostenibile già nel breve periodo; di contro, l’allungamento produce ulteriori interessi ed aumento del mutuo stesso.

Surroga del mutuo

Surrogare il mutuo significa stipulare un nuovo mutuo ad interessi più vantaggiosi con una diversa banca; ma, va fatta anche qui una dovuta precisazione, ossia, questa soluzione è in realtà l’accensione di un nuovo mutuo a tutti gli effetti; pertanto, la nuova banca dovrà valutare nuovamente l’immobile a cui si riferisce il mutuo. Questo vuol dire che qualora si fossero verificate delle svalutazioni dell’immobile stesso, si potrebbe incappare in “brutte sorprese”; per esempio, la banca potrebbe anche rifiutare di accettare la surroga se il valore dell’immobile è sceso. Inoltre, a differenza della rinegoziazione con la propria banca, tutelata dalla legge di bilancio e priva di spese, la surroga è un’opzione che dà origine a dei costi da sostenere, che vanno tenuti in considerazione.

Abbassare la rata del mutuo: strumenti a tutela del cliente

Ci sono però altri mezzi di tutela in favore delle famiglie, anche se la banca ha notificato al cliente l’atto giudiziario per il recupero del credito. Ogni rapporto bancario, che sia un mutuo, un finanziamento, un conto corrente, leasing o derivato, ha infatti tutta una serie di anomalie che possono consentire di ricalcolare il saldo del rapporto e di scoprire di avere nei confronti della banca un minor debito o magari un credito nei confronti della stessa. Tali analisi si attuano attraverso la redazione di una perizia econometrica per il calcolo dell’anatocismo, usura e altre voci indebite.

Cosa è e a cosa serve una perizia econometrica?

La perizia econometrica è una analisi che serve per rilevare l’entità reale del debito del cliente con la banca, per scoprire se le richieste da parte dell’istituto bancario siano legittime o meno. In particolare la perizia econometrica aiuta:

  • a conoscere il reale saldo del rapporto oggetto di esame al netto degli indebiti applicati;
  • a capire e quantificare le eventuali irregolarità applicate dalla banca sul vostro rapporto bancario;
  • a individuare eventuale usura, anatocismo;
  • a effettuare una trattativa saldo e stralcio con la banca;
  • a effettuare un piano di rientro con la banca;
  • a opporsi alle richieste stragiudiziali e giudiziali della banca;
  • a evitare che la casa vada all’asta.

Cosa valuta la perizia econometrica

Con la perizia econometrica si può valutare:

  1. eventuale usurarietà degli interessi pattuiti nel mutuo ex L. 108/96, usura oggettiva e soggettiva. L’usura sussiste quando viene applicato un tasso di interesse molto alto; cioè, supera il tasso effettivo globale medio rispetto a quello che viene fissato ogni tre mesi dal MISE (Ministero dello Sviluppo Economico). Se rinvenuta è consigliabile depositare atto di denuncia – querela per usura.
  2. indeterminatezza del tasso applicato al mutuo; in tal caso, l’interesse andrà ricalcolato ai sensi dell’art. 117 TUB (Testo Unico Bancario) con tassi che possono essere nettamente inferiori e, quindi, più convenienti per il consumatore. Con indeterminatezza si intende un tasso dal valore ambiguo, non realmente conosciuto al momento della firma del contratto che possono gonfiare i costi del contratto, configurando una reale truffa.
  3. Mutuo alla francese e anatocismo: è un metodo largamente utilizzato per diversi tipi di finanziamenti privati, mutui immobiliari e quant’altro, che consiste nel calcolare gli interessi anche sugli interessi del finanziamento. Le sentenze degli ultimi anni hanno fatto seguito a un processo di revisione che oggi ne limita la possibilità di attuazione, che tuttavia appare remota nel mutuo alla francese proprio per le sue caratteristiche.
  4. Clausole vessatorie. I “Tassi Soglia” (Floor) sanciscono l’utilizzo di un derivato implicito; cioè, nei contratti di mutuo a tasso variabile, nel caso i tassi di interesse si abbassino, arrivati ad una certa soglia non scendono ulteriormente. Per cui, si tratta di una clausola che tutela solamente la banca. Generalmente nei contratti di mutuo il tasso Floor è posto pari allo spread tra un Buono del Tesoro Italiano a 10 anni e un Bund tedesco. La clausola Floor rappresenta dunque una forma di protezione della remunerazione bancaria, che è messa al riparo da riduzioni troppo marcate dell’Euribor, garantendo all’istituto un tasso minimo pari allo spread. Su questo punto è intervenuta una importantissima sentenza della Corte di Appello di Milano la n.2836 del 6/9/2023 che ha riconosciuto la vessatori età della clausola Floor condannando la banca in questione alla restituzione degli interessi pagati in più dal consumatore.
  5. Criticità e vizi di forma sulle fideiussioni bancarie; cioè, garanzie poste in essere collegate ai mutui. Tali vizi comportano in tanti casi l’annullamento della fideiussione e di conseguenza dell’atto giudiziario collegato; invero, spesso e volentieri le fideiussioni bancarie sono affette da vizi di forma e/o da prescrizioni che sono opponibili alla banca, nel momento in cui la medesima voglia procedere al recupero del credito.

Casa, come funziona il bonus acquisto prima abitazione per gli under 36

Per i giovani che hanno un valore dell’Isee non sopra i 40mila euro annui

Il bonus acquisto prima casa under 36 è un’agevolazione a favore delle persone che non hanno ancora compiuto 36 anni di età nell’anno in cui l’atto è rogitato e che hanno un valore dell’Isee non superiore a 40mila euro annui. Consiste nell’esenzione dalle imposte di registro, ipotecaria e catastale per gli atti di acquisto di “prime case” di abitazione (escluse quelle di categoria catastale A/1, A/8 e A/9) e per gli atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell’usufrutto, dell’uso e dell’abitazione relativi alle stesse. Il funzionamento del bonus, passo per passo, è illustrato sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

  1. Come funziona il Bonus prima casa under 36
  2. Bonus prima casa under 36, cosa fare per il 2024
  3. Termini per il Bonus acquisto prima casa under 36

Come funziona il Bonus prima casa under 36

Queste agevolazioni si applicano agli atti stipulati tra il 26 maggio 2021 e il 31 dicembre 2023. Ma i benefici si applicano anche ai contratti definitivi stipulati entro il 31 dicembre 2024, qualora il contratto preliminare sia stato sottoscritto e registrato entro il 31 dicembre 2023.

Se l’operazione è soggetta a Iva, spetta un credito d’imposta di ammontare pari al tributo corrisposto in relazione all’acquisto. Tale credito può essere portato in diminuzione dalle imposte di registro, ipotecaria, catastale, sulle successioni e donazioni dovute su atti e denunce presentati dopo la data di acquisizione del bonus oppure può essere utilizzato in diminuzione delle imposte sui redditi delle persone fisiche dovute in base alla dichiarazione da presentare successivamente alla data dell’acquisto o, ancora, può essere utilizzato in compensazione.

Inoltre, i finanziamenti erogati per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di questi immobili sono esenti dall’imposta sostitutiva delle imposte di registro, di bollo, ipotecarie e catastali e delle tasse sulle concessioni governative. La sussistenza dei requisiti necessari deve risultare da apposita dichiarazione resa nell’atto di finanziamento o a esso allegata.

Bonus prima casa under 36, cosa fare per il 2024

Chi ha stipulato l’atto definitivo tra il primo gennaio 2024 e il 29 febbraio 2024 – si legge sul sito dell’Agenzia delle Entrate – e ha pagato le relative imposte senza fruire dell’agevolazione, pur possedendone i requisiti di accesso, ha diritto a un credito d’imposta di ammontare pari alle imposte corrisposte in eccesso rispetto a quelle dovute applicando i benefici under 36, compresa l’imposta sostitutiva sul mutuo. Per fruirne, è necessaria una dichiarazione, da rendere al notaio con atto integrativo, in cui si manifesta la volontà di avvalersi dei benefici “prima casa under 36” e si dichiara di essere in possesso dei relativi requisiti di legge.

Termini per il Bonus acquisto prima casa under 36

L’atto integrativo, che è esente dall’imposta di registro, può anche essere stipulato dopo il 31 dicembre 2024, ma comunque entro il termine di utilizzo del credito. Questo è fruibile esclusivamente nel 2025, con le stesse modalità previste per il credito Iva in caso di operazione soggetta a quel tributo; in caso di mancato utilizzo nel termine del 31 dicembre 2025, non è ammesso il rimborso delle somme versate in eccesso.

Fonte: Idealista.it

Bonus mobili, alcuni chiarimenti sulla Cila e sull’acquisto dei mobili

Ecco cosa ha spiegato il Fisco

Il bonus mobili ed elettrodomestici è una detrazione Irpef per l’acquisto di beni destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione, che per il 2024 deve essere calcolata su un importo massimo di 5.000 euro. Ma cosa accade se si fa la Cila e si acquistano i mobili nello stesso anno? Si può usufruire dell’agevolazione? Vediamo quanto ha spiegato in merito il Fisco.

Fisco Oggi, la rivista telematica dell’Agenzia delle Entrate, è stato domandato: “L’anno scorso ho acquistato un immobile e qualche mese dopo ho presentato una Cila per ristrutturazione. Dopo aver completato i lavori ho acquistato dei mobili e degli elettrodomestici di ultima generazione. Volevo chiedervi se posso portare in detrazione il 50% del massimale di 8.000 euro nella dichiarazione 2024, anche se ho fatto la Cila e l’acquisto dei mobili nello stesso anno”.

Nel fornire la sua spiegazione, il Fisco ha sottolineato che “l’aver acquistato i beni (mobili ed elettrodomestici) nello stesso anno in cui è stata presentata la Cila non impedisce al contribuente di poter richiedere l’agevolazione fiscale”. Il Fisco ha però precisato che per usufruire del bonus mobili ed elettrodomestici è comunque necessario aver rispettato tutte le disposizioni contenute nell’articolo 16, comma 2, del decreto legge n. 63/2016 e le indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate sull’agevolazione.

Ma quali sono le principali condizioni che bisogna rispettare? Innanzitutto, la data dell’inizio dei lavori deve essere precedente a quella in cui si acquistano i beni; è poi necessario realizzare uno tra gli interventi edilizi che danno diritto al bonus; i beni devono essere acquistati con bonifico, carta di debito o credito (non è consentito, invece, pagare con assegni bancari o contanti); i beni acquistati devono essere nuovi e, nel caso degli elettrodomestici, appartenere a una determinata classe energetica (classe A per i forni, E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, classe F per i frigoriferi e i congelatori).

Fonte: Idealista.it

730 precompilato 2024 e detrazioni ristrutturazioni: tutto quello che c’è da sapere

Chi decide di avviare dei lavori di ristrutturazione per la propria casa o il proprio ufficio ha la possibilità di ottenere un rimborso del 50% sulle spese effettuate. Per beneficiare di queste agevolazioni è necessario compilare correttamente il modello 730 precompilato 2024 per detrazioni ristrutturazioni e inserire al suo interno i dati e le informazioni richieste, prima di inoltrare il documento all’Agenzia delle Entrate. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere al riguardo.

  1. 730 precompilato 2024 e detrazioni ristrutturazioni
  2. A chi spetta la detrazione per ristrutturazione? E quali interventi sono ammessi?
  3. Quale documentazione è bene conservare per usufruire della detrazione per ristrutturazione?
  4. 730 precompilato 2024 e detrazioni per ristrutturazioni: scadenze e modalità di compilazione e consegna del modulo
    1. FAQ

730 precompilato 2024 e detrazioni ristrutturazioni

Attualmente, tramite 730 precompilato, è possibile usufruire di una serie di detrazioni fiscali, ossia “sconti” delle imposte sul reddito delle persone fisiche (IRPEF). Tra le spese sostenute, che possono in parte essere rimborsate, rientrano anche le spese per ristrutturazione le quali, al pari delle altre, necessitano di essere documentate e soprattutto pagate con mezzi tracciabili (es. carta di credito, bonifico, bancomat o pagamento digitale).

Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024, con il 730 precompilato 2024, le detrazioni ristrutturazioni sono pari al 50% dell’importo sostenuto (fino ad un massimo di 96 mila euro con Iva inclusa). Questo significa che l’ammontare massimo dell’agevolazione è di 48 mila euro in 10 rate annuali. Per poter avere accesso alla detrazione per ristrutturazione, è importante rispettare i termini previsti per la presentazione delle domande.

A chi spetta la detrazione per ristrutturazione? E quali interventi sono ammessi?

L’agevolazione fiscale sulle ristrutturazioni è riconosciuta a tutti i contribuenti, anche a coloro che non risiedono in Italia o che non sono proprietari dell’immobile oggetto dei lavori. Per questo motivo, nel 730 precompilato 2024, le detrazioni per ristrutturazioni possono essere inserite da:

  • titolari di edifici;
  • locatari e comodatari;
  • soci di cooperative a società divisa o indivisa;
  • imprenditori individuali per edifici non classificabili come merce o beni strumentali;
  • e infine coloro che producono reddito in forma associata.

Per quanto riguarda, invece, gli interventi ammessi per godere dell’agevolazione, tra questi sono inclusi:

  • lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e di ristrutturazione che coinvolgono le parti comuni degli edifici residenziali e dei condomini;
  • lavori di manutenzione straordinaria, restauro, ristrutturazione edilizia su singole unità immobiliari residenziali, appartenenti a qualsiasi categoria catastale, inclusi immobili rurali e pertinenze;
  • restauro, volto a garantire la conservazione dell’immobile, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali e con destinazioni d’uso compatibili;
  • e infine lavori in proprio, per i quali la detrazione prevede solo per il recupero delle spese sostenute per l’acquisto dei materiali.

È bene sapere che tutti gli interventi, finalizzati al risparmio energetico, vanno comunicati entro 90 giorni dalla fine dei lavori, con una scheda apposita all’ENEA.

730 precompilato 2023 detrazioni ristrutturazioni

canva.com

Quale documentazione è bene conservare per usufruire della detrazione per ristrutturazione?

Per poter usufruire della detrazione per ristrutturazione è necessario conservare tutta una serie di carte che permettano di documentare e tracciare le spese effettuate per i lavori. Nella documentazione devono quindi essere inclusi:

  • concessioni, autorizzazioni o comunicazioni per l’avvio dei lavori, oppure una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà;
  • domanda di accatastamento per gli edifici che non sono ancora stati censiti;
  • ricevute di pagamento dell’IMU, qualora questa sia dovuta per l’immobile oggetto dei lavori;
  • delibera assembleare che approva l’avvio e l’esecuzione degli interventi;
  • dichiarazione di consenso da parte del detentore dell’immobile all’esecuzione dei lavori, nei casi in cui gli interventi vengano condotti da una persona diversa dal proprietario;
  • infine, comunicazione preventiva, nella quale deve essere riportata la data di inizio dei lavori da inviare all’ASL (Azienda Sanitaria Locale), solo su richiesta.

730 precompilato 2024 e detrazioni per ristrutturazioni: scadenze e modalità di compilazione e consegna del modulo

Come precedentemente visto, per pensionati e lavoratori dipendenti in possesso di determinati requisiti, la dichiarazione dei redditi viene effettuata tramite compilazione e presentazione del modello 730 precompilato, il quale può essere controllato direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate, accedendo con SPID, CIE e CNS. A partire dal 30 aprile 2024, nell’area autenticata del sito internet dell’Agenzia delle entrate è disponibile la dichiarazione precompilata 2024 (730 e Redditi) e il relativo foglio riepilogativo. Potrà essere inviata, se si sceglie il modello 730, fino al 30 settembre.

Nel caso di errori durante la compilazione, dopo 15 giorni è possibile modificare il documento e inviarlo nuovamente corretto. Per la consegna del modulo, oltre all’ente AdE, è possibile rivolgersi ad un centro di assistenza fiscale o ad un professionista, ad esempio, un commercialista. È importante sottolineare che, per chi volesse usufruire delle detrazioni per ristrutturazione edilizie, le spese effettuate vanno inserite nel modello 730 precompilato, nella Sezione III A (Spese per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio), compilando i righi da E41 a E43 e da E51 a E53 con i dati catastali dell’immobile ed altre informazioni richieste.

730 precompilato 2023 detrazioni ristrutturazioni

canva.com

FAQ

Dove inserire detrazioni ristrutturazione nel 730 precompilato?

Per ottenere le detrazioni per ristrutturazione è importante inserire i dettagli delle spese nella sezione III A e III B del quadro E, utilizzando i righi dall’E41 all’E43, dove ogni colonna ha uno scopo specifico. Nella sezione III B del quadro E, vanno inseriti dati catastali dell’immobile, mentre nella colonna 10 della sezione III A, gli immobili vanno collegati ai dati corrispondenti.

Dove inserire le spese di ristrutturazione 50% nel 730?

Nel 730 le spese di ristrutturazione 50% vanno inserite nella sezione III A (righi da E41 a E43), nella quale sono comprese le spese destinate al recupero del patrimonio edilizio, noto come Bonus Ristrutturazioni, le spese per misure antisismiche, ma anche le spese per le quali è possibile fruire di Super Bonus, Bonus Facciate e Bonus Verde.

Cosa si può detrarre nel 730/2024?

Nel modello 730/2024 sono detraibili numerose spese, quali ad esempio: spese mediche/sanitarie, spese veterinarie, spese sportive, spese scolastiche ed universitarie, spese per i figli a carico, spese per l’affitto o per lavori di ristrutturazione e tanto altro.

Come mettere in detrazione le spese di ristrutturazione?

Per mettere in detrazione le spese di ristrutturazione è necessario che nella dichiarazione dei redditi vengano indicati i dati catastali relativi all’immobile e, se i lavori sono condotti dal detentore, anche i dati dell’atto di registrazione necessari per il controllo della detrazione.

Fonte: Idealista.it